LINGUE ELFICHE/26 IL CORPUS SINDARIN (PROSA) - PARTE I ~ Mae govannen!

Dopo aver esaminato una selezione di testi in Quenya, passiamo al corpus Sindarin, tratto principalmente dal Signore degli Anelli, ma non solo, come vedremo. Anche in questo caso tracceremo una distinzione tra estratti in prosa e in poesia, per consentirci più avanti alcune riflessioni sulle tre modalità della poesia elfica (linnod, ann-thennath, minlamad thent/estent), quando affronteremo il linnod di Gilraen.

Il primo brano in prosa di questa rassegna è la celeberrima frase di saluto rivolta ad Aragorn da Glorfindel (La Compagnia dell’Anello, Libro I, Cap. XII “Fuga al Guado”).

Ai na vedui Dúnadan! Mae govannen!

Riporto le note di Tolkien su questa frase, presenti in WPP (traduzione mia) [tra parentesi quadre le note editoriali dei curatori di Parma Eldalamberon]:

S Ai na vedui Dúnadan! Mae g’ovannen.

Ah! Finalmente, Dúnadan! Ben incontrato!

S ai in Sindarin come “salve!” o meno formalmente “Ah eccoti qua”. […]

S na, a (un punto di tempo o spazio). […]

S medui, aggettivo, “finale, ultimo” (m > v dopo la preposizione).

S Dún-adan “Uomo dell’Ovest(uria)”, usato a Rivendell come nome di Aragorn. […]

S mae, avverbio, bene.

mae < măgē e maȝĕ > mae. māra è magra.

[Con la forma māra, confronta Q mára “buono, come dovrebbe essere, in uno stato giusto o consono, in salute, bene” sotto √MAGA “prosperare, essere in buono stato”. Vedi anche √MAY- “eccellente, ammirevole”; √(A)MAY- “adeguato, utile, giusto, funzionale; corretto” sotto √PEN-. Cfr. GL mai “bene”.]

S go-vannen “incontrato”: participio passato da go- “insieme” (cfr. sopra Q o-) + forma al participio passato della radice ba(n)-, una radice* Sindarin non correlata ma con un significato simile a Q men-, e che forma il verbo Sindarin govan-, giungere nello stesso luogo, incontrarsi, alla forma di participio passato govannen.

*Connesso con il Quenya ABA/BA, andare (via), come in vanwa “sparito, partito”.

[La nota in asterisco, come la maggior parte della voce stessa, è stata cancellata con un tratto di penna e la spiegazione di go-vannen revisionata come segue.]

go-vannen “incontrato”: forma di participio passato dal S covad- “raccogliere”, transitivo o intransitivo, “riunire, portare assieme” [√KOB-] tempo passato covant, participio passato covannen “ricongiunti”.

Questo non funziona proprio. La spiegazione del lemma secondo cui contiene [la radice] Sindarin √BAN “incontrare”, scontrarsi, preceduta dal prefisso go (< Eldarin Comune WĂ, WO) è ovviamente corretta.

[Il motivo per la nuova etimologia sembra essere il fatto che il participio dovrebbe subire indebolimento, dal momento che segue l’avverbio mae, cosicché la parola sottostante deve iniziare con una velare sorda, condizione che sarebbe soddisfatta se questa fosse basata su un verbo come covad- “raccogliere”. Tolkien successivamente aggiunse una nota a margine, obiettando questa tesi e indicando che la spiegazione originale deve essere sostanzialmente corretta.] […]

Mae, bene, g(ī)’ovannen, ben incontrato. [ingl. well [art] thou met]

mae | ki | gwā-

mai | kī | ƀandina.

[Questa nota finale a margine in biro risolve la difficoltà, apparentemente proponendo che la g in govannen così come usata nel passo sia la forma contratta g di un pronome “tu”, ovvero la forma di ki < kī una volta che questo è stato sottoposto al necessario indebolimento successivo a mae; mentre il participio è effettivamente govannen, con l’etimologia base così come suggerita dall’originale spiegazione esposta in precedenza, esso stesso sottoposto a indebolimento in ‘ovannen in combinazione con il pronome.] […]

Abbiamo imparato ormai ad apprezzare le circonvoluzioni etimologiche del Professore, la costante e instancabile ricerca della più soddisfacente combinazione di verosimiglianza, pregnanza di significato, praticità di utilizzo, coerenza col resto del dizionario e ovviamente fattore estetico, di ogni singolo lemma ed espressione.

Nel caso di govannen addirittura cambia idea per ben tre volte, in parte tornando sui suoi passi, e alla fine escogitando un sistema che consenta di sfruttare una delle regole del Sindarin sulla mutazione della consonante iniziale (lenition “mutazione blanda”, vedi qui per approfondire), e che incorpori perfino il pronome con funzione di complemento oggetto nella costruzione participiale.

