LINGUE ELFICHE/42 - SISTEMI DI SCRITTURA – Parte III ~ Cirth: le rune di Daeron

L’ultimo sistema di scrittura di cui vorrei parlare è diverso da quelli visti finora. Intanto non si tratta di un alfabeto di lettere, ma di rune, dette cirth. Dunque non caratteri pensati per la scrittura su carta o pergamena, ma utilizzati tendenzialmente per incidere legno o pietra. In secondo luogo, a differenza di sarati e tengwar, non è un sistema ideato dai Noldor (Alti-Elfi), ma dai Sindar (Elfi Grigi), durante il periodo di pace conseguente all’Incatenamento di Melkor, e perfezionato dal menestrello e sapiente Daeron, uno dei più grandi cantori della Terra di Mezzo, che viveva presso la corte di Re Thingol Grigiomanto, nel Doriath.

Daeron organizzò e ampliò le cirth precedentemente utilizzate tra i Sindar, elaborando così l’alfabeto runico del Certhas Daeron, [“Certhas” vuol dire proprio “alfabeto runico”], albabeto che nasce dunque con l’obiettivo di rappresentare i suoni dell’Antico Sindarin.

Alcuni suoni tipici del Sindarin Moderno (come v, mh, rh, lh, y, ö/œ), assenti nella struttura fonologica del Sindarin della Prima Era, per questo motivo non figuravano nella prima versione del Certhas.

Nella Seconda Era gli Elfi dell’Eregion ampliarono ulteriormente il numero di caratteri (e di valori associati) dell’alfabeto, che prese a chiamarsi Angerthas Daeron (and- è un prefisso che significa “lungo”; in questo caso suggerisce il carattere “esteso” del Certhas, la cui c diventa g per le regole della mutazione che abbiamo affrontato in precedenza).

Come già per le tengwar, presento di seguito alcune tabelle, per poi darne una panoramica generale.

Tabella dell’Angerthas Daeron, come riportato nell’Appendice E del Signore degli Anelli. Le coppie di pallini suddividono la chart in dieci serie, ma a differenza dei témar delle tengwar, queste non hanno una denominazione esplicita (sebbene si possano a spanne identificare i sottogruppi delle labiali, dentali, palatali, velari, velari labializzate, liquide, sibilanti, vocali, caratteri aggiuntivi)

 

Valori fonetici relativi alla tavola precedente, come in Appendice E del SdA

 

Tabella comparativa tra i valori fonetici dei caratteri nei vari sistemi runici (Angerthas Daeron, Moria, Erebor e le rune anglosassoni)

La prima tabella è quella presente nell’Appendice E del Signore degli Anelli. È impossibile non notare come i caratteri cirth abbiano una correlazione con l’alfabeto fuþark, ovvero le rune antiche germaniche, in seguito adottate dalla lingua anglosassone (una variante conosciuta come fuþork). Nella Lettera 245 a Rhona Beare (1963) Tolkien risponde a una perplessità espressa da Miss Beare, riguardo la differenza di valore fonetico espressa da fehu (r), che nel fuþark antico sta per la f, e l’omografa certh (carattere 19 nella tabella), che in Sindarin sta per la g di Gandalf (e compare per esempio sulle etichette dei suoi fuochi d’artificio – nel capitolo “Una festa a lungo attesa”, o nel monogramma con cui firma – nel capitolo “Grampasso”). Scrive Tolkien:

Nel Certhas l’assegnazione dei valori fonetici a specifici caratteri era ancora meno sistematica che nelle tengwar. Difatti, questo sistema, che come abbiamo detto nasce come alfabeto elfico, verrà in futuro adottato dai Nani di Moria, che, preferendolo alle tengwar in quanto adatto al loro utilizzo della scrittura, ne adatteranno i valori e aggiungeranno a loro volta altri caratteri. L’Angerthas Moria verrà in seguito a sua volta riadattato nel Modo di Erebor, dai Nani della Montagna Solitaria, ma rimando una trattazione più estesa di questi argomenti a quando, una volta terminata la disamina sulle Lingue Elfiche, ci occuperemo nel dettaglio delle altre lingue Tolkieniane, tra cui il Khuzdul.

Sta di fatto che, a causa di questa fluttuazione di valori fonetici associati a un singolo carattere, molto più spiccata rispetto alla conversione delle lettere di Fëanor dal Quenya al Sindarin, una stessa certh poteva rappresentare fonemi sensibilmente diversi, a seconda che il sistema considerato fosse Angerthas Daeron, Angerthas Moria o Angerthas Erebor. Per fare qualche esempio, utilizzando sempre la tabella presente nell’Appendice E del Signore degli Anelli e le note di Tolkien a riguardo:

  • il carattere 17 (w) aveva i rispettivi valori: AD = nj. AM = z. AE = ks (x).

  • il carattere 29 (R): AD = r. AM = j. AE = g.

  • il carattere 30 (T): AD = rh. AM = zh. AE = gh.

Ciò era evidentemente determinato, oltre che dalle differenze fonologiche tra idiomi diversi e dell’evoluzione della lingua, anche dalla progressiva aggiunta di nuovi caratteri. Ad esempio le serie 13-17 e 23-28 furono con ogni probabilità aggiunte dagli Elfi dell’Eregion nella Seconda Era, mentre i caratteri 37, 40, 41, 53, 55, 56 (j;A,/Z) furono introdotti nell’Angerthas Moria, e i caratteri 57 e 58 (X – C) erano invece propri del Modo di Erebor.

Ciascuno di questi riarrangiamenti comportò dislocazioni e modifiche.

