Aulendil, di Kimberly

Mairon l’ammirabile, e Sauron l’aborrito

Aule Atemporali, Prima del Tempo – Barad-dûr, 3.019 T.E. (forma fisica)

 

Mairon, di Elena Kukanova
Mairon, di Elena Kukanova

Esisteva un tempo, prima del Sole e della Luna, Mairon il Maia, magnifico tra gli Ainur e superbo nella schiera dei seguaci di Aulë il fabbro.

 

Ma poco questo nome dice ai Figli di Ilùvatar, poiché sin dalla sua discesa in Arda Mairon fu chiamato in molti modi, ma ben pochi di essi, a cagione delle azioni che egli compí durante la sua lunga permanenza nella Terra di Mezzo, capaci di rispecchiare in parte la grandezza e lo splendore del suo essere originario.

 

Non è dato sapere quando per la prima volta Sauron cadde in tentazione per opera di Melkor, tentato dalla sua superbia a stendere la propria mano e fare di quel mondo del quale aveva cantato insieme agli Ainur la tavolozza del proprio volere. Se ciò avvenne durante l’Ainulindalë nelle Sale di Eru l’Unico, o quando specchiò per la prima volta il proprio sguardo su Eä, o forse ancora quando discese in Arda insieme agli altri Valar che scelsero di risiedervi, non è riportato negli scritti di Elfi e Uomini.

 

È lecito pensare però che in quel tempo egli ancora non avesse completato la propria corruzione. Perché come Elrond ricordò molti anni dopo: “Nulla era malvagio all’inizio. Neppure Sauron“. Si racconta infatti che la virtù di Mairon fosse il suo amore per l’ordine, la pianificazione e il coordinamento, da cui generava odio per tutto ciò che era confuso, indistinto e caotico. Ma la sua ossessione per l’ordine gradualmente oscurò il suo amore per gli altri esseri intelligenti di Arda, che nella sua mente avrebbero beneficiato della sua pianificazione; divenne l’unico oggetto della sua volontà, il fine in sé. Iniziò ad ammirare il potere di Melkor di realizzare i suoi progetti in modo rapido e magistrale.

 

E fu così che, quando Almaren la bella fu distrutta e le Lampade abbattute, e i Valar si costruirono un nuovo reame ad Aman nell’Ovest di Arda, Sauron inizialmente visse con loro, ma presto sentì nuovamente il richiamo di Melkor, e giunse alla Terra di Mezzo ove giurò fedeltà al Vala rinnegato, volendo compartecipare del suo dominio sul mondo che li circondava. E si dice che a differenza di Morgoth, il cui scopo era di creare qualcosa che appartenesse solo a lui, rovinando e corrompendo ciò che Altri avevano creato, Sauron provasse un genuino interesse per la creazione e le sue creature, e fosse inizialmente spinto dalla volontà di controllarli e organizzarli. Un anelito che presto si tradusse in volontà di comando e di dominio.

 

Ciò che sappiamo è che diversi secoli dopo, quando Melkor già una volta fu sconfitto, imprigionato e liberato in Valinor, egli ne era il più potente e fedele luogotenente, colui che resse le fortezze del Nord nei lunghi secoli che videro il suo Signore rinchiuso in Mandos, e poi impegnato a tessere oscure trame di tradimento e menzogna tra gli Elfi di Valinor.

 

E infine Melkor tornò, accompagnato dall’oscurità che si stendeva alle sue spalle e in cui aveva lasciato Aman la splendida dopo l’avvelenamento degli Alberi. E Sauron lo attendeva, tenendo le schiere dei Balrog pronte per la guerra che certamente sarebbe giunta, portata sulle punte delle lance dei Noldor che seguirono Fëanor di qua dal mare.

 

Sauron Signore dei Mannari, di Nuaran

Molto era cambiato in Mairon in quel periodo. Ed egli era cresciuto nelle arti oscure, e aveva scoperto, allevato e corrotto molte specie specie animali, per farne propri fedeli alleati. E tra di essi temutissimi divennero i lupi mannari e i vampiri alati che volano nella notte, guidati dai suoi primi servitori Draugluin e Thuringwethil. E quando l’Assedio di Angband fu spezzato, egli prese residenza nella fortezza di Tol Sirion, che da allora fu chiamata Tol-in-Guarhoth, l’Isola dei Lupi Mannari, e terrore e disperazione infondeva nei Figli di Ilúvatar che la sentivano menzionare.

 

Fu in quest’epoca, quando ormai egli si era rivelato come il più possente e superbo tra i seguaci di Morgoth, che tra gli Elfi e gli Uomini si diffuse un nuovo nome con cui menzionarlo: e quando parlavano del Signore dei Lupi Mannari, i Figli di Ilùvatar lo chiamavano Sauron l’Aborrito, colui che poteva splendere in bellezza ma scelse la caduta e la tentazione.

 

E tra coloro che utilizzavano la lingua Sindarin, come gli Elfi del Doriath, il suo nome venne tradotto Gorthaur, sebbene solo la forma Quenya si mantenne anche nelle ere successive.

