Thorin e Roäc, di John Howe

Roäc il Corvo

Erebor, 2.788 T.E. – Erebor, ? Q.E.?

 

Tra i molti animali parlanti che vivono nella Terra di Mezzo, i corvi sono forse tra quelli meno noti ai lettori odierni, abituati ad ascoltare le grandi storie narrate da Uomini o da Elfi e quindi meno esperti delle tradizioni dei Nani.

 

Eppure, vi è uno di essi che è divenuto celebre perché citato nel libro Andata e Ritorno di Bilbo Baggins, in cui lo Hobbit narrava delle sue avventure insieme a Thorin Scudodiquercia e ai suoi compagni, impegnati nella riconquista del Regno di Erebor.

In particolare, parliamo di Roäc, il capo dei corvi del colle che da loro prende il nome, posto immediatamente a Nord della Montagna Solitaria. Quando Smaug assaltò e conquistò Erebor, infatti, alcuni corvi rimasero a nidificare sugli alti crinali di Colle Corvo. E nonostante la rotta dei loro tradizionali alleati, riuscirono a sopravvivere dal momento che un essere così borioso come il Drago poco o punto interesse rivolgeva a questi volatili.

 

Incontriamo Roäc quando Thorin e la sua Compagnia si accampano per tenere d’occhio Erebor e capire lo stato del Drago al suo interno. In quel momento un vecchio tordo richiamò l’attenzione di Roäc. Ed essendo in grado di parlare Ovestron correttamente, egli e Thorin si intrattennero in conversazione: fu in quel momento che il corvo confermò a Thorin della morte del Drago, e sottolineò che in molti si sarebbero presto interessati al tesoro contenuto nella montagna.

 

E così Roäc accettò di consegnare un messaggio di Thorin al cugino Dàin Piediferro, Signore dei Colli Ferrosi, rinnovando l’alleanza tra i corvi di Erebor e i Nani della stirpe di Durin. E fu probabilmente in questa prospettiva che, prima di partire, Roäc lasciò a Thorin un ultimo monito, avvisandolo che il tesoro del Drago “sarà probabilmente la tua morte”.

 

Non è noto cosa avvenne a Roäc dopo la Battaglia delle Cinque Armate e il ritorno dei Nani a Erebor e degli Uomini a Dale, ma con ogni probabilità i corvi continuarono ad abitare le forre intorno alla Montagna, svolgendo il ruolo di messaggeri e di vedette per entrambi i popoli, e nei lunghi anni di pace vigile che seguirono.

 

 

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