Tre Anelli, immagine Dall-E

Vilya, Nenya e Narya, gli Anelli degli Elfi

Eregion, c.a. 1.590 S.E. – Conservati in Valinor

 

“Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende..”. Così comincia una delle più celebri poesie tramandate dalle antiche saghe e divenuta molto famosa durante i grandi anni della fine della Terza Era, quando i destini a lungo obliati dei 19 anelli posseduti dalle tre razze parlanti di Arda, e dell’Unico creato per controllarli tutti, non si sciolsero con la distruzione di quest’ultimo tra le fiamme dell’Orodruin, nella Terra di Mordor, “ove calano le ombre”.

 

Quest’oggi ci concentreremo sui tre anelli più famosi: Vilya, Nenya e Narya, destinati a essere portati da grandi Signori degli Elfi, che ambivano attraverso di essi a rendere le proprie dimore nella Terra di Mezzo belle ed eterne quanto Valinor, e a contrastare la decadenza che è naturale destino di un mondo mortale.

Proprio per la portata che ha avuto per gli eventi della Seconda e della Terza Era del Mondo, la storia della creazione dei tre Anelli è già nota ai più.

 

Fu intorno all’anno 1200 della Seconda Era che Sauron, fuoriuscito dagli oscuri rifugi dell’Est nei quali si era nascosto dopo essersi sottratto a Eonwë e al preconizzato giudizio dei Valar, cominciò a concepire nuovi progetti riguardanti la Terra di Mezzo, ch’egli intendeva dominare dicendosi che, se qui era costretto a vivere, l’avrebbe resa bella quanto Valinor stessa. E si dice che inizialmente non lo fece per doppiezza, ma spinto da un sincero legame verso le terre ove s’era fatto carne nel lungo periodo di servitù verso Melkor. Ma presto l’amore si tramutò in desiderio, e il desiderio in volontà di possesso. Ed Egli s’avvide che, all’infuori di Nùmenor, gli Uomini erano deboli e facilmente dominabili, senza contare che molti di essi erano discendenti di popoli che già durante la Prima Era erano stati facilmente dominati da Morgoth Bauglir, contribuendo non poco al suo dominio del Beleriand.

Gli Elfi, si andava ripetendo, erano l’unico popolo che si frapponeva tra lui e il potere su ciò che si stendeva al di qua del Grande Mare. E così, si risolse che l’unico modo per ottenere ciò che voleva era corrompere gli eredi dei Noldor della Terra di Mezzo.

 

Si palliò del sembiante più bello che potesse trovare, e si presentò ai grandi tra gli Elfi con lo scopo di venire da essi accolto. Non riuscì ad avvicinarsi a Gil-galad ed Elrond, che non furono soggiogati dal suo aspetto e dalle sue parole suadenti, né a Galadriel, che forse già sospettava la sua vera natura.

Più fortuna ebbe con gli Elfi della Gwaith-i-Mírdain di Eregion che al seguito del loro capo Celebrimbor, nipote di Fëanor, desideravano avere le stesse gioie nella Terra di Mezzo degli Elfi che, ricevuto il perdono dei Valar, erano tornati a Valinor.

Sauron si presentò loro come “Annatar”, il Signore de Doni, e lasciò intendere di essere un emissario dei Valar – in questo modo anticipando di un’Era la venuta degli Istari. E tentò gli Elfi offrendo la conoscenza per trasformare la Terra di Mezzo nel più bel Reame di Arda. Tra i molti insegnamenti che trasmise, Annatar insegnò ai fabbri l’arte di creare Anelli, che avrebbero concesso agli Elfi che li indossavano determinati poteri. Inizialmente gli Elfi crearono alcuni anelli minori, esperimenti sulla strada del perfezionamento delle nuove arti ch’essi andavano coltivando. Fu intorno all’anno 1500 della Seconda Era che furono creati i primi 16 Grandi Anelli, che nei tristi secoli successivi divennero i 7, destinati ai signori dei Nani nelle loro rocche di pietra, e i 9 per gli Uomini mortali, “che la triste morte attende”.

Molti anni trascorse Annatar a Eregion, prima di essere certo che i propri disegni fossero ormai compiuti e giunto il tempo di ritorno nella propria terra, ch’egli aveva nel frattempo fortificato intorno al grande vulcano del Monte Fato. Durante la sua assenza, Celebrimbor volle nuovamente mettere alla prova le proprie conoscenze e realizzò, con il solo contributo del suo ingegno e della sua opera, Tre Anelli dal supremo potere, completandoli intorno all’anno 1590 della Seconda Era. E ad essi diede nome Narya, l’Anello del Fuoco, Nenya, l’Anello dell’Acqua, e Vilya, l’Anello dell’Aria.

 

Pochi anni trascorsero prima che Celembrimbor s’avvide del tradimento a cui era stato sottoposto da colui che aveva chiamato Annatar. Perché egli, nelle profondità del Monte Fato, aveva nel frattempo creato l’Unico, un oggetto dotato di un potere tale da dominare tutti gli altri perché in esso egli aveva infuso parte della sua stessa Forza Vitale, diventando con esso un tutt’uno d’incomparabile potenza. E non appena Sauron infilò l’Anello al dito, gli Elfi lo seppero, e capirono l’inganno che egli aveva tessuto loro.