 

Dopo aver sentito delle gesta di Barahir e dei suoi compagni, Morgoth ordinò a Sauron di trovarli e ucciderli. Gorlim, uno dei compagni di Barahir, fu catturato e portato al cospetto di Sauron. Sauron promise che avrebbe liberato Gorlim e sua moglie Eilinel in cambio di informazioni sulla sua banda. Esposto alla penetrante profondità degli occhi di Sauron, Gorlim rivelò tutto ciò che sapeva, e così il nascondiglio di Barahir fu rivelato al Nemico. Ottenuto ciò che voleva, Sauron rivelò che Eilinel era morta e perduta al di là delle cerchie del mondo, e fece mettere a morte l’infelice Gorlim.

 

Ma proprio questo evento fu foriero di impreviste conseguenze per Sauron.

A dispetto della sua possanza e della sua superbia, molte infatti furono le sconfitte che Sauron dovette patire proprio quando si riteneva all’apice della propria oscura gloria. Poiché egli fu suo malgrado uno degli antagonisti della più grande storia della Prima Era: il Lai di Leithian che racconta di come Lúthien figlia di Thingol e Beren figlio di Barahir insieme conquistarono un Silmaril dalla corona di Morgoth.

 

Come altrove è raccontato, infatti, fu Sauron a imprigionare Beren, Finrod Felagund e i loro compagni nelle segrete della propria Torre quando lì intercettò durante la propria disperata missione verso Angband. E subito s’avvide che il secondo era un Elfo Noldor di alto lignaggio e potere, sospettando che in lui andasse cercato il segreto di questa ricerca.

 

E trattolo innanzi al suo scranno, circondato dai lupi e dai pipistrelli che vi dimoravano, tentò di irretirlo con un sortilegio di disvelamento, per scoprire chi si palliava sotto quel travestimento.

 

Ma Finrod reagì, e vi fu grande battaglia nella sala della Torre dei Lupi, quando due canti di grande magia si scontrarono. Ma il Signore del Narog non aveva di fronte un semplice stregone, e molto Sauron sapeva (e altro aveva intuito) di ciò che era avvenuto ai Noldor prima del loro ritorno alla Terra di Mezzo. E fu proprio quando Egli evocò il massacro di Alqualondë e la colpa che gravava sui Noldor in esilio che il canto di Finrod perse la propria luminosa grazia: e in questa crepa Sauron si infilò con la sua voce e la sua stregoneria, piegando Felagund in ginocchio e strappandogli il travestimento che lo palliava. Ma pur riconoscendovi un alto Elfo venuto dall’Ovest, pure ancora ne ignorava l’identità.

Così lo scontro tra Sauron e Finrod è descritto nel Lai di Leithian:

 

Intonò un canto di stregoneria:
forare, violare, fellonia,
E svelare, scoprire, tradire.
Ma Felagund, senza basire,
Rispose, questo cercando di dire:
Resistere contro il potere,
E fedeltà e segretezza tenere
Come torre, e liberi stare:
Di cangiare e forma mutare;
Lacci elusi, trappole infrante,
Carceri aperte, catene schiante
Avanti e indietro andavano i canti,
Girando, oscillando, via via più tonanti.
Saliva la voce, Felagund resisteva
E la magia e la potenza metteva
Di tutti gli Elfi in ciò che diceva.
Ed ecco dolci nel buio gli alati
Dal Nargothrond cantare beati
E più lontana la voce dell’onda
Di là, in Occidente, lungo la sponda,
La spiaggia di perle, degli Elfi la terra.
S’accrebbe il buio, infuriava la guerra
In Valinor. Rosso sangue scorreva
Accanto al Mare, e il Noldo uccideva
Il Marinaio, e rubava le navi,
Le navi bianche, leggere e soavi;
Dal porto salpava. E gemono i venti,
Urlano i lupi coi ladri fuggenti.
Mormora il ghiaccio del Mare alle foci.
Soffrono in Angband pene atroci
Gli schiavi. Tuono, fuoco ardente –
E Finrod crolla abbattuto, perdente.

Il Silmarillion, XIX. Beren e Lúthien, Traduzione di Francesco Saba Sardi.

 

Così li trasse nelle proprie segrete. E ogni notte due occhi si accendevano nel buio, e uno dei compagni di Finrod venivano tratti nelle fauci di uno dei mannari di Tol-in-Gaurhoth, fino a quando non rimasero solo lui e Beren. E poiché ancora Sauron si interrogava sulle motivazioni dell’Elfo, fu Beren a essere aggredito prima di lui. Ma Finrod si liberò, strappando le catene, e combatté in corpo a corpo contro il lupo, uccidendolo con le unghie e i denti. Ma egli stesso ne rimase ucciso.

 

E Sauron ne fu al contempo deluso e soddisfatto, poiché ancora non sapeva chi egli fosse, ma era certo di essersi liberato del più possente rivale.

 

Tol-in-Gaurhoth, di Elena Kukanova
Tol-in-Gaurhoth, di Elena Kukanova

La Storia ci racconta di quanto errato fosse stato questo calcolo. Poiché non una notte passò che una fanciulla elfica si presentò di fronte ai cancelli di Tol-in-Guarhoth, e con lei solo un grande mastino come accompagnatore. Ma lei non era una fanciulla come tutte le altre: Lùthien Undòmiel, figlia di Thingol e di Melian la Maia, Signora del Doriath, stava sul ponte di fronte alla Torre, ed esigeva la venuta del suo Signore, onde reclamare la libertà di Beren.

