Tom Bombadil, di Anke Eißmann

Tom Bombadil

?, Nascita di Arda – ?, Fine di Arda (?)

 

In molti hanno cercato, compulsando le storie degli Antichi Tempi, di dare una spiegazione alla figura per certi versi più enigmatica tra quelle che hanno popolato Arda. Eppure, Tom Bombadil è stato in grado di sfuggire ad ogni definizione.

 

Egli vive con sua moglie Baccador ai margini della Vecchia Foresta, in quella zona della Terra di Mezzo che, nella Terza Era, confinava a Ovest con la Terra di Buck. Ma così impervi e oscuri erano i sentieri che attraversavano la Foresta, che ben pochi visitatori riuscivano a raggiungere la sua casa, e ancora meno a incontrarlo.

 

Tom Bombadil, di Abe Papakhian

Ma tale era la sua nomea, che tutti i Popoli Liberi avevano una qualche forma di conoscenza della sua esistenza: Elfi e Dùnedain lo chiamavano Iarwain Ben-Adar, traducibile come “Giovane e Vecchio, Senza Padre”; gli Uomini del Nord, da cui discendono i Rohirrim, raccontano vecchie storie in cui il suo nome è Orald; e gli stessi Nani, che forse lo incontrarono in tempi ormai obliati quando il Beleriand era ancora giovane, si riferiscono a lui come Forn, “colui che appartiene ai tempi passati”.

 

La vera natura di Tom è tuttavia apparentemente inesplicabile: egli si presenta come un Uomo, ma dai modi, gli atteggiamenti e il potere imparagonabili a quelli dei Figli di Ilùvatar. Così egli è descritto nel Libro Rosso: “Frodo e Sam ascoltavano come fossero incantati. Il vento si calmò: le foglie pendevano tranquille sui rami rigidi. Udirono un altro breve brano di canzone e poi all’improvviso apparve, saltellante e danzante sopra i rovi lungo il sentiero, un vecchio cappello malconcio con un alto cocuzzolo e una larga piuma blu infilata nella fascia. Con un altro salto e un altro balzo apparve alla loro vista un uomo, o comunque un personaggio che somigliava molto ad un uomo. Era troppo grande e pesante per essere un Hobbit, anche se forse non alto quanto uno della Gente Alta. Aveva una lunga barba castana, e gli occhi azzurri e luminosi brillavano in un viso rosso come un pomodoro maturo, ma increspato da centinaia di rughe ridenti. Su una grande foglia, che teneva in mano come fosse un vassoio, eran disposti a mucchio candidi gigli.”

 

Ma a fronte di questa apparenza quasi burlesca, Tom Bombadil si dimostra un uomo di grande potere, Signore della Vecchia Foresta e di tutte le creature, d’indole buona o meno, che abitano al suo interno o nei dintorni. È in grado di comandare al Vecchio Uomo Salice di non aggredire gli Hobbit, e di allontanare gli Spettri dei Tumuli con un semplice comando della sua voce musicale.

E, più di ogni altra cosa, egli non è minimamente soggiogato dal potere dell’Unico Anello, che tratta come un gingillo qualunque quando Frodo glielo mostra, nella sua casa della Vecchia Foresta. Che ciò dipenda dal fatto ch’egli è un essere più antico e più puro d’ogni altro su Arda, vi sono pochi dubbi. Ma il fatto ch’egli non venisse avvinto dal Potere di un oggetto capace di corrompere anche Maia potenti come Curunìr, ci lascia forse intendere che vi sia molto altro dietro il suo aspetto, sotto il suo cappello piumato e al di là dei suoi stivali gialli.

Tanto che alcuni, forse vergognandosi un poco per il paragone, hanno pensato ch’egli fosse Ilùvatar stesso, capace di assumere questa forma per vivere con le proprie creature nel mondo che ha voluto creare. Ci pare però, che vi siano molte ragioni per non essere di questo avviso.

 

Lo stesso Gandalf, durante il Consiglio di Elrond, afferma che Tom è estremamente potente, ma che le sue capacità sono limitate alla Vecchia Foresta e al suo circondario, poiché egli è profondamente legato ai luoghi dove risiede. E che, se Sauron avesse riacquisito il proprio anello, nemmeno lui avrebbe potuto opporsi, sempre che la cosa gli interessasse. In un altro passo, infatti, Gandalf afferma ch’egli avrebbe anche potuto accettare di tenere l’anello con sé per nasconderlo, ma che avrebbe finito per dimenticarsene e addirittura per perderlo, tanto ridotto era il suo interesse per questo genere di oggetti.

 

Egli ha dichiarato agli Hobbit di esistere fin dall’alba dei tempi, quando tutte le cose erano appena nate e la primissima pioggia era caduta e le prime gocce di rugiada si erano formate sulla primissima erba. Tom fu

Tom Bombadil, di Giuliano G. Alves
Tom Bombadil, di Giuliano G. Alves

testimone del Risveglio degli Elfi e del loro Grande Viaggio verso Aman, così come fu testimone del ritorno dei Noldor nel Beleriand e delle guerre contro Morgoth che devastarono la Terra di Mezzo. Tuttavia né Tom né Baccador presero mai parte attiva in nessuno dei grandi avvenimenti che sconvolsero quegli anni terribili, essendo lui interessato solo al proprio particolare.

Sembra dunque più plausibile ch’egli sia uno degli spiriti originati all’inizio stesso della vita di Arda, un accidente imprevisto perfino dalla mente del suo creatore, così come Ungoliant si generò dalla Tenebra primigena, egli sbocciò come un fiore al primo respiro del mondo. Ed egli non poteva che risultare sempre più lontano dalle vicende della Terra via via ch’ella veniva corrotta dall’azione di Melkor e dei suoi seguaci, allontanandola dall’idillio che gli Ainur pensavano di aver plasmato con la propria musica.

In un certo senso, egli è l’immagine di Arda stessa: l’Arda incorrotta, pura ed eterna che più non esisteva già al tempo della venuta degli Elfi e degli Uomini, vessata dal buio, dal gelo, dalle tempeste e dalle fiamme che Morgoth aveva esacerbato cercando di controllare i destini del creato.

 

E anche il suo intervento a favore degli Hobbit andrebbe letto a nostro avviso sotto questa luce: un aiuto insperato dovuto non già alla volontà di contribuire a chissà quale alto obiettivo di libertà o giustizia, ma dalla semplice volontà di salvare coloro che si erano perduti dagli estremi comportamenti di chi altro non poteva fare, perché quella era la sua Natura. Dell’Uomo Salice e degli Spettri dei Tumuli, che non hanno deciso di essere malvagi ma lo sono diventati per l’azione di una volontà esterna, che li ha per certi versi condannati a quel destino. E a entrambi, infatti, Tom ordina di tornare a dormire: di riposarsi, rilassarsi, cullarsi in un oblio nel quale i mali del mondo sono sempre sanati, e la pace regna sotto il canto degli uccelli.

Come nella sua casa al margine della Foresta, cullata dalle dolci noti delle canzoni di Baccadoro.

 

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