Aule Atemporali, Prima del Tempo – Dopo il Tempo
Somma tra le Valië, Yavanna è, tra gli Ainur una dei più amati dai Figli di Ilùvatar, che a lei si rivolgono come Regina del Mondo, Portatrice dei Frutti e Signora di tutte le cose che crescono dal terreno.
La sua storia comincia nella mente di Eru, prima del tempo, quando l’Uno generò i suoi figli e li spinse a prendere parte a una grande composizione musicale, sviluppata a partire da un tema da lui stesso proposto. E già durante l’Ainulindalë Yavanna mostrò le proprie predilezioni, cantando di alti rami e radici profonde, capaci di di raggiungere l’acqua immaginata da Ulmo e di toccare le nuvole cantate da Manwë. E proprio lì, nell’alto degli alberi, aquile dalle grandi ali facevano il nido, scendendo a dissetarsi lungo i fiumi che volgevano al mare.

E parve che nel suo canto nuovi suoni sorgessero, quasi emessi da alberi già capaci di parlare con voce propria. Questa, raccontano gli Elfi, è stato il momento in cui i Pastori degli Alberi, che saranno poi chiamati Ent, sono entrati a far parte del grande disegno di Ilùvatar.
Ma in verità, tutti gli esseri viventi che crescono o che respirano furono sbocciarono quel giorno dalla mente e dalla voce di Yavanna. E fu così ch’ella, innamoratasi delle proprie creature, scelse di scendere in Arda insieme a molti dei propri fratelli. Qui ella appariva come un’alta creatura di sesso femminile, e vestiva di verde. Il nome con cui poi fu nota nel mondo è un termine Quenya che significa “Donatrice di Frutti”, da yávë (“frutto”) e anna (“dono”).
Subito Yavanna si dedicò alla realizzazione della propria visione, piantando i primi semi di Arda e vedendo gli olvar (le piante) e i kelvar (gli animali) cominciare a popolare il mondo alla luce delle lampade.
Ma Melkor aveva altri piani, e incessantemente si impegnava per corrompere le opere degli altri Ainur, frantumando Ormal e Illuin e mettendo fine alla Primavera di Arda.
Fu allora che i Valar scelsero uno dei continenti che vennero creati dalla distruzione del mondo, a occidente, per farne la propria dimora. E qui risiedettero intorno al grande colle di Ezellohar, dove Yavanna soleva sedere, cantando agli altri Valar delle bellezze del mondo che ora riposavano nell’ombra, e di una luce che potesse farle risvegliarle.

E si racconta che proprio il suo canto, accompagnato dalle lacrime di Nienna nel terreno, permisero la nascita di due meravigliosi virgulti, che sarebbero diventati grandi e forti. Erano questi Telperion e Laurelin, gli Alberi della Luce che illuminarono Valinor per molti anni a venire, dopo la venuta degli Elfi e il loro trasferimento, fino alla liberazione di Melkor e al suo definitivo tradimento.
Fu durante la prigionia di Morgoth che Aulë, marito di Yavanna fin da prima della loro discesa in Arda, concepì una propria interpretazione dei figli di Ilùvatar, e creò nel suo laboratorio i Padri dei Nani, che Eru accolse come propri, e a cui donò la vita. Allora Yavanna si rivolse al Padre, temendo che i figli di Ilùvatar e i figli di Aulë, insieme, avrebbero arrecato danno e morte alle sue creature. E allora Eru si rivolse a lei, e le ricordo della melodia che aveva cantato durante la Musica degli Ainur, risvegliando i Pastori degli Alberi, a guardia di tutti gli alberi e le piante.
Durante la permanenza dei Noldor a Valinor, Yavanna donò loro un’immagine di Telperion, Galathilion, che verrà conservato nella Corte posta alla Mindon. Fu da questo primo pollone che derivarono l’albero bianco di Tol Eressëa, di Nùmenor e infine di Minas Anor, di cui Aragorn Elessar, quando divenne Re di Gondor, piantò un nuovo seme nel Cortile dei Re.
Dopo la distruzione dei due Alberi, Yavanna era costernata al pari di tutti, Valar ed Elfi presenti. E osservò gli Alberi più da vicino, percependo la residua vita che li abbandonava. Si rivolse allora ai presenti, dicendo che sarebbe stata in grado di salvarli se avesse potuto utilizzare la luce dei Silmaril per curarli, perché non era in grado di crearla nuovamente come fatto la prima volta quando Arda era giovane. Ma Fëanor, che ancora non sapeva ch’essi erano stati trafugati, e suo padre Finwë ucciso sulla porta della sua casa, rifiutò sdegnosamente.
Fu così che Yavanna dovette applicare le proprie arti, pulendo le ferite con le lacrime di Nienna e cercando di far defluire il nero umore con cui Ungoliant le aveva corrotte. E gli Alberi, nell’ultima scaturigine di vita, risposero: Telperion fece sbocciare un fiore argenteo, e Laurelin un frutto dorato, che Aulë prese per costruire i due vascelli che sarebbero poi diventati il Sole e la Luna.
Poco si racconta di Yavanna dopo la fuga dei Noldor da Valinor. Ma gli Uomini raccontano che fu lei a rendere Nùmenor la più bella e la più ricca delle terre mortali, riempiendo le sue valli di alberi e animali.
Su un frammento delle antiche saghe sorte dopo l’arrivo degli Istari nella Terra di Mezzo ella è nuovamente citata tra i Valar presenti a Valinor durante la riunione riguardante le decisioni da prendere in merito agli Uomini e agli Elfi ancora all’Est, esposti al giogo di Sauron. E si racconta che Yavanna volle inserire nel novero dei cinque emissari anche uno che amasse le sue creature, pregando Curumo, che fu scelto dal marito Aulë, di prenderlo come compagno.
Era costui Aiwendil, che nella Terra di Mezzo fu chiamato Radagast il Bruno e sempre protesse, durante la sua permanenza, la flora e la fauna amate dalla sua Signora.