 

E intenzionato a fare dono di Lei a Morgoth, decise di catturarla: mandò un lupo al ponte, ma fu rapidamente e silenziosamente ucciso da Huan, il Mastino di Valinor. Ne mandò molti altri, e Huan li uccise tutti. Infine, mandò Draugluin, padre dei lupi mannari di Angband. La lotta tra Huan e Draugluin fu feroce, ma Huan era forte, resistente e implacabile nella sua collera. E alla fine Draugluin fuggì e, prima di morire, con l’ultima voce disse al padrone “Huan è qui”. E la presenza del Mastino di Valinor convinse Sauron che era giunto il momento di uscire e affrontarlo.

Huan sottomette Sauron, di Ted Nasmith

Raccontava infatti una nota profezia che Huan non sarebbe morto finché non avesse incontrato il più grande di tutti i lupi. E così Sauron escogitò il modo di assumere quel ruolo e sconfiggere il segugio: si paludò della forma di un lupo mannaro, il più grande che il mondo avesse mai visto allora, e si diresse verso il ponte. Così grande fu il terrore che emanava nel suo incedere, che persino Huan indietreggiò momentaneamente. Sauron balzò per attaccare Lúthien, ma lei gli stese il suo velo magico sugli occhi, affliggendolo con stanchezza e cecità. Quindi Huan balzò su Sauron, e furiosa si sviluppò la loro battaglia. La sola forza della malizia di Sauron lasciò Lúthien debole e quasi incosciente, e il combattimento fu brutale e prolungato; tuttavia, nemmeno il Lupo Sauron riuscì a sottomettere il segugio di Valinor. E infine, intrappolato nelle fauci di Huan, non riuscì più a liberarsi, nemmeno quando prese la forma di un serpente e infine tornando alla sua splendente forma.

Ma Sauron non fuggì, già presagendo la vendetta del proprio Padrone. E invece di lasciare la sua forma fisica, si arrese a Lúthien, concedendole il controllo dell’isola in cambio della sua liberazione. Prese la forma di un vampiro e fuggì sull’altopiano del Dorthonion, dimorando nella foresta di Taur-nu-Fuin, che riempì di orrore.

 

Poco si sa di ciò che avvenne a Sauron negli anni successivi, prima della Guerra d’Ira. Ciò che è certo è che, dopo la sconfitta di Morgoth, egli si palliò del suo miglior sembiante e si recò da Eonwë, l’Araldo di Manwë, implorando perdono per i suoi atti che, ripeteva, aveva compiuto solo per terrore di Melkor e della sua vendetta. Eonwë tuttavia non aveva l’autorità per concedere il perdono, e intimò a Sauron di tornare in Valinor e umiliarsi chiedendo ai Valar stessi di decidere il suo destino.

 

Ma Mairon il Maia, Sauron l’Aborito, non era pronto a tanto, non dopo che per lunghi secoli non aveva servito altri che un Signore temibile ma disposto a lasciargli ampia libertà di dominio. E così fuggì, nascondendosi in oscuri rifugi all’Est della Terra di Mezzo. E per un certo periodo di lui non si seppe nulla.

 

Fu intorno al 500 della Seconda Era che Sauron tornò a manifestarsi, ritenendo che il tempo fosse maturo e che i Valar si fossero alfine dimenticati della Terra di Mezzo. E così scordò rapidamente il proprio pentimento, tornando ad assecondare la propria volontà di dominio. E molti Uomini a Est e a Sud, già corrotti da Melkor, caddero sotto l’Ombra seguendolo.

Nell’anno 882 S.A., Gil-galad percepì un’ombra sorgere a Est e inviò un avvertimento a Númenor, che proprio nei decenni precedenti aveva iniziato a creare porti e empori fissi sulle coste della Terra di Mezzo, a seguito delle esplorazioni di Tar-Aldarion il Marinaio.

 

Annatar, di Gerwell
Annatar, di Gerwell

Intorno all’anno 1000 S.A. Sauron percepì dal crescente potere dei Númenóreani e scelse Mordor come terra da trasformare in una roccaforte. Iniziò la costruzione di Barad-dûr, la Torre Oscura, vicino al Monte Fato. Sebbene Sauron sapesse da tempo che gli Uomini erano più facili da influenzare, da sempre vedeva negli Elfi l’obiettivo più soddisfacente per le proprie mire: perché erano essere possenti, antichi, e capaci di utilizzare con profitto le arti manuali e le arti magiche. E così, dopo essersi nascosto e aver aumentato il suo potere in segreto, nel 1200 S.A. Sauron assunse un aspetto splendido e attraente, e si fece chiamare Annatar, il Signore dei Doni, lasciando passare per un emissario dei Valar – quasi ad anticipare di un’era l’arrivo degli Istari.

Ma nonostante il suo bel sembiante e le sue parole vellutare non fu mai il benvenuto nel Lindon poiché Elrond e Gil-galad non si fidavano di lui e si rifiutarono di trattare con lui, sebbene non percepissero chi fosse veramente.

