Monte Fato, c.a 1.600 S.E. – Monte Fato, 3.019 T.E.

 

Uno per l’oscuro Sire chiuso nella Reggia tetra
Nella Terra di Mordor, ove l’ombra cupa scende.
Un anello per trovarli, un anello per domarli,
un anello per ghermirli e nel buio incatenarli.
Nella Terra di Mordor, ove l’Ombra nera scende.

Parte finale del Poema dell’Anello

 

L'iscrizione sull'Unico Anello
L’iscrizione sull’Unico Anello

 

Artefatto di sommo potere e insidie, simbolo del potere di Sauron Gorthaur sulla Terra di Mezzo eppur elemento centrale dell’inganno a lui teso dai Popoli Liberi, e della sua Caduta, L’Anello del Potere ha influenzato la storia di un’Era e mezza della Terra di Mezzo, la seconda e la terza, così come i Silmaril fecero nei Tempi Remoti.

 

Sauron, di Matt Rhodes

E molto vi è da dire su quest’Anello, che ha rappresentato l’artefatto più potente presente nella Terra di Mezzo durante la Terza Era e il solo che sappiamo essere stato creato da un Maia. Variamente chiamato Anello del Potere, Anello Dominante, Unico Anello o semplicemente l’Unico.

E questa unicità si rispecchia nelle sua caratteristiche e nell’effetto che aveva su coloro che non solo lo indossavano, ma semplicemente vi si approssimavano, gettando su di esso uno sguardo che solo attraverso una grande forza interiore poteva non tradire volontà di brama e possesso.

E per questo, nel corso dei Secoli, esso divenne il Flagello d’Isildur, il Fardello del Portatore, il Tesoro di Gollum, e arrivò infine a essere associato allo stesso futuro della Terra di Mezzo, diventando l’Anello del Destino.

 

Perché questa capacità di influenzare le scelte di coloro che lo incontravano rimane il primo e il più potente effetto dell’Unico Anello, che tanto impatto ebbe sulle vicende di Eldar, Uomini, Nani e Hobbit narrate dal Libro Rosso. E quindi, prima della storia, approfondiamone le peculiarità.

 

L’Anello aveva l’aspetto di un cerchio geometricamente perfetto d’oro puro; e, forse, anche questa perfezione e purezza, che celavano la sua Natura, facevano parte del suo fascino. A differenza degli Anelli degli Elfi e di altri anelli minori, non recava alcuna gemma. E si dice che tra le sue particolarità vi fosse la capacità di modificare le proprie dimensioni, espandendosi e contraendosi, per adattarsi al dito di chi lo indossava o per scivolare via da esso in modo subdolo.

La sua vera identità poteva essere rivelata attraverso una semplice prova, esponendo cioè l’anello al calore del fuoco. Ma questa sapienza era da lungo tempo andata perduta ai tempi della Guerra dell’Anello, e solo una lunga ricerca di Gandalf nelle profonde biblioteche di Minas Tirith ha fatto emergere la verità vergata sulla Pergamena di Isildur.

 

L’iscrizione sull’Unico Anello

E una volta esposto al fuoco, sottili e perfette linee di fiamma apparivano all’interno e all’esterno del cerchio, formando una scritta tristemente nota. Era infatti un’iscrizione in Tengwar, ma nella lingua Nera di Mordor che Sauron stesso aveva perfezionato. Ed era una frase nota perché, sin dalla seconda Era, tutti i Popoli Liberi conoscevano il potere di Sauron con il suo Anello al dito: “un anello per trovarli, un anello per domarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli”, che in Lingua Nera suonava

Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul,
ash nazg thrakatulûk, agh burzum-ishi krimpatul. 

 

Come ogni Grande Anello, la peculiarità dell’Unico era quella di aumentare i poteri del suo portatore, in una certa misura agendo contro lo scorrere naturale del tempo. Riducendo il decadimento fisico, l’invecchiamento, e probabilmente, come gli anelli elfici, anche la decadenza del mondo circostante.

Eppure l’Anello del Potere non rappresentava, come questi, uno strumento di conservazione dell’esistente, ma uno strumento di dominio e un catalizzatore del potere di colui che lo portava. E così il cambiamento impresso dall’Anello aveva sempre conseguenze negative, spingendo i portatori a comportamenti estremi, e a utilizzarlo a discapito di altri, esercitando dominanza e prevaricazione.

