La Battaglia del Morannon

Nero Cancello, 3.019 T.E. 

 

Questa fu l’ultima battaglia della Guerra dell’Anello, e venne combattuta proprio sotto al Cancello Nero di Mordor.
Dopo la Battaglia dei Campi del Pelennor, infatti, un consiglio di guerra fu tenuto tra i comandanti dell’Esercito dell’Ovest, alla presenza di Aragorn, Gandalf, Éomer, Imrahil, Legolas e Gimli.
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La Battaglia dei Campi del Pelennor, di Alan Lee

La Battaglia dei Campi del Pelennor

Minas Tirith, 15 marzo 3.019 T.E. 

 

La battaglia dei Campi del Pelennor è stata la più grande e cruenta battaglia della Terza Era, combattuta alle porte di Minas Tirith tra gli eserciti di Gondor, poi raggiunti dai Cavalieri di Rohan e da un esercito del Sud, contro le forze di Mordor e Minas Morgul, rinforzate da truppe di Haradrim dal Sud ed Esterling da Rhûn.…

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Gwaihir

? ( presumibilmente Origine di Arda) – ?

 

Gwaihir, come narrato nel Signore degli Anelli, era la più grande e la più veloce delle Aquile di Manwë a solcare i cieli della Terra di Mezzo durante la Terza Era.

Gwaihir è ricordato tra i discendenti di Thorondor già durante la Prima Era, e si racconta che partecipò, insieme al suo Signore e al suo fratello Landroval, al salvataggio di Beren e Lúthien da Angband, dopo che questi ebbero sottratto uno dei Silmaril dalla corona ferrea di Morgoth.…

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«Bene, bene!» disse una voce. «Guarda un po’! Bilbo lo Hobbit a cavallo di un pony, nientemeno! Che spettacolo!».
«Davvero sorprendente, meraviglioso!».
 Poi si imbarcarono in un’altra canzone ridicola quanto quella che ho riportata per intero. Alla fine uno, un giovane alto, venne fuori dagli alberi e si inchinò di fronte a Gandalf e a Thorin.
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«Mmmm! Sento odore di elfi!» pensò Bilbo, e guardò le stelle sopra di lui. Brillavano vivide e azzurre. Proprio allora esplose tra gli alberi una canzone simile a una risata.
Cosa fate, dove andate?
Questi pony, via, ferrate!
Scende il fiume con cascate!
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La testa e la barba dello Stregone si chinavano ora da una parte ora dall’altra, mentre cercava le pietre, ed essi seguivano le sue indicazioni; ma quando il giorno cominciò a declinare non sembrava che si fossero avvicinati di molto alla fine della loro ricerca.
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Passò il mattino, giunse il pomeriggio; ma in tutto quel deserto silenzioso non c’era traccia di nessuna dimora. La loro ansia cresceva, perché ora si rendevano conto che la casa poteva essere nascosta quasi dovunque tra loro e le Montagne. Giunsero sopra valli inattese, strette, dai fianchi ripidi, che si aprivano improvvisamente ai loro piedi, e guardarono giù, meravigliati di vedere alberi sotto di loro e corsi d’acqua sul fondo.
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Adesso Gandalf era passato in testa. «Non dobbiamo smarrire la strada o siamo fritti» disse. «Abbiamo bisogno di cibo, tanto per cominciare, e di riposarci in un posto abbastanza sicuro; inoltre è assolutamente necessario affrontare le Montagne Nebbiose sul sentiero giusto, altrimenti ci si perde e bisogna tornare indietro e ricominciare tutto da capo (ammesso che si riesca a tornare indietro)».
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Quel giorno non cantarono né raccontarono storie, anche se il tempo era migliorato; e neanche l’indomani, né il giorno successivo. Avevano cominciato ad avvertire che, da tutti i lati, il pericolo non era lontano. Si accampavano sotto le stelle, e i loro pony avevano da mangiare più di loro: infatti c’era erba in abbondanza, ma non c’era molto nelle loro bisacce, considerato anche quello che si erano procurati dagli Uomini Neri.
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«Dove eri andato, se non sono indiscreto?» disse Thorin a Gandalf mentre cavalcavano.
 «A guardare avanti» egli disse.
 «E che cosa ti ha portato indietro all’ultimo minuto?».
 «L’aver guardato indietro» egli disse.
 «Chiarissimo!» disse Thorin. «Ma non potresti essere più esplicito?».
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