Una dopo l’altra, tutte le imbarcazioni furono trasportate da Boromir ed Aragorn, mentre gli altri li seguivano arrancando faticosamente con i bagagli. Infine tutto fu pronto sul ciglio dell’antica strada. Da allora avanzarono tutti insieme senza ulteriori inconvenienti, eccetto l’intralcio dei rovi e delle numerose pietre franate.
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 L’impresa fu assai ardua, ma portata a compimento. I bagagli vennero tolti dalle barche e posati in cima all’argine, su uno spazio piano. Quindi le imbarcazioni furono tirate fuori dall’acqua. Erano molto meno pesanti di quanto non pensassero. Persino Legolas ignorava da quale albero dei boschi elfici fossero state ricavate: il legno era robusto eppure stranamente leggero.
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 Frodo guardò col cuore pesante Aragorn e Legolas arrampicarsi sulla ripida sponda e scomparire nella nebbia; ma i suoi timori erano infondati. Trascorsero appena una o due ore e, giunto da poco il meriggio, egli vide di nuovo apparire le figure indistinte degli esploratori.
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 Il giorno avanzava, e la nebbia si era leggermente diradata. Fu stabilito che Aragorn e Legolas andassero immediatamente in avanscoperta lungo la riva, mentre gli altri li avrebbero aspettati nelle imbarcazioni. Aragorn sperava di trovare qualche sentiero che permettesse loro di portare sia le barche che i bagagli nelle acque più calme ai piedi delle Rapide.
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 Boromir lottò a lungo contro quella presa di posizione; ma quando si accorse palesemente che Frodo avrebbe seguito Aragorn ovunque, si diede per vinto. «Non è abitudine degli Uomini di Minas Tirith abbandonare gli amici nel bisogno», disse, «ed avrete bisogno della mia forza, se volete raggiungere il Roccarebbio.
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