Qualora indossato da Sauron, o da chi disponesse del medesimo potere interiore, esso permetteva anche di comandare la volontà dei Portatori degli Anelli minori, come i Nazgûl. In questo senso, Frodo a Colle Vento fu attaccato dagli Spettri mentre indossava l’Anello, ma in teoria, se al suo posto vi fosse stato qualcuno capace di reclamare il possesso dell’Anello, egli avrebbe potuto controllarli, anche contro il loro precedente Padrone.

 

Ma c’è un altro aspetto da considerare: quando indossato da Uomini o Hobbit, vale a dire creature incapaci di vedere il Mondo non Visto – ove invece si potevano muovere Maiar ed Eldar – l’Anello aveva la capacità di rendere invisibile il portatore, ma al tempo stesso di trascinarlo all’interno di questo Mondo, ove inevitabilmente erano spiazzati dalla percezione di un mondo che mai avevano visto. Ed è possibile che, come avvenuto per gli Anelli degli Uomini, a lungo andare il ritorno nel Mondo Reale diventasse sempre più difficoltoso, fino a costringerli a una vita d’Ombra nel Mondo degli Spettri, non dissimili da un Nazgûl o da un fantasma.

 

L’Anello, come appare nella trilogia di Peter Jackson

Frodo sperimentò questa sensazione dopo essere stato colpito dal pugnale del Re Stregone a Colle Vento, quando il desiderio di infilare l’anello veniva raccontato come il crescere di un odio incontrollabile verso ciò che lo circondava. Come descritto nel Libro Rosso, iniziò lentamente a scivolare nel regno delle Ombre, ove ebbe modo di vedere anche la forma che un Grande Eldar rivestiva in quel contesto, quando vide “al di là dei Cavalieri esitanti sulla riva, una figura sfavillante di luce bianca, dietro la quale correvano piccole ombre che agitavano fiammelle rosse nella grigia foschia che si stava diffondendo”. Erano costoro Glorfindel e gli Hobbit che reggevano le torce, come poi spiegato da Gandalf: “Per un attimo l’hai intravisto com’è nell’altro mondo: uno dei potenti fra i Priminati. È un Signore Elfico di una casata principesca.

 

Questo effetto deriva probabilmente dal fatto che Sauron, per creare un Anello capace di dominare tutte le razze parlanti, ha dovuto istillarvi parte del suo potere, della sua forza e della sua stessa essenza, tanto che, pur mantenendo capacità superiori a Uomini ed Eldar, l’esistenza del Signore Oscuro ne risultò inevitabilmente dipendente.

 

Un altro effetto collegato a questa caratteristica era il fatto che l’Anello tendeva a corrompere, lentamente ma inesorabilmente, colui che lo portava, a prescindere dalle intenzioni con cui lo aveva indossato. Non riteniamo che questo sia una peculiarità voluta, perché è improbabile che Sauron avesse concepito l’Anello come qualcosa che poteva essere preso da altri che lui. Ma probabilmente, l’indole tentatrice e prevaricatrice del Maia era ormai entrata a far parte della natura dell’Anello stesso, che condizionava le percezioni e perfino i ragionamenti del Portatore. Una parte fondamentale dell’inganno era l’illusione che infondeva nelle menti con visioni di potere assoluto. Per questo motivo, i Saggi – come Gandalf, Elrond e Galadriel – rifiutarono di usarlo per difendersi o, peggio, per attaccare Sauron. Avrebbero forse potuto in quel modo sconfiggerlo, ma avrebbero finito per sostituirsi a lui, corrompersi e inevitabilmente cadere.

Su questo aspetto abbiamo le stesse parole di J.R.R. Tolkien, che introducendo il Libro Rosso che aveva tradotto e rinominato Il Signore degli Anelli, raccontò cosa sarebbe potuto accadere se l’Anello fosse stato usato contro Sauron: i Popoli Liberi avrebbero certamente sopraffatto Sauron e occupato Mordor. Ma l’ormai avvenuta caduta di Saruman, che in quel caso sarebbe rimasta nascosta, poiché i Saggi avrebbero fatto esattamente quello ch’egli voleva, lo avrebbe spinto ad approfondire ancora di più la Storia dell’Unico, fino a quando egli non sarebbe stato in grado di creare a sua volta un nuovo Anello, con cui avrebbe presto o tardi sfidato il nuovo Signore degli Anelli.