Apprendo inoltre, essendomi confrontato con la community internazionale che studia approfonditamente il Sindarin, che la spiegazione “g’ovannen”, presentata in questa voce di WPP, non sia la preferita tra gli studiosi, e sia dunque derubricata e scartata, almeno in ambito Neo-Sindarin. La cosa è controversa (non esiste un consensus chiaro), ma pare che una nota di Tolkien sulla radice √KOB/KOM, che ripristinerebbe la correttezza del verbo cova(d)-, sia posteriore alle note su “g’ovannen” (1959-60 ca.). Riporto la voce di questa radice (in due versioni), presente all’interno del “radicario” che si trova alla fine di Parma Eldalamberon #17, Eldarin Roots and Stems (traduzione mia):

√KOB, KOM- radunare, raccogliere. portare nel medesimo posto / punto.

S cova-, intransitivo debole. radunare, raggruppare, giungere al medesimo post, incontrarsi. mae-govannen, ben incontrato!
Q (o)kombe, raduno, adunata/-anza, raccolta. okom-, verbo intransitivo “riunirsi”, okomin, okomne, ókómie. forma transitiva “raccogliere”, komya.

[okomin >> okom-; comya >> komya; cancellato alla fine: conta, (comyane >>) komyane, contane. Questa etimologia si trova sul retro della pagina, appuntata insieme a quella contenente le “Radici per ‘fiore’ e ‘neve'” (vedi alla voce MIR-). è stato cancellato e presumibilmente sostituito dal seguente.]

KOB/KOM. radunare, raccogliere (portare o giungere nel medesimo posto).

S cova, arrivare insieme, incontrarsi, covad, portare insieme, fare incontro.

[covannen, tardo Sindarin per covan(n) in mae-govannen, ben incontrato.]

Q okombe, kombe, raduno, adunata/-anza, raccolta. ókome. verbo intransitivo ‘radunarsi, riunirsi’ . forma transitiva komya. perfetto ókómie.

[cova(d), portare >> cava, arrivare insieme, incontrarsi, covad, portare. Questa voce si trova nel gruppo di etimologie di area semanica “bello, bellezza” (vedi BAN).]

KOB-. [Vedi I 222 s.v. govannen.]


In buona sostanza se govannen sia il participio passato di covad- con la soft mutation / lenition correttamente applicata (come sembrerebbe da queste note, specialmente la seconda – e dunque Tolkien ci ha ri-ri-pensato!) o se piuttosto sia da intendersi come “g’ovannen”, così come da spiegazione offerta in Words, Phrases and Passages, è una questione quasi indecidibile, come spesso accade quando ci si addentra nei meandri delle lingue tolkieniane, specialmente il complessissimo Sindarin.

Ecco cosa si cela dietro a una semplice frase, perfino una delle più conosciute e utilizzate dalla community di lettori. Un esempio di come la costruzione linguistica di Tolkien sia attenta ai minimi dettagli morfologici, ma sempre consapevole che “anche l’occhio vuole la sua parte”!

Glorfindel salva Frodo di Alberto Dal Lago (collettivo Lords For The Ring)

A tal proposito, lascio di seguito, come sempre, la trascrizione in Tengwar di questa frase. Essendo una frase in Sindarin, mi prendo la libertà di mostrare due forme possibili, le due principali utilizzate per la scrittura Sindarin. Fanno entrambe uso delle lettere Feänoriane, ma impiegano ortografie diverse:

  • La prima trascrizione è in forma ómatehtar VC (ovvero la forma che fa uso dei segni diacritici per esprimere le vocali, con il sistema vocale/consonante, ovvero in cui, al contrario rispetto al Quenya, si legge prima la tehta, il segno diacritico soprastante, e poi la tengwa. Era il sistema principalmente usato a Gondor verso la fine della Terza Era.

hE 5`C r2$hJ 2~M52#5# Á tl# xr^5P#5$ Á

[Ai na vedui Dúnadan! Mae govannen! trascritto in Tengwar, modo ómatehtar (font: Tengwar Parmaite)]

 

  • La seconda trascrizione è in forma quantasarme beleriandica, ovvero il modo Sindarin in uso presso gli Elfi Noldor in Esilio durante la Seconda Era, dunque decisamente più antica (sebbene ancora in uso ad Arnor durante la Terza Era). Era una forma di scrittura “piena”, in cui le vocali erano espresse attraverso tengwar aggiuntive.

]Õ 6] rl2.Õ 2.R6]2]6 Á y]á xh r]5l6 Á

[Ai na vedui Dúnadan! Mae govannen! trascritto in Tengwar, modo quantasarme beleriandico (font: Tengwar Parmaite)]

Per approfondire l’argomento, vedi i post in cui si trattano nel dettaglio i sistemi di scrittura.

Bibliografia di riferimento:

  • The Lord of the Rings (1955; 1966) by J. R. R. Tolkien.

  • Words, Phrases & Passages in The Lord of the Rings, tratto da Parma Eldalamberon #17 (2007) ed. Christopher Gilson.

  • The Lord of the Rings: A Reader’s Companion (2005) by Wayne G. Hammond & Christina Skull.

  • Tolkien’s Legendarium: Essays on The History of Middle-earth (2000) ed. by Verlyn Flieger & Carl F. Hostetter – Three Elvish Verse Modes: Ann-thennath, Minlamad thent / estent, and Linnod, by Patrick Wynne & Carl F. Hostetter.

  • Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo, Vol. I: storia e sviluppo delle lingue elfiche di Arda (2016) di Gianluca Comastri.

-Rúmil

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back To Top
Racconti di Tolkien