Altrove Annatar fu accolto volentieri, specialmente nell’Eregion, dove solo Galadriel diffidava di lui. I fabbri Noldorin lì impararono molto da lui nell’arte e nella magia, poiché la loro sete di conoscenza era grande. Ispirati da Annatar e guidati da Celebrimbor, figlio di Curufin figlio di Fëanor, i membri della Gwaith-i-Mírdain divennero più abili di chiunque altro artiere elfico tranne forse il nonno del loro Signore.

Nell’anno 1500 della Seconda Era, quando raggiunsero l’apice della loro arte e del loro sapere, gli Elfi iniziarono a forgiare gli Anelli del Potere, che secondo Annatar li avrebbero aiutati a preservare i loro poteri sulla Terra di Mezzo.

 

Ma il piano di Sauron era ancora più elaborato. E quando gli anelli furono pronti, nell’anno 1600 della Terza Era, nelle profondità del Monte Fato, egli forgiò un ultimo Anello, l’Unico, che aveva il potere di controllare i portatori di tutti gli altri, eccetto i tre anelli degli Elfi che il solo Celebrimbor aveva creato senza il suo intervento diretto. Pure, anche questi tre ne erano legati, perché simile era l’arte che ne aveva permesso la forgiatura. E Sauron investì la maggior parte del suo potere nell’Anello mentre lo forgiava, in modo che fosse più potente degli altri e di qualunque altro monile presente nella Terra di Mezzo, capace di piegare menti e volontà più forti di quelle di comuni uomini. Con il suo potere completò la costruzione della Torre Oscura.

 

Ma gli Elfi non si lasciarono intrappolare così facilmente e non appena Sauron indossò l’Unico Anello, loro e Celebrimbor si accorsero di lui e realizzarono di essere stati traditi. Nascosero i loro Anelli a Sauron e non li usarono. Sauron pretese che gli altri Anelli gli fossero dati, perché non sarebbero stati realizzati senza la sua conoscenza. Gli Elfi rifiutarono e la guerra divenne inevitabile.

 

Sauron, di Kenneth Sofia
Sauron, di Kenneth Sofia

Lunga e dolorosa fu la Guerra tra gli Elfi e Sauron, e provocò la distruzione dell’Eregion, la chiusura delle Porte di Moria e la rovina dell’Eriador, ove solo piccoli centri di resistenza, come la casa sicura di Imladris o il Lindon al di là dei Monti Azzurri si contrapponevano ancora al dominio dell’Oscuro Signore.

Sauron era il Signore Oscuro di quasi tutta la Terra di Mezzo, eccetto le coste, Ma i Númenóreani e il loro Re Tar-Minastir, ancora legati all’antica amicizia, risposero alla richiesta di aiuto degli Eldar di Gil-Galad e inviarono una forza di soccorso. Con le forze unite, l’esercito di Sauron fu respinto e sconfitto vicino al Guado di Sarn Athrad e si ritirò a Tharbad. Ma l’ammiraglio Númenóreano Ciryatur aveva inviato una seconda flotta, che era sbarcata alla foce del fiume Gwathló. Quivi, nella battaglia che ne seguì, l’esercito di Sauron fu attaccato da due fronti e completamente sbaragliato. Il Signore Oscuro fuggì di nuovo a Mordor con poco più della sua guardia del corpo e una manciata di Orchi.

 

Tuttavia, se le successive conquiste di Sauron non raggiunsero mai l’estensione che avevano raggiunto durante la Guerra con gli Elfi, molte delle terre natie dei suoi nemici più potenti erano state devastate. Mentre i Númenóreani stabilirono domini attorno alle Terre Occidentali (c. S.A. 1800), l’impero di Sauron continuò ad espandersi nell’estremo sud e a est per dominare gli Uomini barbari come servi e adoratori.

 

Poiché si era ormai convinto di non poter trarre a sé gli Elfi, decise di utilizzare gli Anelli che aveva creato per irretire le altre razze parlanti della Terra di Mezzo. E così distribuì i nove Anelli del Potere a tre signori corrotti di Númenor, a un re degli Esterling e ad altri cinque Uomini che divennero potenti Re e stregoni nella Terra di Mezzo. E sette anelli a loro volta diede a ciascun Re delle sette stirpi dei Nani. I Nani si dimostrarono troppo coriacei e resistenti ai loro effetti, che li spingevano soprattutto a bramare sempre maggiori ricchezze; ma gli Uomini no. Una volta raggiunto l’apice del proprio potere, uno dopo l’altro, a seconda di quale fosse la loro forza interiore, cominciarono a svanire nel mondo invisibile. E infine, nel 2251 della Seconda Era, riapparvero come Spettri dell’Anello, i più fedeli e i più temuti servi di Sauron.

 

Credendo che avrebbe dominato tutta la Terra di Mezzo, Sauron assunse molti titoli gloriosi: Re dei Re, Re degli Uomini, e persino Signore del Mondo.

 

Vi era tuttavia un altro Re degli Uomini che aveva allora raggiunto l’apice del suo potere: Ar-Pharazôn il Dorato, che aveva usurpato il trono di sua cugina Tar-Mìriel e guardava con superbia al fatto che nella Terra di Mezzo vi fosse qualcuno che si dichiarava più potente del Re degli Uomini.

