Pengolod, l’annalista di Gondolin
Nevrast (?), inizio P.E. – Tol Eressëa, ?
Pengolod è un personaggio che, per quando non abbia svolto una parte da protagonista nei grandi eventi della Terra di Mezzo, è una figura che chiunque abbia studiato le Grandi Storie di Arda conosce molto bene. Egli è stato infatti, insieme a Rùmil di Tirion, tra i più grandi studiosi dei Noldor, autore di alcune tra le opere che ancora oggi leggiamo, spesso nella traduzione che ne fece Bilbo durante i suoi anni a Gran Burrone.
Ma prima di essere uno storico e un linguista, Pengolod era un Elfo del popolo di Turgon, e nacque con ogni probabilità quando questi era sovrano nel Nevrast, durante i primi anni del Sole. Si racconta che i suoi genitori fossero il padre Noldor e la madre di stirpe Sindar, rendendolo quindi membro di entrambi i principali popoli elfici che vivevano nel Beleriand durante la Prima Era.
Insieme ai propri parenti, quando Turgon seguì il consiglio di Ulmo e decise di trasferire la sua gente nella Valle Nascosta di Tumladen, si spostò a Gondolin. Qui trascorse alcuni secoli di vita: era già all’epoca noto per la sua padronanza delle antiche saghe, e veniva da tutti riconosciuto come uno dei più dotati scrittori di tutto il popolo degli Eldar.
Correva l’anno 510 della Prima Era quando il giorno fatale – che si dice fosse già stato previsto da Mandos moltissimi anni prima, sulla sponda di Araman – giunse anche per la città di Gondolin, che fu presa d’assedio da Orchi, Draghi e Balrog, e che nonostante il coraggio e la forza dei suoi abitanti cadde, e Turgon con essa. Pengolod fu tra coloro che riuscirono a salvarsi insieme a Idril e Tuor, e dopo lunghe peripezie giunse con loro alle bocche del Sirion, ove continuò il proprio lavoro di studioso.
Fu in questa regione che compose la maggior parte delle proprie opere: la revisione degli Annali di Valinor scritti tempo prima da Rùmil a Tirion, e la stesura ex novo degli Annali del Beleriand, che testimoniavano la lunga lotta degli Elfi contro Morgoth che pareva, in quei giorni bui, destinata a un’ingloriosa fine. Alle bocche del Sirion potè anche incontrare i superstiti della Rovina del Doriath, ivi condotti da Elwing figlia di Dior, dai quali apprese nuove storie e un sistema di scrittura, le Cirth di Daeron, ch’egli cominciò a utilizzare e migliorò al punto da renderle un effettivo metodo di scrittura per le generazioni successive.
Dopo la Guerra d’Ira, Pengolod scelse di rimanere nella Terra di Mezzo ove era sempre vissuto, consapevole che molto v’era ancora da narrare. Qui dimorò nel Lindon alla corte di Gil-Galad, ma viaggiò molto, finché fu possibile, per tutti i primi secoli della Seconda Era, divenendo uno dei pochi Elfi volentieri accolti dai Nani di Khazad-dûm nelle proprie miniere. Si dice – ma la cosa non è mai stata del tutto confermata – che qui egli imparò anche il Khuzdul, il linguaggio segreto dei Nani. Se ciò fosse vero, sarebbe decisamente strano: i Nani difficilmente condividono la loro lingua ancestrale, e ancor di più con un Elfo; eppure, questo fatto potrebbe testimoniare la levatura della figura di Pengolod tra tutti i popoli liberi della Terra di Mezzo, Nani compresi.
Qualcosa, però, nel corso dei secoli successivi, portò Pengolod a disamorarsi progressivamente della Terra di Mezzo. Che ciò dipendesse dalla lunga guerra in corso contro Sauron, che sin dalla forgiatura degli anelli aveva infiammato l’Eriador, o da qualche curiosità mai sopita per un Ovest mai visto con i propri occhi, non è dato saperlo.
Quello che ci riportano le cronache è che a un certo punto egli decise di lasciare le sponde orientali e di imbarcarsi dai Porti Grigi, diretto a Tol Eressëa, dove sarebbe vissuto per il resto della propria vita.
E qui, moltissimi secoli dopo, fu lui a ricevere la visita di un viaggiatore inatteso, che si faceva chiamare Eriol di Angol ma che sarebbe divenuto noto come Ælfwine d’Inghilterra tra gli Elfi e i loro Amici. Qui egli gli raccontò la storia degli antichi giorni, riprendendo in mano le opere che aveva composto in gioventù alle corti di Turgon e Gil-Galad. Tra le opere di questo periodo vi è anche quella passata alla storia come Dangweth Pengolodh, un’articolata risposta alle domande di Ælfwine sulla storia delle lingue elfiche e sulla loro differenziazione.
E forse, ancora oggi Pengolod si trova a Eressëa, e ancora è curioso dello strano mondo che, al di là del Mare delle Ombre e delle Isole Incantate, verso il quale nessuna diritta via conduce più da tantissimo tempo, continua a svolgere la propria Storia, e nel quale solo piccoli frammenti delle sue grandi opere sono oggi tramandati e apprezzati.