Daeron presenting the Angerthas Cirith to King Thingol, illustrazione di Bonnie GoodKnight e cover del numero 2 di Parma Eldalamberon (1972)

Un po’ di storia: le rune di Daeron erano in uso presso i Sindar fin dall’Era degli Alberi, per la precisione dal 1350 Anno degli Alberi, come Tolkien ci informa negli Annali Grigi (in War of the Jewels).

Per intenderci, Rúmil elabora le sarati intorno al 1169 A.A., mentre il turno delle tengwar è il 1250 A.A. Bisogna considerare che ciascun Anno degli Alberi corrisponde a circa 10 Anni Solari secondo il computo umano.

All’epoca dell’avvento dei Noldor nel Beleriand (Anno degli Alberi 1500 ca.; da questo momento in poi iniziano i Giorni del Sole) le rune di Daeron erano dunque un sistema già ampiamente consolidato, in uso presso gli Elfi del Beleriand da 1500 anni.

Tuttavia l’incontro dell’alfabeto fëanoriano con le cirth sortì un impatto determinante sull’evoluzione di queste ultime: nella riorganizzazione effettuata dagli Elfi in Esilio nel corso della Seconda Era (quando fu rinominato Angerthas, appunto) furono adottati alcuni principi direttamente ispirati alla struttura delle tengwar:

  1. l’aggiunta di un’asta a un “ramo” significava l’aggiunta di un’emissione di voce, per esempio la trasformazione di consonanti sorde nelle analoghe sonore (ad esempio i caratteri 1-2, 8-9, 10-11, 13-14, 15-16, 18-19, 20-21).

  2. l’inversione di un certh significava la trasformazione di consonanti nelle analoghe fricative (ad esempio i caratteri 1-3, 6-7, 8-10, 9-11, 18-20, 19-21).

  3. collocare un ramo su entrambi i lati del gambo aggiungeva a un tempo un’emissione di voce e un suono nasale (ad esempio i caratteri 12, 17, 22, 27, 33). L’eccezione a quest’ultimo caso era costituita dal carattere 5, che in origine rappresentava il fonema m, ma in seguito assunse un valore corrispondente alla tengwa hwesta sindarinwa [ʍ]. Il motivo era la necessità, frattanto emersa nella fonologia del Sindarin, di avere il suono mh (m lenita) o v nasale; tuttavia il carattere 5, essendo simmetrico, non poteva essere rovesciato per produrre la fricativa corrispondente, e pertanto 6, essendo invece reversibile, divenne un carattere idoneo a rappresentare la m, e il 5 passò a rappresentare hw.

Alla fine della Terza Era, l’alfabeto di Daeron era stato perlopiù abbandonato dagli Elfi, se non da qualche raro utilizzatore di stirpe Sindar, in iscrizioni o incisioni. I Nani Lungobarbi erano ormai gli unici che ne conoscevano e conservavano l’uso, al punto da indurre, in molti stranieri, il fraintendimento che si trattasse di un’invenzione nanica.

Esattamente come per le tengwar, Tolkien ha prodotto un vasto corpus di esempi in cirth, sia all’interno dei propri racconti che all’interno di dediche, illustrazioni, didascalie, lettere ai lettori.

Sul sito di Mellonath Daeron (che adesso non abbiamo difficoltà a tradurre a ben ragione come “Gli Amici di Daeron” e a comprendere il perché di questa denominazione) è riportato l’elenco completo, ovvero il DCS (Mellonath Daeron Index of Certh Specimina): https://www.forodrim.org/daeron/mdics.html

Gli esempi più importanti sono ovviamente:

  • l’iscrizione sulla tomba di Balin a Moria, riportata nella Compagnia dell’Anello, Libro II, capitolo 4 “Viaggio nell’Oscurità”.

     

    Iscrizione della tomba di Balin, come riportata nel capitolo “Viaggio nell’oscurità” (Compagnia dell’Anello, Libro II, Cap. 4°), con traslitterazione (DCS 6). Il testo è in Khuzdul (riga di sopra) e in inglese (riga di sotto – ovviamente sta per il “vero” testo in Ovestron).

     

     

  • le tre pagine del Libro di Mazarbul, pubblicate sia nel The Lord of the Rings Calendar 1977 che in Pictures by J.R.R. Tolkien (1979).
    Pagina superiore del Libro di Mazarbul (DCS 11). Il testo di questa pagina e delle successive è in inglese

     

  • Pagina centrale del Libro di Mazarbul (DCS 12). In questa pagina la scrittura prevalente è in tengwar con modo Beleriandico, ma il carattere in fondo è un numerale (5) che, secondo l’interpretazione di Gandalf, indica che quel passaggio fu redatto durante il quinto anno del regno di Balin a Moria

     

    Pagina finale del Libro di Mazarbul (DS 13). L’ultima riga è scritta in tengwar, in modo Sindarin beleriandico. Ed è la stentata e inquietante frase di commiato del redattore del Libro di Mazarbul: “they are coming”

Di entrambi questi brani esistono svariate versioni preliminari, pubblicate in The Treason of Isengard (1989) all’interno della History of Middle-earth.

Bibliografia di riferimento:

  • The Lord of the Rings (1955; 1966) by J. R. R. Tolkien.

  • The Letters of J.R.R. Tolkien (1981) ed. by Christopher Tolkien & Humphrey Carpenter.

  • Volumi VII (The Treason of Isengard, 1989), XI (The Grey Annals, The War of the Jewels, 1994) e XII (Of Dwarves and Men, The Peoples of Middle-earth, 1996) della History of Middle-earth, ed. by Christopher Tolkien.

  • Pictures by J.R.R. Tolkien (1979) ed. by Christopher Tolkien.

Sitografia:

-Rúmil

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