Davanti a loro apparve ora un bagliore di luce rossa. Gli Orchi si misero a cantare, o meglio, a gracidare, accompagnandosi col battito dei piedi sulla pietra e scuotendo ritmicamente i loro prigionieri.
Afferra e spezza! Voragine nera!
Acciuffa, sbatti! Poi spazza a bufera!
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 «Fu allora che saltai su strofinandomi gli occhi, pronto a lanciare un grido se la visione non scompariva dopo che avessi cacciato dalla mia testa ogni ombra di sonnolenza. Quella cosa acquistava infatti velocità, ed era ormai molto vicina alla prua dell’imbarcazione di Gimli.
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La crepa si chiuse con uno scatto, e Bilbo e i Nani si trovarono dall’altra parte, quella sbagliata! Dove era Gandalf? Né loro né gli Orchi ne avevano la più pallida idea, e gli Orchi non persero tempo a scoprirlo. Acciuffarono Bilbo e i Nani e li spinsero avanti in gran fretta.
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 Quella notte si accamparono su un piccolo isolotto vicino alla sponda occidentale. Sam si avvolse ben bene nelle coperte, e si coricò accanto a Frodo. «Ho fatto un sogno bizzarro una o due ore prima che ci fermassimo, signor Frodo», disse.
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Ed ecco saltar fuori gli Orchi, Orchi grossi, Orchi enormi e brutti, Orchi a non finire*, prima che si potesse dire massi e sassi. Ce n’erano almeno sei per ogni Nano, e perfino due per Bilbo; e furono tutti agguantati e trascinati attraverso la fessura, prima che si potesse dire miccia e acciarino.
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Il cuore di Legolas correva sotto le stelle di una notte d’estate, in qualche radura in mezzo ai boschi di faggi del Nord; Gimli immaginava tra sé di lavorare l’oro, chiedendosi se fosse adatto per ornare la custodia del dono di Galadriel.
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Dopotutto, l’aver portato con loro il piccolo Bilbo si rivelò un’ottima cosa, quella notte. Infatti, per un motivo o per l’altro, per un bel po’ egli non riuscì ad addormentarsi; e quando finalmente si addormentò, fece dei sogni bruttissimi. Sognò che una fenditura nella parete posteriore della grotta si ingrandiva sempre di più, ed egli aveva molta paura ma non riusciva a dare l’allarme o far altro che restare disteso a guardare.
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 Sam lanciò qualche sguardo inquieto da una parte e dall’altra del fiume. Gli alberi gli erano parsi ostili, come covi di occhi nascosti e di pericoli insidiosi; adesso li rimpiangeva. Sentiva che la Compagnia era troppo nuda, galleggiante su piccole barche scoperte, in mezzo a terre senza riparo, e su un fiume che costituiva il fronte della guerra.
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Sembrava abbastanza ampia, ma non troppo vasta e misteriosa. Aveva un suolo asciutto e alcuni comodi angolini. A un’estremità c’era posto per i pony ed essi si misero lì (molto contenti del cambiamento) sbuffando e masticando rumorosamente col muso nella sacca del foraggio.
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 «Com’è ampia e vuota e desolata tutta questa contrada!», esclamò Frodo. «Ho sempre creduto che viaggiando verso sud ogni cosa divenisse man mano più calda e più allegra, e che infine l’inverno scomparisse per sempre».
 «Ma noi ancora non siamo molto a sud», rispose Aragorn.
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