Frodo sguainò la lama elfica. Con costernazione vide tutt’intorno ai bordi un barlume nella notte. «Orchi!», disse. «Non molto vicini, tuttavia non abbastanza lontani per essere innocui, a quanto pare».
 «Lo temevo», disse Aragorn. «Ma forse non sono da questo lato del Fiume.
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 «Non puoi passare», disse. Gli Orchi tacquero, e si fece un silenzio di morte. «Sono un servitore del Fuoco Segreto, e reggo la fiamma di Anor. Non puoi passare. A nulla ti servirà il fuoco oscuro, fiamma di Udûn. Torna nell’Ombra!
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 Tirarono a secco le barche sulle verdi rive, e si accamparono nelle vicinanze. Decisero di montare la guardia, pur non essendoci il minimo rumore o segno di nemici. Se Gollum era riuscito a seguirli, si teneva nascosto e silenzioso. Eppure, coll’avanzare della notte Aragorn divenne irrequieto; si girava e rigirava nel sonno, svegliandosi.
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 Il Balrog giunse al ponte. Gandalf era in piedi al centro della sala e con la mano sinistra si appoggiava al bastone, mentre nella destra Glamdring scintillava, fredda e bianca. Il nemico si arrestò nuovamente, fronteggiandolo, ed intorno ad esso l’ombra allungò due grandi ali.
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 Aragorn li condusse al braccio destro del Fiume. Sulla riva occidentale, un verde prato si stendeva, all’ombra di Tol Brandir, dai piedi di Amon Hen sino al bordo dell’acqua. Al di là, le prime pendici del colle erano coperte d’alberi, e altri alberi fiancheggiavano verso ovest le curve sponde del lago.
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 La Compagnia si riposò per qualche tempo, lasciandosi portare verso sud dalla corrente che attraversava il centro del lago. Poi, dopo aver mangiato qualcosa, ripresero i remi per affrettare la navigazione. I fianchi dei colli occidentali furono sommersi dalle ombre, e il sole divenne tondo e rosso.
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 «Mirate Tol Brandir!», tuonò Aragorn, mostrando a sud l’alta vetta. «Alla sua sinistra è Amon Lhaw, e alla sua destra Amon Hen, i Colli dell’Udito e della Vista. Ai tempi dei grandi re, su di essi, erano stati posti alti seggi, custoditi notte e giorno da sentinelle.
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 Il sole, che da tempo aveva passato lo zenith, splendeva in un cielo ventoso. Le acque imprigionate si estendevano in un lungo lago ovale, il pallido Nen Hithcel, circondato da grigie colline dai fianchi scoscesi e ricoperti di alberi; ma le vette erano spoglie, e il loro bagliore era freddo alla luce del sole.
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 La gola era lunga e buia, piena del rumore del vento, delle acque vorticose, delle rocce echeggianti. Essa curvava leggermente verso ovest, e da principio innanzi a loro vi era l’oscurità più completa; ma presto Frodo scorse, alta dinanzi ai suoi occhi, una lama di luce crescente.
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 «Non temete!», disse. «Da tempo desideravo mirare le sembianze d’Isildur e d’Anárion, antichi re della mia terra. Nella loro ombra Elessar, la Gemma Elfica, il figlio di Arathorn della Casa di Valandil, figlio d’Isildur, erede di Elendil, nulla ha da temere!».
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