 

E sebbene i tre Anelli degli Elfi non fossero stati corrotti da Sauron, pure erano legati all’Unico perché creati attraverso le tecniche che egli aveva trasmesso ai fabbri dell’Eregion. E per tema che ciò potesse causare danno al proprio popolo, Celebrimbor decise di nasconderli facendone dono ai tre Grandi Elfi che ancora risiedevano a Oriente, con l’accortezza di non usarli finché Sauron non fosse stato sconfitto, e l’Unico distrutto. Non è dato sapere, anche se lo si presuppone, se dopo la prima sconfitta di Sauron e la perdita dell’Unico essi siano stati usati. Riteniamo però che così sia stato, e che ciascuno di essi ebbe un ruolo nella conservazione dei tre luoghi della Terra di Mezzo ove ancora si preservava memoria degli antichi tempi: Mithlond, Imladris e Lòrien.

Ma veniamo ora alla Natura dei Tre Anelli. Una peculiarità ad essi comune, che li distingueva rispetto agli altri Anelli, era che essi non rendevano invisibile il Portatore, ma divenivano a loro volta invisibili una volta indossati, cosicché non potessero esser riconosciuti da sguardi indiscreti.

 

Narya era l’anello di Fuoco, d’oro con incastonato un rubino rosso. Si dice che il suo potere fosse la Resistenza, intesa come la capacità di infondere speranza e coraggio, di contrastare e di opporsi a tirannia, dominazione e fatica. Esso fu dato da Celebrimbor a Cìrdan il Marinaio, ch’era allora con ogni probabilità l’Elfo più anziano vivente nella Terra di Mezzo. E con lui rimase a Mithlond fino all’arrivo, intorno all’anno 1000 della Terza Era, di un viaggiatore proveniente dall’Occidente al di là dal mare, che gli Elfi chiamarono Mithrandir ma che Cìrdan comprese immediatamente essere un Maiar del Reame Beato. E a lui egli cedette Narya, così dicendo: “Prendi questo anello, perchè ardue saranno le tue fatiche; esso ti sarà d’aiuto nel corso delle tremende imprese che hai deciso di affrontare. Questo infatti è l’Anello di Fuoco e con esso potrai riscaldare i cuori di un mondo che diventa sempre più freddo”.

 

Nenya, il secondo anello, è chiamato Anello dell’Acqua o dell’Inflessibilità. È un anello di mithril con una pietra bianca incastonata, della quale si è persa memoria ma che si presuppone si trattasse di un diamante. In esso è racchiusa una luminosità pari a quella delle stelle, ma il suo potere è legato alla segretezza e alla preservazione. Celebrimbor ne fece dono a Galadriel, di cui si dice fosse innamorato sin da quando la conobbe in un tempo ormai obliato di là dal mare da cui entrambi giunsero. E con esso al dito, quando Sauron fu sconfitto per la prima volta, Galadriel protesse il bosco di Lothlòrien non dalle invasioni nemiche – non avendo l’Anello un potere militare in senso stretto – ma dallo stesso scorrere del tempo, che nella Terra di Mezzo scorreva più velocemente per gli Eldar. Infatti, con la partenza dell’Anello dopo la sconfitta di Sauron, anche Lòrien cominciò ad invecchiare. E ormai quasi spoglio lo trovò Arwen quando, nell’anno 121 della Quarta Era, vi si recò per addormentarsi un’ultima volta sulla collina di Cerin Amroth.

 

Vilya era il terzo Anello, l’Anello dell’Aria e si dice il più potente dei Tre. Esso fu dato da Celebrimbor a Ereinion Gil-Galad, Re Supremo dei Noldor nella Terra di Mezzo e principale comandante degli eserciti che si opponevano a Sauron. Era Vilya un anello d’oro con al centro incastonata un grande Zaffiro Blu, ma a differenza degli altri non è stato tramandato il suo potere – forse perché Elrond, che lo ereditò da Gil-Galad, custodì con ancora maggiore cura la sua esistenza fino all’avvenuta sconfitta di Sauron.

Si presuppone però che questo Anello potesse avere poteri di comando e indirizzo, permettendo alle persone di riconoscere il Portatore come un esempio da seguire, e una guida in tempi oscuri. Vi è anche chi ha speculato sul fatto ch’esso permetteva il controllo degli elementi – riferendosi alla capacità di Elrond di comandare le acque del Bruinen – ma ciò sembra più aver a che fare con le arti del Mezzelfo che con il potere dell’Anello. È però certo che esso contenesse poteri di preservazione come gli altri, e sicuramente la duratura pace di Imladris si deve in parte ad esso. Non ha invece riscontro la credenza ch’esso permettesse la preveggenza. Come detto, l’Anello fu donato da Celebrimbor a Gil-Galad e da questi, prima della propria morte nella Battaglia di Dagorlad – nella quale sfidò Sauron in singolar tenzone – ceduto a Elrond, che lo conservò per tutta la Terza Era.

 

Ma quando l’Anello di Sauron fu trascinato nella Voragine del Fato da Gollum, cessando di esistere, anche i Tre Anelli persero ogni potere, a segnalare che comunque – benché creati dal solo Celebrimbor – essi restarono fino alla fine assoggettati all’Unico. E tutti coloro che erano in presenza dei portatori se n’avvidero, perché essi non furono più nascosti ma cominciarono a brillare alle dita di Elrond, Galadriel e Gandalf.

E con i loro Portatori essi presero la via dell’Ovest, ultima vestigia rimasta dell’arte degli Eldar, e dei sortilegi di Sauron, ad Est del Grande Mare.

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