Nel 3262 S.A, i fieri Númenóreani giunsero nella Terra di Mezzo con grande potenza di armi e le forze di Sauron fuggirono innanzi a loro. E rendendosi conto che non poteva sconfiggere i Númenóreani con la forza militare, Sauron chinò il capo. Si presentò di fronte al Re, e si prostrò a lui blandendolo con parole di rispetto e ammirazione, e come estrema umiliazione si lasciò condurre come ostaggio a Númenor.

Elena Kukanova, il Tempio di Melkor
Elena Kukanova, il Tempio di Melkor

Lì, passò rapidamente da prigioniero a plenipotenziario. Fu conosciuto come Zigûr, il Mago, perché grande era la sua sapienza e il suo potere, a cui molti guardavano con invidia e desiderio. E Sauron sedusse il re e corruppe un popolo già divenuto ostile agli Eldar e alle tradizioni, e convertì molti Númenóreani al culto dell’Oscurità, diventando Sommo Sacerdote di un culto di Melkor. Fece tagliare l’Albero Bianco e al suo posto costruì un grande Tempio in cui eseguì sacrifici umani, perseguitando coloro che erano ancora Fedeli. Infine, convinse il re a ribellarsi ai Valar e ad attaccare Valinor stessa, sostenendo che avrebbero ottenuto l’immortalità. E quando le forze di Ar-Pharazôn misero piede nel Reame Beato, i Valar rimisero la loro potestà nella mani di Eru. Ed Eru intervenne con collera e furore: una grande onda si sollevò da Belegaer e Númenor annegò sotto il mare.

 

Sauron era su Númenor nel Tempio di Melkor quando ciò avvenne. E si dice che nemmeno lui si attendesse un esito così catastrofico, dimentico com’era della Furia dei Valar durante la Guerra d’Ira, che distrusse il Beleriand. E così, nella sua superbia, fu intrappolato nel diluvio che ne seguì. E riuscì a malapena a fuggire dall’Isola, sulle ali di un nero vento, come spirito malvagio che da allora più non fu in grado di reincarnarsi in un sembiante che fosse piacevole alla vista. Così legato alle cose terrene era divenuto, al potere su Uomini e cose, all’esercizio del dominio e della Morte, da essere ormai inevitabilmente legato al mondo visibile. E quel po’ di potere che ancora manteneva della sua forma originaria era ora confinato nell’Unico Anello. Tornato a Mordor, lo utilizzò per darsi un nuovo corpo, che si dice ormai essere orribile a vedersi, e riprendere la guida delle proprie schiere.

 

Nel frattempo, alcuni fedeli Númenóreani, guidati da Elendil, furono salvati dal diluvio e fondarono i regni in esilio di Gondor e Arnor nella Terra di Mezzo. Sauron li considerava ancora i suoi odiati nemici e lanciò un attacco preventivo a Gondor nel 3429 S.A.

In risposta, i Númenóreani formarono l’Ultima Alleanza con il re degli Elfi Gil-galad. Dopo averlo saputo, Sauron inviò alcuni Orchi di Mordor alle Montagne Nebbiose per tendergli un’imboscata. Si racconta che fu proprio in questo frangente che, per contrastare l’avanzata degli alleati lungo l’Anduin, i suoi orchi diedero fuoco ai giardini delle Entesse, che fuggirono a est e non furono più riviste nella Foresta di Fangorn per le ere successive.

 

Sauron contro Elendil e Gil-Galad sull'Orodruin, di Kip Rasmussen
Sauron contro Elendil e Gil-Galad sull’Orodruin, di Kip Rasmussen

Ma a nulla valse: gli Alleati raggiunsero Mordor e sconfissero le forze di Sauron nella Battaglia di Dagorlad nel 3434 S.A., infine assediando Barad-dûr. L’assedio durò sette anni fino al 3441 S.A., quando Sauron, consapevole della prossima disfatta delle sue forze, lasciò la sua fortezza, impegnandosi in un combattimento diretto. Elendil e Gil-galad insieme combatterono contro Sauron sulle pendici dell’Orodruin, riuscendo infine a sconfiggerlo a costo della propria vita. Isildur, figlio di Elendil, tagliò l’Unico Anello dal dito di Sauron e lo rivendicò. E Sauron scomparì come una nera nuvola, privato dell’unico oggetto che ancora gli potesse dare una consistente forma visibile.

 

Ma l’Anello aveva ormai sviluppato una volontà propria. E così, alla prima occasione, tradì Isildur, che fu individuato e ucciso dagli Orchi, e l’Anello andò perduto per più di duemila anni nel letto del fiume Anduin.

 

Molto è raccontato di ciò che avvenne nel corso della Terza Era. Di come Sauron lentamente riacquisisse le forze mentre le sue schiere attendevano il momento propizio per rivelarsi nuovamente. E i molti regni che aveva guidato con pugno di ferro, ora liberi dalla sua influenza, cominciarono a individuare nuovi nemici. E poiché sempre verso Ovest avevano combattuto, la maggioranza di loro rivolse le proprie mire sulle ricche terre di Gondor, alle cui frontiere orientali la guerra non cessò mai del tutto per parecchi secoli.

 

Fu solo intorno al 1000 T.E. che Sauron poté di nuovo iniziare a prendere forma in un corpo fisico vivente. Preoccupati da questa prospettiva, e forse percependo il risveglio del Signore degli Anelli, i Valar inviarono cinque Maiar dall’Occidente per assistere i popoli della Terra di Mezzo contro Sauron. Dei quali, com’altrove è detto, uno solo tornò infine all’Ovest, e fu l’ultimo venuto.