 

D’altro canto, pare che gli Hobbit, per la purezza del loro cuore e la loro umiltà, fossero i più adatti a resistere al fascino dell’Anello; ed è per questo che Frodo e Bilbo riuscirono a portarlo per lunghi anni senza subire effetti devastanti. Forse perché, nell’immaginario degli Hobbit, anche questa volontà di dominio veniva applicata a cose molto più mondane e fiabesche: quando Sam lo indossò, nella sua mente nacquero visioni di sé come un grande eroe che, con spada fiammeggiante, guidava un esercito alla conquista di Barad-dûr, mentre la terra nera di Gorgoroth si tramutava in giardino fiorito. Il primo passo, forse, per introdursi nella sua mente attraverso concetti e immagini che capiva e apprezzava. Ma Sam respinse queste visioni.

In ogni caso anche Sméagol, pur avendo portato l’Anello per cinquecento anni, venendo sì consumato dal potere del “Tesoro” ed essendo da esso completamente soggiogato, non si era tramutato in uno Spettro.

 

Infine, prima di passare alla Storia dell’Anello, da tutti ben conosciuta e dunque trattata per sommi capi, un ultimo aspetto. Esiste infatti un’unica creatura, documentata dalle cronache, sulla quale l’Anello non sembra abbia mai avuto effetto di sorta. Stiamo naturalmente parlando di Tom Bombadil, che non solo non era attratto dall’Anello, ma lo trattava come un ninnolo qualsiasi, e a detta di Gandalf, se lo avesse tenuto lui, se lo sarebbe prima o poi dimenticato da qualche parte.

È evidente che la mancata influenza dell’Anello abbia molto a che fare con la natura stessa di Tom, che abbiamo trattato nell’articolo dedicato. In questa sede, ci limitiamo a sottolineare che solo due ipotesi giustificano l’indifferenza di Tom: che egli sia uno Spirito del Mondo, più antico e più potente di qualunque artefatto costruito su Arda, foss’anche da un Maia. O che Egli sia uno spirito di ordine ancora superiore rispetto agli Ainur, e dunque Eru Ilùvatar stesso. Ma, come altrove sottolineato, propendiamo per la prima ipotesi.

 

Molto ancora vi sarebbe da dire sull’Anello, ma lo rimandiamo a una futura e dedicata occasione su queste pagine. Di seguito un breve resoconto della Storia dell’Anello dalla sua creazione alla sua distruzione.

 

La sua Storia è cominciata nella Voragine del Fato intorno al 1600 della Seconda Era.

La forgiatura dell’Unico, di Ted Nasmith

Durante la Seconda Era, il Signore Oscuro Sauron persuase Celebrimbor e il suo popolo, i fabbri elfici di Eregion, a forgiare gli Anelli del Potere. Segretamente, Sauron tornò all’Orodruin e vi forgiò l’Unico Anello nel suo fuoco. Fu creato come l’Anello Supremo, l’Unico Anello destinato a controllare tutti gli altri e, attraverso di essi, a dominare i loro portatori. Sauron riversò gran parte della sua volontà e del suo potere nell’Anello. Così, raggiungeva la massima potenza quando lo indossava; e sebbene il suo potere non si esaurisse del tutto senza il possesso dell’Anello, avrebbe perso la capacità di assumere una forma fisica qualora fosse stato distrutto.

Quando Celebrimbor e gli altri portatori degli Anelli scoprirono il tradimento di Sauron, se li tolsero, perché indossandoli egli era in grado di sapere dove si trovassero, e mossero guerra contro di lui. Questo conflitto, la Guerra tra Elfi e Sauron, distrusse Eregion e devastò gran parte dell’Eriador. Sauron vinse e riuscì a reclamare tutti gli Anelli del Potere (eccetto i Tre), distribuendoli agli altri popoli liberi. Durante l’epoca conosciuta come gli Anni Oscuri, Sauron divenne padrone di quasi tutta la Terra di

 

Il potere dell’Anello consentiva a Sauron di legarlo a molte delle sue opere, come Barad-dûr. Grazie all’influenza dell’Unico, controllava i Nove Anelli donati a nove Uomini mortali, che furono corrotti e trasformati nei Nazgûl, i suoi servitori principali. Tuttavia, non riuscì a dominare i Sette Anelli dei Signori dei Nani, a causa della loro natura più robusta e della naturale resistenza al controllo altrui—gli Anelli aumentarono invece l’avidità dei Nani.

