(?), Prima del Tempo – Morenorë (?), dopo la Seconda Era
Le origini di Ungoliant si perdono nell’Oscurità prima del Tempo, e neanche i Valar, a quanto riportano i saggi, sanno quale sia la sua vera natura. Spirito primordiale nelle cronache umane si racconta che emerse dall’Oscurità di Arda, ma alcuni sostengono possa essersi calata nel mondo dal Vuoto Atemporale immediatamente dopo la creazione. Chi, poi, rifiuta di accettare l’esistenza di creature non direttamente generate da Eru Ilùvatar, arriva perfino a sostenere che possa essere un Maiar che, nelle lunghe ere di solitudine nel buio di Avathar, abbia dimenticato la sua stessa origine.
Quello che è certo è che nel mondo assunse la forma di un gigantesco ragno, la cui tela era tenebra e il cui veleno era l’opposto stesso della vita. Il suo stesso nome, Ungoliant o Ungwë Lianti in precedenti tradizioni, ha cambiato più volte significato, ma sembra che le due traduzioni alternative possano significare “Tessitenebra” o “Ragno che intrappola”.
Nei primi anni dalla creazione, dopo la caduta di Illuin e Ormal, le lampade dei Valar, si dice che si annidò nella Terra di Mezzo.
Quando Melkor fu sconfitto la prima volta e imprigionato nelle aule di Mandos, Ungoliant riuscì a sfuggire ai cacciatori di Oromë e a trovare rifugio nella terra di Avathar, nel sud del continente di Aman, dove si creò la tana tra le falde del monte Hyarmentir, facendo della regione un coacervo di tenebra e orrori.

Anni innumerevoli trascorsero nel buio. Alcuni sostengono che fu in questo periodo che assunse la forma di un gigantesco ragno, cibandosi della luce ovunque la trovasse e costruendo la sua oscura tela con l’energia raccolta.
Quando Melkor (o forse dovremmo dire Morgoth) tornò libero e cominciò a meditare la propria vendetta, scelse proprio Ungoliant come alleato. Il ragno temeva la collera dei Valar, ma la possibilità di dissetarsi con la luce degli Alberi di Valinor, la fonte di luce più pura di Arda, alfine vinse le sue preoccupazioni, insieme alla promessa di Melkor di ringraziarla concedendole a piene mani ciò che avrebbero rubato, per saziare la sua fame.
Ungoliant intessè una nube di tenebra intorno a se stessa e a Morgoth, e insieme corsero giù da Formenos, dove Melkor avevo ucciso Finwë e sottratto i Silmaril, fino ad Ezellohar, la collina su cui splendevano Telperion e Laurelin. E quivi, Ungoliant avvelenò gli alberi, e avvicinò il proprio becco ai pozzi di Varda, svuotandoli completamente.
I Valar, radunati con gli elfi per i festeggiamenti su Taniquetil, si lanciarono all’inseguimento, ma né Tulkas né Oromë poterono rintracciarli a causa della nera oscurità che Ungoliant si lasciava alle spalle.
E intanto, pasciuta dalla forza degli Alberi stessi, Ungoliant cresceva a dismisura, diventando così grande da mettere in soggezione perfino “colui che si eleva in possanza”. Giunti sulla Terra di Mezzo, nel luogo che da lì a poco sarà chiamato Lammoth, Ungoliant pretese il dono concesso da Melkor: e lui gli diede tutto ciò che teneva nella mano sinistra, perché nella destra stringeva i Silmaril. E quando Ungoliant gli ricordò la promessa di darle il bottino a piene mani, Morgoth rifiutò.

E Ungoliant, ormai talmente grande che lo stesso Melkor non era che un piccolo insetto al suo confronto, aggredì il proprio ex alleato, cercando di intrappolarlo nella sua ragnatela di tenebra. Fu allora che Morgoth emise un grido di dolore così forte da penetrare nelle profondità stesse di Angband, dove ancora rimanevano, in stato di ibernazione, i Balrog e molti altri servi dell’Oscuro Signore. Quel grido continuò a essere udibile in quella regione fino alla fine della Prima Era e all’affondamento del Beleriand, ed è per questo che fu poi nominata Lammoth, “Grande Eco”, dagli Elfi.
I Balrog, richiamati dalle profondità di Angband, giunsero in forze al seguito di Gothmog per liberare il proprio Signore, mettendo Ungoliant in fuga senza la seconda metà del proprio premio.
Dalle sponde del Grande Mare, il ragno fuggì a est, nascondendosi negli oscuri recessi di quella che da quel giorno in poi sarà chiamata Nan Dungortheb, Valle della Terribile Morte.
Qui Ungoliant si accoppiò con i grandi ragni che infestavano le valli e generò una progenie maledetta che per molti secoli continuò a terrorizzare il mondo. L’ultima dei suoi figli a essere nominata nelle cronache è Shelob, colei che si costruì la tana sulle pendici dei monti di Mordor e che, allettata da Gollum, aggredì il portatore dell’Anello nelle gallerie vicino a Cirith Ungol.
Alcuni raccontano che Ungoliant, alla caduta del Beleriand, sì paludò di un nero manto di tenebra e fuggì a sud della Terra di Mezzo, nell’oscuro continente di Morenorë dove continuò ad affliggere le creature che si avventuravano nei suoi paraggi.
Ma l’oscurità è vorace e insaziabile.
Per questo tra gli Uomini, quando ormai solo le antiche cronache testimoniavano ancora della sua esistenza, e anche del regno di Re Elessar rimaneva un lontano ricordo, si tramandava la leggenda che un giorno, spinta dalla propria atavica fame, Ungoliant abbia finito per divorare se stessa, fino a che di lei non rimase altro che tenebra nella tenebra.