 

Il potere di Sauron fu sufficiente per gettare nuovamente un’ombra su porzioni della Terra di Mezzo. Tra di esse anche Boscoverde il Grande, che da millenni rappresentava la sede di regni di Elfi Silvani sulla sponda orientale dell’Anduin.

Così, intorno al 1050 della Terza Era, Sauron scelse una collina nel sud di Boscoverde come luogo in cui costruire la fortezza di Dol Guldur. All’inizio, i Saggi pensarono che questo “Negromante” fosse uno dei Nazgûl che erano tornati e avevano preso residenza nel sud di quello che ormai le persone cominciavano a chiamare Bosco Atro.

A partire dall’anno 1300 T.A. il potere di Sauron ricominciò a crescere: esseri malvagi si moltiplicarono e divennero di nuovo audaci, come gli Orchi delle Montagne Nebbiose o i Draghi, che ricominciarono i propri attacchi al nord della Terra di Mezzo attaccarono i Nani; a Ovest si verificarono sempre più frequenti apparizioni dei Nazgûl, con la successiva fondazione del regno di Angmar a nord degli Erenbrulli. Nei secoli successivi, i sudditi di Sauron ad Angmar, nell’Est e nel Sud si concentrarono contro i suoi antichi nemici. I re Araphant di Arthedain e Ondoher di Gondor si resero conto che un’unica forza stava coordinando gli attacchi a entrambi i loro regni e che avevano bisogno di lavorare insieme per combattere questo male. Tuttavia, Angmar riuscì a distruggere il regno di Arthedain prima dell’arrivo dei rinforzi dal Sud, e Arvedui ultimo Re andò perduto in una tempesta nella baia di Forochel, dove si era rifugiato. E, scomparso il regno del Nord – e il suo potere trasmesso ai Capitani dei Dùnedain – i Nazgûl tornarono a concentrarsi sul Sud, conquistando Minas Ithil nel 2002. Così misero fine alla guardia ai confini di Mordor e resero possibile il segreto ritorno di Sauron.

 

Ma il loro successo finale fu la fine della linea reale di Gondor, quando re Eärnur accettò la sfida del Re Stregone e si recò a Minas Morgul (il nuovo nome di Minas Ithil), per non tornarvi mai più. E furono questi gli anni in cui, mentre la sua ombra si approfondiva, un Balrog si svegliò nelle profondità delle Montagne Nebbiose, causando in pochi anni la fine del Regno di Khazad-dûm e la fuga dei Nani della Stirpe di Durin.

 

Nel 2060 T.A. il potere di Dol Guldur era all’apice, e fu ormai chiaro che Sauron era il necromante che vi risiedeva. Gandalf entrò nella fortezza nel 2063 ma l’ombra fuggì davanti a lui e tornò ad est. Il periodo della sua assenza fu noto come la Pace Vigile, perché la pressione del Nemico su Bosco Atro si era attenuata e i Nazgûl rimasero confinati a Minas Morgul, sfruttando questo periodo per preparare il ritorno di Sauron.

Il Negromante tornò nel 2460 più potente, con molti Uomini al suo servizio, e prese nuovamente residenza a Dol Guldur. Il suo ritorno coincise con la riapparizione dell’Unico Anello che, tre anni dopo, cadde nelle mani dello Sturoi Sméagol. Percependo il pericolo, i Saggi formarono il Consiglio Bianco.

 

Gli obiettivi del Negromante rimasero quelli di radunare gli Anelli del Potere, trovare notizie sull’Unico Anello ed eliminare l’Erede di Isildur, se uno fosse rimasto nella Terra di Mezzo, poiché ancora Sauron ricordava l’umiliazione patita due millenni e mezzo prima per mano dell’erede di Nùmenor.

Nel 2475 T.A. gli Uruk-hai uscirono da Mordor e conquistarono rapidamente l’Ithilien, dislocando proprie pattuglie per tutto il corso sinistro dell’Anduin. Alcuni anni dopo gli Orchi delle Montagne si organizzarono, bloccando i passi verso Ovest; Moria era stata spopolata secoli prima dal Balrog, e Sauron vi inviò Orchi e Troll. Si dice che anche i Balchoth, che invasero Bosco Atro e collaborarono con gli Orchi per attaccare Gondor, fossero stati sobillati dalla sua volontà e spinti ad attaccare ripetutamente Gondor nei decenni a venire.

E quando anche Erebor cadde, conquistata da Smaug il Drago, i servi di Sauron catturarono il Re dei Nani Thráin II e gli presero uno dei Sette Anelli dei Nani, che tornò in mano a Sauron.

 

Mentre stava ancora indagando sul Negromante, Gandalf si intrufolò a Dol Guldur nel 2850 e incontrò il Re dei Nani morente, scoprendo che il Negromante non era altri che Sauron. L’anno successivo, Gandalf informò il Consiglio Bianco e sollecitò un attacco immediato alla fortezza. Ma Saruman il Bianco, che a lungo aveva studiato la natura degli Anelli tanto da iniziare ad esserne irretito, aveva appreso della fine di Isildur e del fatto che l’Anello del Dominio era perduto nell’Anduin vicino ai Campi Iridati, e pensò che fosse meglio permettere a Sauron di accumulare la sua forza per rivelarne la posizione, con il segreto obiettivo di impossessarsene lui stesso. Seguendo questa strategia, Saruman si oppose a Gandalf.

