Le Sette Corone dei Re de Nani
Terra di Mezzo, ? P.E. – Conservate nei restanti regni dei nani, altre perdute
C’è una frase, pronunciata durante il celebre dialogo tra Gandalf e Saruman a Orthanc dopo la Battaglia del Fosso di Helm, che per molto tempo ha stimolato le riflessioni degli studiosi delle antiche cronache. Ci riferiamo chiaramente alla frase in cui Saruman accusa Gandalf di accusarlo per poterlo soppiantare, “più tardi, quando avrai le chiavi di Barad-dûr stessa, immagino; e le corone dei sette Re, e i bastoni dei cinque Stregoni, e ti sarai comprato un paio di stivali molto più grandi di quelli che porti oggi”.
La menzione dei sette Re è sempre sembrata particolarmente sibillina. Chi potevano infatti essere questi sette Re? Di certo non Signori degli Elfi, dei quali all’epoca di questa frase non erano rimasti che un pugno di Reami. Lo stesso si può dire degli Uomini, perché solo Gondor e Arnor, e Nùmenor prima di loro, poteva essere considerato un Reame degno di menzione. E anche se avesse considerato etnie non discendenti dagli Edain, escludendo i Rohirrim, le uniche ricordate dalle cronache come Rhûn e Harad non appaiono come Regni dei quali uno stregone potrebbe volere la corona.
Restano, dunque, solo i Nani. E in effetti, è tradizione ricordare che i Naugrim fossero originariamente strutturati su sette Regni, uno per ciascuno dei Padri creati da Aulë e delle stirpi che ne sono seguite: Lungobarbi, Barbafiamma, Vastifasci, Pugniferro, Barbedure, Piediroccia, Nerachiave.
Di alcuni di questi gruppi conosciamo buona parte della Storia: sicuramente dei Lungobarbi, la stirpe di Durin, la più celebre e la più importante tra tutte, il cui Re cingeva una Corona (da non confondere con la Corona di Durin, la costellazione di sette stelle che il primo Padre dei Nani vide riflessa nel Mirolago quando scoprì l’accesso alle caverne che divennero Khazad-dûm.
Ma conosciamo particolarmente bene anche i Barbafiamma e i Vastifasci, che popolarono le città di Belegost e Nogrod sui Monti Azzurri nel corso della Prima Era. E se i secondi si macchiarono di uno dei più gravi disastri dei tempi antichi – la morte di Thingol Mantogrigio e la Rovina del Doriath per via della Nauglamìr – pure si ricorda con grandi onori la memoria del loro Re Azaghâl, che portava una corona e che morì nella Nirnaeth Arnoediad in combattimento contro Glaurung stesso.
È dunque ipotizzabile che anche il Re dei Pugniferro di Gamil-Nala, dei Nerachiave di Nargubraz, dei Barbedure di Kibil-Tarag e dei Piediroccia di Ruuriik dichiarassero la propria regalità portando sul capo una corona di varia natura.
Della fattura e dello stile di queste corone, tuttavia, ci rimane pochissimo. Sappiamo che i Nani erano soliti cercare nelle montagne dimostrazioni e conferme della propria regalità, come avvenuto per l’Arkengemma a Erebor, e possiamo dunque immaginare che ciascuna di esse riflettesse una caratteristica dei minerali e delle lavorazioni che venivano primariamente svolte nel Regno.
La frase di Saruman, tuttavia, ci racconta anche qualcosa sul modo in cui uno Stregone, vale a dire un Maiar incarnato, guardava alla struttura del Mondo: se davvero Gandalf avesse voluto dominare la Terra di Mezzo, avrebbe dovuto sconfiggere tutti coloro che esercitavano un potere sul Mondo. Naturalmente Sauron, il Signore degli Anelli, e naturalmente i cinque stregoni che ne compartecipavano l’intima natura. Ma non menziona gli Uomini, considerati soggiogati o facili da soggiogare, né gli Elfi, ormai destinati al declino e al ritorno ad Aman, e costretti dai Tre Anelli a soggiacere, in qualche misura, all’Uno. No, per esercitare il proprio dominio sulla Terra, Gandalf avrebbe dovuto avere la meglio soprattutto sui Nani.
La più testarda, resistente e orgogliosa stirpe ancora esistente nella Terra di Mezzo al crepuscolo della Terza Era.