Passò un bel po’ di tempo prima che alcuni di loro osassero oltrepassare quella curva. Nel frattempo i Nani avevano di nuovo percorso un lungo tratto di strada negli oscuri tunnel del reame degli Orchi. Quando questi se ne accorsero, presero le torce, infilarono scarpe leggere, e scelsero i loro corridori più veloci, dotati della vista più acuta e dell’udito più fino.
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 Tuttavia gli Orchi sono più veloci dei Nani, e questi Orchi conoscevano meglio la strada (avevano aperto i passaggi proprio loro), ed erano fuori di sé dalla rabbia; così per quanto facessero, i Nani sentivano le grida e le urla farsi sempre più vicine.
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 «Ci siamo tutti?» chiese, restituendo la spada a Thorin con un inchino. «Vediamo; uno: questo è Thorin; due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici; dove sono Fili e Kili? Eccoli qua! Dodici, tredici; ed ecco il signor Baggins: quattordici!
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Ardeva di una collera che la faceva scintillare, se in giro c’erano degli Orchi; ora era vivida come una fiamma blu per la gioia provata nell’uccidere il potente signore della caverna. Non ebbe nessuna difficoltà a recidere rapidamente le catene degli Orchi e a liberare tutti i prigionieri.
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 La spada tornò nel fodero. «Presto, seguitemi!» disse una voce fiera e tranquilla; e prima che Bilbo capisse cos’era successo, trottava di nuovo in avanti, a più non posso, ultimo della fila, giù per passaggi scurissimi con le urla degli Orchi che svanivano dietro di lui.
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Il Grande Goblin, di arthurx16

 Proprio in quel momento tutte le luci della caverna si spensero, e il gran fuoco, puff!, esplose in una colonna di fumo bluastro e fosforescente che schizzò su fino al soffitto e sparse bianche scintille pungenti su tutti gli Orchi.
 Le grida e le urla inarticolate, il gracidare, l’uggiolare, il farfugliare; gli ululati, i ringhi e le imprecazioni; lo strillìo e lo stridio che seguirono erano al di là di ogni possibile descrizione.
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«Assassini e Amici degli Elfi!» gridò il Grande Orco. «Squarciateli! Picchiateli! Mordeteli! Sbranateli! Portateli via nelle caverne scure piene di serpenti e non fategli più vedere la luce!». Era talmente arrabbiato che saltò su dal suo sedile e si precipitò lui stesso su Thorin colle fauci spalancate.
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 Il Grande Orco lanciò uno spaventoso urlo di rabbia quando la guardò, e tutti i suoi soldati digrignarono i denti, scossero gli scudi e batterono i piedi. Avevano riconosciuto immediatamente la spada. Aveva ucciso centinaia d’Orchi ai suoi tempi, quando i begli Elfi di Gondolin davano loro la caccia sulle colline o li combattevano sotto le loro mura.
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 «Uhm!» disse il Grande Orco. «Questo lo dici tu! Posso chiederti allora cosa facevate sulle montagne, e da dove venite e dove andate? In effetti vorrei sapere tutto di voi. Non che ti servirà a molto, Thorin Scudodiquercia, ne so già fin troppo della tua razza; ma di’ la verità, o vi organizzerò qualcosa che non vi piacerà affatto!».
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 «Chi sono questi miserabili?» chiese il Grande Orco.
 «Nani, e questo!» disse uno di quelli che li avevano portati fin lì, dando uno strattone alla catena di Bilbo così che egli cadde in avanti sulle ginocchia. «Li abbiamo trovati che si riparavano nel nostro portico anteriore».
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