 

Mentre il suo potere cresceva e la sua ascesa si avvicinava, i suoi servi si mossero di nuovo contro Gondor; i suoi agenti spinsero gli Haradrim a riprendere ad attaccare il Regno del Sud, mentre gli Uruk-hai e gli Orchi di Mordor infestarono l’Ithilien, Non riuscirono mai, però, ad attraversare l’Anduin, perché ancora forte era l’esercito degli Uomini, e salda la mano dei Sovrintendenti che reggevano il Regno sin dalla scomparsa dell’Ultimo Re.

Considerando la situazione e l’occupazione del drago Smaug di Erebor, Gandalf era preoccupato che l’assalto militare di Sauron contro l’Occidente fosse una questione di tempo e che avrebbe convinto Smaug a diventarne alleato, schierando una forza che nessuno nella Terra di Mezzo era in grado di fronteggiare. Così iniziò a pensare a una strategia per permettere ai discendenti di Durin di riconquistare la Montagna e sconfiggere il drago.

Nel 2939 T.A., Saruman apprese che Sauron stava cercando l’Anello e temette che Sauron lo potesse trovare prima di lui. Nel 2941, accondiscese alla richiesta di Gandalf di attaccare Dol Guldur. E in quell’anno decisivo, mentre da una parte Gandalf conduceva Thorin e la sua compagnia a eliminare Smaug e a vincere la decisiva battaglia che ne seguì, consentendo al Regno Sotto la Montagna e la Valle di prosperare di nuovo, dall’altro il Bianco Consiglio preparò l’assalto a Dol Guldur. Ma Sauron si aspettava l’attacco del Consiglio Bianco contro Dol Guldur e fuggì dalla roccaforte per tornare a Mordor.

 

La scacchiera era ormai pronta. Solo l’Anello ancora attendeva di palesarsi, conservato dalla creatura Gollum nelle profondità delle Montagne Nebbiose. O almeno così credevano i saggi. Perché all’insaputa di tutti, il più improbabile dei compagni di Thorin lo aveva sottratto a Gollum durante la cerca di Erebor, e lo aveva ricondotto con sé all’Ovest, nella Contea ove risiedeva.

 

Sauron si dichiarò apertamente nel 2951 T.A., rimandò tre Nazgûl a Dol Guldur e iniziò a ricostruire la Torre Oscura, una volta completata, il Monte Fato eruttò, come una dichiarazione di guerra a tutti i popoli liberi. Da quel momento in poi Sauron non uscì più da Barad-dûr, guidando le proprie schiere con la forza del suo volere e la fedeltà dei suoi Comandanti. L’ombra di Mordor causò disperazione e malattia al popolo di Gondor. E Finduilas, la moglie del sovrintendente Denethor II, cadde vittima del morbo che si diffondeva da Mordor, morendo ancora giovane. Nella sua disperazione, il Sovrintendente usò il Palantir conservato nella Torre di Echtelion, per acquisire conoscenza e trovare nuove speranze contro il Male che sorgeva a Est.

Quel palantír era però direttamente collegato alla Pietra di Ithil che i Nazgûl avevano preso da Minas Morgul, e con cui anni prima Isildur e Anàrion comunicavano tra le due città. Quando Sauron usò il palantìr di Ithil, scoprì che Denethor stava usando il propro. E Sauron tentò di strappare la Pietra Anor al suo controllo, per fare del Sovrintendente un suo fantoccio come avvenne anni dopo con Saruman. Ma fallì a causa della ferrea volontà di Denethor, del suo diritto di nascita sulla pietra, e del fatto che, a differenza dello Stregone di Orthanc, Denethor non desiderava compartecipare del potere del Nemico. Ma questa continua sfida, e la fatica nel resistere al Maia rinnegato, logorò il Sovrintendente, che invecchiò a vista d’occhio e progressivamente perse la speranza in una possibile vittoria contro il male. Perché Sauron, una volta compreso che non poteva trarre a sé Denethor, coltivò invece la sua disperazione, mostrandogli come non vi fosse futuro per il Regno degli Uomini, anche qualora venisse valorosamente difeso dai suoi figli.

 

Nel 3000 T.A., l’ombra si allungò e Saruman, che da alcuni secoli risiedeva a Orthanc, e che come anticipato aveva a sua volta trovato e segretamente deciso di usare un terzo Palantir, conservato nella Torre. Come accadde con Denethor, Sauron si legò alla sua mente, riuscendo questa volta a corromperlo facendo leva sulla volontà di dominio e di potere che intanto si era fatta strada nell’Istar, via via che la sua brama dell’Unico cresceva. Così, da uno dei suoi nemici più saggi, Saruman divenne uno dei suoi alleati più potenti.

 

Intorno al 3009 T.A., Gollum, precedente possessore dell’Unico Anello e ora si era deciso a inseguirne il suo ladro, si avventurò a Mordor sperando di rintracciarlo. Ma fu catturato dai servi di Sauron. Torturato e interrogato per gli anni successivi, infine rivelò a Sauron quel poco che sapeva di questo ladro. E il Signore Oscuro apprese che l’Unico Anello era stato trovato da una creatura chiamata Baggins, proveniente dalla Contea.

