«Non vedo per quale motivo dovremmo passare le Rapide, o seguire ancora il corso del Fiume», disse Boromir. «Se l’Emyn Muil si trova innanzi a noi, allora possiamo abbandonare questi gusci di noci e dirigerci a sud-ovest, giungendo in tal modo all’Entalluvio, oltre il quale si trova il mio paese».
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 «Non sopporto la nebbia», disse Sam; «ma questa sembrerebbe propizia. Forse adesso potremo partire senza che quei dannati folletti ci vedano».
 «Forse», disse Aragorn. «Ma sarà difficile trovare il sentiero, se la nebbia non si dirada un po’, più tardi. E noi dobbiamo assolutamente trovarlo, se vogliamo passare Sarn Gebir e raggiungere l’Emyn Muil».
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 La notte trascorse silente. Né voci né richiami giunsero dall’altra parte delle acque. I viaggiatori accoccolati nelle barche sentivano che il tempo stava per cambiare. L’aria si fece calda e molto tranquilla sotto le grandi nubi umide, giunte navigando dal Sud e dai mari lontani.
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 «E forse così è», disse Frodo. «In quella terra, chissà, eravamo in un tempo che altrove è ormai molto lontano. Credo che fu solo al momento in cui l’Argentaroggia ci riportò sull’Anduin, che ritornammo nel tempo che scorre attraverso le terre dei mortali sino al Grande Mare.
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 Sam sedeva e pareva stesse contando qualcosa sulle dita poggiate sull’elsa della spada, mentre il suo sguardo era levato al cielo. «È molto strano», mormorò. «La Luna è la stessa che brilla nella Contea e nelle Terre Selvagge, o perlomeno dovrebbe essere così.
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 «Io non lo so», disse Gimli. «Ma sono felice che l’ombra non si sia avvicinata ancor di più. Non mi piaceva per nulla. Troppo mi ricordava l’ombra di Moria…, l’ombra del Balrog», soggiunse bisbigliando.
 «Non era un Balrog»,, disse Frodo, rabbrividendo ancora per la gelida corrente che era penetrata in lui.
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 Dopo qualche tempo Aragorn risalì di nuovo con le barche il corso del fiume; percorso un breve tratto trovarono a tastoni una piccola baia dal fondale poco profondo. Vi cresceva sulla riva qualche piccolo albero, e dietro si ergeva una ripida parete rocciosa.
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 «Elbereth Gilthoniel!», esclamò sospirando Legolas e guardando verso l’alto. In quel momento una forma oscura, come una nube eppure non una nube, poiché navigava molto rapidamente, apparve dal nero del Sud, dirigendosi con velocità verso la Compagnia, oscurando ogni luce man mano che si avvicinava.
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 Legolas posò il suo remo e prese in mano l’arco regalatogli a Lórien; con un balzo fu sulla sponda e fece qualche passo su per il pendio. Tese la corda dell’arco e vi appoggiò la freccia, voltandosi a scrutare al di là nell’oscurità.
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Arrancarono faticosamente, un remo dopo l’altro. Nell’oscurità era difficile rendersi conto se stessero avanzando; ma pian piano il turbinio delle acque diminuì, e l’ombra dell’argine orientale scomparve nella notte. Infine parve loro, da quel che potevano vedere, di essere nuovamente al centro del fiume, e di aver condotto le imbarcazioni ad una certa distanza a monte delle rupi.
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