La Falce dei Valar
Ilmen, c.a. 1.000 A.A. – Splendente in cielo
Si racconta che in Valinor, prima della venuta degli Elfi e della cattività di Melkor, i Valar si interrogassero sul loro ruolo nell’attesa del risveglio dei Figli, e su come potessero predisporre Arda alla loro venuta nel modo più adeguato.
E si dice che durante uno dei Concili dei Valar Mandos prese la parola, e profetizzò la prossima venuta dei Figli Maggiori di Ilùvatar. E aggiunse che “I Priminati dovranno nascere nell’oscurità, e per prima cosa guarderanno in alto verso le stelle – e sempre si rivolgeranno a Varda nei momenti di necessità”.
E poiché questa profezia si rivolgeva direttamente a lei, a lungo Varda meditò sulle parole di Mandos. E giunse alla conclusione che suo era il compito di illuminare il cielo notturno, in modo che gli Elfi sapessero che i Valar vigilavano sulla loro sorte sin dal loro primo respiro. E così ella decise di creare nuove stelle portatrici di significato, unendo tra loro quelle già esistenti e ponendole come simboli nel cielo di Arda”.
Molte furono le costellazione che ella creò in quell’occasione: da Menelmacar il glorioso alla piccola Wilvarin, da Telumendil ad Anarrìma. Ma pochi tra i grandi disegni celesti tratteggiati da Varda rivaleggiano, per splendore e per l’amore che vi veniva rivolto dagli Eldar, con la Valacirca, la Falce dei Valar, che splende alta nel cielo settentrionale della Terra di Mezzo.
Sette stelle la componevano, e furono le ultime ad essere accese prima dell’ascesa di Eärendil e del Silmaril in Ilmen. E si racconta che fin dal risveglio a Cuivienèn gli Elfi seppero che era un simbolo di protezione e di sfida al Grande Nemico. Ma essa continuò a rappresentare un simbolo di speranza per gli Elfi e tutti i popoli liberi anche molti anni dopo la caduta di Melkor, oggetto di reverenza sia a Nùmenor, finché rimase fedele, e nei reami in esilio di Arnor e Gondor.
Due volte viene citata nelle cronache dei Grandi Anni alla fine della Terza Era. La prima quando si racconta che Bilbo Baggins, in avvicinamento a Pontelagolungo dopo la fuga dal Regno degli Elfi, vide la Valacirca brillare sopra il Nord, dove il Fiume Fluente si gettava nel lago. E la seconda volta 77 anni dopo, nel 3018, quando Frodo guardava fuori dalla finestra della stanza degli Hobbit al Puledro Impennato di Brea, e vide la Valacirca splendere alta sopra la collina. Si dice che gli Hobbit la chiamassero “rovo infuocato”, o “falce”, o ancora “carro”.
Poco invece ci è rimasto della tradizione dei Nani, ma c’è chi ipotizza che la costellazione chiamata “Corona di Durin”, vista da Gimli rifletta nel Mirlolago, possa essere la medesima.
Ma ancora per lunghi anni gli Eldar rimasti di qua dal mare, guardando verso l’alto, si rivolgeranno a Varda chiamandola Elbereth, alla maniera dei Sindar.
A Elbereth Gilthoniel
silivren penna míriel
o menel aglar elenath!
Na-chaered palan-díriel
o galadhremmin ennorath,
Fanuilos, le linnathon
nef aear, sí nef aearon!