L’ascesa di Sauron offese gli arroganti Númenóreani, che lo attaccarono con grande potenza militare. Le forze di Sauron si ritirarono di fronte all’assalto, e Sauron si rese conto che non poteva sconfiggere i Númenóreani con la forza. Si lasciò quindi prendere in ostaggio e condurre a Númenor dal re Ar-Pharazôn. Lì, da prigioniero, divenne presto consigliere del sovrano. Il re non sapeva nulla dell’Anello e della sua importanza, e così Sauron poté facilmente corrompere la mente di molti Númenóreani grazie al suo potere, convincendo infine il re a ribellarsi ai Valar. Questo portò alla Caduta di Númenor. Sauron fu annientato nella distruzione, e il suo spirito, ancora legato all’Anello, fuggì a Mordor, dove ricominciò lentamente a ricostruire la sua forza.

Quando i Fedeli di Númenor fondarono i Regni in Esilio, Sauron lanciò un’offensiva contro Gondor; gli Elfi e i Númenóreani formarono l’Ultima Alleanza contro Sauron, che fu sconfitto da Elendil e Gil-galad. Il principe Isildur tagliò l’Anello dal dito di Sauron e lo prese per sé.

 

L’Anello si è mosso, di Anke Eißmann

Isildur fu corrotto dal suo grande desiderio per l’Anello e lo prese per sé – “ne voglio fare un guidrigildo in memoria di mio padre e mio fratello“, disse a Elrond – invece di distruggerlo come avrebbe dovuto fare. Sebbene l’avesse ottenuto “con grande dolore”, Isildur considerava l’Anello un preziosissimo cimelio della sua casata, e ne documentò le proprietà in una pergamena scritta a Minas Tirith. Lo tenne segreto persino ai suoi figli, tranne che al suo erede Elendur, in cui riponeva la massima fiducia.

Durante il viaggio di ritorno verso Arnor, indossava l’Anello appeso al collo quando la sua compagnia fu attaccata da un gruppo di Orchi, nel disastro dei Campi Iridati. Isildur si gettò nel fiume Iridato per fuggire, ma l’Anello lo tradì e, nel tentativo di tornare al suo padrone, gli scivolò dal dito. Quando Isildur uscì dall’acqua fu rivelato agli Orchi, che lo colpirono a morte. Sebbene tutto questo fosse parte del tentativo dell’Anello di ritornare da Sauron, gli Orchi non lo trovarono: l’Anello era scomparso nelle acque del fiume. Il vero destino dell’Unico Anello rimase ignoto per molti anni. A Nord, divenne noto come “Il Flagello di Isildur” per il ruolo che ebbe nella sua morte.

 

L’Anello rimase nascosto nel letto del fiume per oltre due millenni, nonostante i numerosi tentativi di Saruman di localizzarlo, finché non fu scoperto durante una battuta di pesca da uno Sturoi di nome Déagol. Ancora una volta, l’influsso malvagio dell’Anello si manifestò, corrompendo l’amico e parente di Déagol, Sméagol, che lo uccise e si impossessò dell’Anello.

Nel corso dei secoli, Sméagol fu trasformato dal potere dell’Anello nella creatura chiamata Gollum. L’Anello manipolò Gollum spingendolo a rifugiarsi nelle Montagne Nebbiose. Egli non lasciava mai la sua caverna, se non per nutrirsi, e così l’Anello rimase con lui per secoli.

Cinque secoli dopo, nella Terza Era, quando il “Negromante” si ridestò a Bosco Atro, diffondendo i suoi pensieri oscuri, l’Anello – desideroso di essere trovato da un nuovo possessore per tornare al suo padrone – scivolò via dal dito di Gollum mentre stava rientrando da una battuta di caccia contro un Goblin.

 

Indovinelli, di Darrel K. Sweet

L’Anello fu scoperto poche ore dopo da un hobbit, Bilbo Baggins, che si era separato dalla sua compagnia di Nani e si era perso nelle caverne delle Montagne Nebbiose, vicino al rifugio di Gollum. Dopo aver perso il gioco degli indovinelli contro Bilbo, Gollum si allontanò di nascosto per andare a prendere il suo “Tesoro”, con l’intento di uccidere Bilbo e mangiarlo. Ma quando giunse alla sua isola, scoprì che l’Anello era scomparso e lanciò un urlo terribile. Deducendo dall’ultima domanda di Bilbo – “Che cosa ho in tasca?” – che l’hobbit lo aveva preso, Gollum lo inseguì per le caverne, ignaro del fatto che Bilbo aveva scoperto il potere dell’Anello di renderlo invisibile, e lo stava seguendo di nascosto verso l’uscita. Bilbo riuscì a sfuggire a Gollum e agli Orchi che abitavano le Montagne Nebbiose restando invisibile (anche se perse alcuni dei suoi bei bottoni d’ottone).