 

Sauron comprese che era giunto il momento della Guerra aperta, prima che i suoi nemici potessero recuperare il suo Anello, e peggio ancora pensare di utilizzarlo contro di lui. Perché per chi non vede altro che dominio e sopraffazione, l’idea che un oggetto da un simile potere non fosse sfruttato era semplicemente inconcepibile. E così radunò legioni sempre più vaste di Orchi e si alleò con Uomini da est e da sud. E tutto valeva per costruire questo esercito: menzogne, ricompense o minacce. Adottò il simbolo di un occhio senza palpebre e cominciò a diffondere apertamente il proprio potere nella Terra di Mezzo, e ovunque l’Occhio di Sauron divenne un simbolo di potere e paura.

 

Ciò che avvenne nei grandi anni che conclusero la Terza Era è narrato in dettaglio altrove. Ma ciò che possiamo dire è che nonostante le forze che il Signore Oscuro scagliò contro i popoli liberi, la resistenza non venne meno. E l’Erede di Isildur si palesò ai suoi occhi dopo aver sottratto a Saruman la pietra di Orthanc, e insieme a Théoden di Rohan e a Imrahil di Dol Amroth guidò gli eserciti di Gondor e Rohan alla grande vittoria dei Campi del Pelennor, ove l’invasione di Minas Tirith fu respinta e la speranza tornò a risplendere sui volti dei Capitani dell’Ovest.

Ma nonostante la sconfitta, molte altre frecce serbava Sauron nel proprio arco, e nel suo folle orgoglio non fu in grado di comprendere quali fossero gli schemi dei suoi nemici. Perché proprio quando Aragorn portava guerra al Cancello Nero di Mordor, distraendo i suoi eserciti e il suo volere, un piccolo Hobbit si inerpicava sulle pendici del Monte Fato, e raggiungeva il Sammath Naur ove molti millenni prima egli aveva forgiato l’Unico.

 

E qui il potere dell’Anello infine si rivelò, portando Frodo Baggins a indossarlo rivendicandolo per sé. E solo allora Sauron finalmente percepì la presenza dell’Hobbit e dell’Anello e, rendendosi conto di essere stato ingannato, fu sopraffatto dall’ira e dalla paura. Perse all’istante ogni interesse per la Battaglia del Morannon in corso e spedì i Nazgûl dai cieli sopra la battaglia al Monte Fato, con tutta la fretta possibile. Ma era troppo tardi; Gollum spuntò alle spalle del Portatore e lo aggredì, strappandogli l’anello e il dito che lo cingeva con un morso. E nel combattimento che ne seguì mise il piede in fallo, e cadde nella Voragine del Fato, e l’Anello con lui, distruggendolo e distruggendo egli stesso. E in quel momento che Gandalf definì l’ora del Fato, Barad-dûr e molte altre fortezze di Sauron crollarono in rovina, perché la forza che le manteneva in piedi stava venendo meno.

 

E la fine dell’Anello privò Sauron del fulcro del proprio potere, quella che lo teneva legato al mondo che lo circondava, e incanalava la sua volontà di comando sulle creature e sulla natura, e di lui non rimase che un nero spirito assetato di vendetta. E come fumo Sauron emerse e si levò sopra Mordor, una nera nuvola che pareva tendere una grifagna mano verso l’esercito dell’Ovest. Ma mentre lo faceva, un gran vento si levò da Ovest, ed egli ne fu spazzato via, svanendo per sempre dalla Terra di Mezzo.

 

Ma questa non fu la fine. Poiché di natura divina egli rimaneva, nonostante la propria condotta e i propri desideri lo avessero ormai tanto avvinto alla Terra da non permettergli più di assumere una nuova forma. Come disse lo stesso Gandalf, con la distruzione dell’Anello Sauron fu “mutilato per sempre, diventando un semplice spirito di malizia che si rode nelle ombre, ma non può più crescere o prendere forma“. Il corpo fisico di Sauron che si trovava nella Torre Oscura morì e senza l’Anello il suo spirito non aveva più il potere di crearne uno nuovo. Sebbene la sua mente e il suo essere indistruttibili fossero legati per sempre a Eä, Sauron aveva perso ogni potere di esercitare la sua volontà sul mondo e non avrebbe mai più potuto crescere in forza fino alla fine dei Tempi, quando il mondo sarà cambiato.

 

E così di Mairon l’ammirabile, Sauron Bauglir, Signore degli Anelli, Re degli Uomini, Annatar dai molti Doni e l’Aborrito che maledisse la propria grandezza, Seguace dell’Oscuro Signore e di lui Successore, Mago e Negromante,  Artano l’Alto Fabbro e Aulendil seguace di Aulë nulla rimase, se non il ricordo di come la luce che più brillante splende possa ammantarsi della più nera oscurità quando passioni e brame ne insidiano l’intimo fulgore.

 

Poiché mai Sauron si schierò contro la creazione come il suo Padrone fece all’alba dei tempi, ma piuttosto ne subì l’intimo potere e ne sviluppò immediata passione, tanto da volerne dare forma, e scopo, anche al di là degli obiettivi che Eru aveva posto su di essi.

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