«Eppure quella forza ti ha a lungo protetto nel tuo piccolo paese lontano, quantunque ne fossi ignaro».
 «Non metto in dubbio il valore della tua gente. Ma il mondo sta cambiando. Le mura di Minas Tirith sono forse robuste, ma non abbastanza.
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 Boromir rimase un attimo silenzioso. Rauros ruggiva ininterrottamente. Il vento mormorava fra i rami degli alberi. Frodo rabbrividì.
 Improvvisamente Boromir andò a sedersi accanto a lui.
 «Sei certo di non soffrire inutilmente?», disse. «Desidero aiutarti. Hai bisogno di consigli nella tua ardua scelta.
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 «Ero in apprensione per te, Frodo», disse avvicinandosi. «Se, come dice Aragorn, gli Orchi sono nelle vicinanze, nessuno di noi dovrebbe girovagare da solo, e tu meno di tutti: pensa a tutte le cose che dipendono da te! Anche il mio cuore è pesante.
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 Frodo si sedette sulla pietra piatta, e posò il mento sulle mani, guardando fisso ad oriente, ma vedendo ben poco con gli occhi. Tutto ciò che era accaduto dopo la partenza di Bilbo dalla Contea gli tornava ora alla mente, ed egli ricordava e soppesava ogni parola di Gandalf che riuscisse a rammentare.
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 Infine Frodo si alzò e si allontanò; Sam vide che, mentre tutti gli altri seppero trattenersi dal guardarlo, gli occhi di Boromir seguirono attentamente Frodo, che scomparve alla vista tra gli alberi ai piedi di Amon Hen.
{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, La Compagnia si scioglie, Portrait of Boromir by ReneAigner on DeviantArt}
– Ancalagon
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 Frodo non rispose immediatamente. Poi le parole uscirono lente dalle sue labbra. «So che il tempo stringe, eppure non posso decidere. È un peso assai gravoso. Dammi un’ora di tempo e ti dirò la mia scelta. Ho bisogno di essere solo».
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 «Ebbene, Frodo», disse infine Aragorn. «Purtroppo il fardello pesa sulle tue spalle. Sei tu il Portatore designato dal Consiglio. Tu solo puoi scegliere la tua strada. Io non ti posso dare suggerimenti. Non sono Gandalf, e benché abbia tentato di fare le sue veci, ignoro quali fossero i suoi progetti o le sue speranze a questo proposito, seppure ne aveva.
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 Quando ebbero fatto colazione, Aragorn convocò la Compagnia.
 «È infine giunta l’ora», disse, «l’ora della scelta che abbiamo continuamente rinviata. Che ne sarà adesso della nostra Compagnia che ha viaggiato sinora in buon accordo? Volteremo tutti ad ovest insieme con Boromir, incontro alle guerre di Gondor?
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 Il giorno giunse come fuoco e fumo. All’Est, basse pareti di nuvole nere sembravano sprigionarsi da qualche grande incendio. Il sole nascente le illuminava dal basso con fiamme di un rosso tenebroso; presto però, scavalcandole, s’innalzò nel cielo limpido. La sommità di Tol Brandir era incappucciata d’oro.
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 Dall’ombra, una spada rossa si rizzò fiammeggiante. Glamdring rispose col suo bagliore bianco. Vi fu un fragore squillante ed un lampo di fuoco bianco. Il Balrog cadde indietro e la sua spada volò in mille frammenti liquefatti. Lo stregone oscillò sul ponte, fece un passo indietro, quindi rimase immobile come prima.
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