Quando raccontò la storia ai Nani e a Gandalf, tuttavia, Bilbo omise la parte dell’Anello. Ma sapeva che Gandalf sospettava la presenza di un Anello magico. Più avanti fu costretto a raccontare ai Nani dell’Anello, per salvare la loro vita e proseguire il viaggio verso Erebor.

Gollum, nel frattempo, abbandonò infine le Montagne Nebbiose per inseguire e riprendersi l’Anello. Vagò per decenni, finché non fu catturato e interrogato dallo stesso Sauron, al quale rivelò l’esistenza di Bilbo e della Contea.

 

Nel 3001 della Terza Era, seguendo il consiglio di Gandalf, Bilbo donò l’Anello a suo nipote e figlio adottivo Frodo. Questo fu il primo atto di rinuncia volontaria all’Anello nella sua intera storia, e da esso ebbe inizio la catena di eventi che avrebbe infine condotto alla sua distruzione.

 

L’Anello, di Nia Kovalevski

Gandalf, insospettito dall’effetto che l’Anello aveva avuto su Bilbo, si recò a Minas Tirith, dove ritrovò il racconto perduto di Isildur sull’Anello, smarrito sin dalla sua morte. Tornato a Hobbiville, Gandalf mise l’Anello di Frodo nel fuoco, e le lettere descritte da Isildur apparvero su di esso, confermando i suoi timori.

Nel frattempo, Sauron aveva iniziato a riacquistare il proprio potere, e la Torre Oscura in Mordor era stata ricostruita. La Guerra dell’Anello era cominciata. Gandalf esortò Frodo a portare l’Anello a Gran Burrone, dove i Saggi avrebbero deciso il da farsi. Malgrado gli ammonimenti di Gandalf, Frodo indossò l’Anello più volte durante il viaggio. Sulla Collina del Vento, cedette alla tentazione per sfuggire agli Spettri dell’Anello, rendendosi però visibile a loro e subendo una ferita da un pugnale Morgul.

 

Per impedire che l’Anello fosse catturato, Frodo partì da Gran Burrone con otto compagni, in un’impresa che li avrebbe condotti a Mordor, con l’intento di distruggere l’Anello tra i fuochi del Monte Fato. Ma lungo il cammino, Frodo divenne via via più vulnerabile al potere dell’Anello, temendo di essere da esso corrotto. Così decise di proseguire da solo, con solo Sam al suo fianco. Ma quando si avvidero che Gollum li seguiva, lo “addomesticarono” e lo costrinsero a guidarli verso Mordor. Frodo cominciò a sentire un legame con quella creatura misera e infida, quasi vedesse in Gollum un riflesso del proprio possibile destino: e salvare Gollum pareva, in qualche modo, un modo per salvare sé stesso.

 

Ma Gollum cedette di nuovo al richiamo dell’Anello e li tradì, conducendoli alla tana del ragno Shelob, che ferì Frodo con il suo pungiglione. Credendolo morto, Sam prese su di sé l’Anello per breve tempo, percependone il potere, ma non ne fu soggiogato.

L’Unico Anello, di Michele Mantoani

Sam riuscì a salvare Frodo, prigioniero degli Orchi nella Torre di Cirith Ungol, e gli restituì l’Anello. Ma temeva che il peso di quel fardello fosse ormai troppo per lui, e non si sbagliava. Giunti infine alla Voragine del Fato, seguiti da Gollum, Frodo cedette all’Anello e lo rivendicò per sé, indossandolo anziché distruggerlo: “Frodo I, il Signore dell’Anello” si dichiarò all’interno del Sammath Naur, nel cuore del Regno di Sauron il Grande che l’aveva forgiato. Ma Gollum, vedendo le orme invisibili di Frodo, si scagliò su di lui e gli morse il dito, staccandolo e riottenendo così il suo “Tesoro” perduto. Esultò per la riconquista, ma inciampò e cadde nel fuoco con l’Anello in mano, portando così alla sua distruzione.

 

E con la fine dell’Anello, lo spirito di Sauron fu scacciato per sempre dalla sua forma nel mondo, le sue forze persero la volontà di combattere e le opere costruite grazie al suo potere crollarono: Barad-dûr cadde, e con essa il Cancello Nero.

 

Con la fine dell’Anello, finì la Terza Era del Mondo, e si inaugurò l’epoca del Dominio degli Uomini sulla Terra di Mezzo.

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