Eä! Che queste cose siano

«Conosco il desiderio delle vostre menti, che ciò che avete visto sia in effetti e non solo nel vostro pensiero, ma proprio come voi siete, e tuttavia diverso. Perciò io dico: Eä! Che queste cose siano!
E io invierò nel Vuoto la Fiamma Imperitura, ed essa sarà nel cuore del Mondo, e il Mondo sarà; e quelli tra voi che lo vogliono, possono andarvi».
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La musica degli Ainur prende forma

Ilùvatar si levò in splendore e se ne andò dalle belle regioni che aveva creato per gli Ainur; e gli Ainur lo seguirono.
Ma giunti che furono nel Vuoto, così Ilùvatar parlò: «Guardate la vostra Musica!». Ed egli mostrò loro una visione, conferendo agli Ainur vista là dove prima era solo udito; ed essi scorsero un nuovo Mondo reso visibile al loro cospetto, e il Mondo era sferico in mezzo al Vuoto, e in esso sospeso, ma non ne era parte.
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Melkor, vanità e brama di potere

E tu, Melkor, t’avvederai che nessun tema può essere eseguito, che non abbia la sua più remota fonte in me, e che nessuno può alterare la musica a mio dispetto. Poiché colui che vi si provi non farà che comprovare di essere mio strumento nell’immaginare cose più meravigliose di quante egli abbia potuto immaginare».[…]
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 Ma, fra tutti i Maiar, Ossë e Uinen sono i più noti ai Figli di Ilùvatar. Ossë è un vassallo di Ulmo, ed egli è signore dei mari che lambiscono le rive della Terra-di-mezzo. Non scende nelle profondità, ma ama le coste e le isole e si delizia dei venti di Manwë; che nella tempesta egli gioisce e ride tra il fragore delle onde.
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 Mentre dunque la Terra era ancora giovane e fiammeggiante, Melkor la desiderò ardentemente, e disse agli altri Valar: «Questo sarà il mio regno; e io lo designerò con un nome di mia scelta!». Ma Manwë era il fratello di Melkor nella mente di Ilùvatar, ed era lo strumento principale del secondo tema che Ilùvatar aveva fatto risuonare di contro alla dissonanza di Melkor; e chiamò a sé molti spiriti sia minori che maggiori, ed essi discesero sui campi di Arda e aiutarono Manwë, per tema che Melkor potesse impedire per sempre il compimento della loro fatica, e la terra imbozzacchisse prima ancora di fiorire.
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