C’erano molti sentieri che portavano su per quelle montagne, e molti passi sopra di esse. Ma la maggior parte dei sentieri si rivelavano, inganni e illusioni che non portavano in nessun posto o a una brutta fine; e la maggior parte dei passi era infestata da cose malvage e da pericoli mortali.
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La Dama allora si alzò in piedi, e Celeborn li condusse al pontile. Un giallo meriggio inondava la verde terra della Lingua, e l’acqua scintillava d’argento. Infine tutto fu pronto, e la Compagnia riprese i posti di prima. Gridando parole d’addio, gli Elfi di Lórien li spinsero con lunghi pali al centro della corrente, e le acque increspate li trascinarono via dolcemente.
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 «Allora, che cos’è il giorno di Durin?» chiese Elrond.
 «Il Capodanno dell’Anno Nuovo dei Nani» disse Thorin «è, come tutti dovrebbero sapere, il primo giorno dell’ultima luna d’autunno alle soglie dell’inverno. Lo chiamano ancora “Giorno di Durin” ed è quando l’ultima luna d’autunno e il sole stanno insieme nel cielo.
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 «A te, infine, Portatore dell’Anello», disse Galadriel rivolgendosi a Frodo, «giungo per ultimo, a te che ultimo non sei nei miei pensieri. Ecco quel che ho preparato per te». Mostrò una piccola fiala di cristallo, che scintillava mentre ella la muoveva, e sprigionava raggi di luce bianca.
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 «”Sta’ vicino alla pietra grigia quando picchia il tordo”» lesse Elrond «”e l’ultima luce del sole che tramonta nel giorno di Durin splenderà sul buco della serratura”».
 «Durin, Durin!» disse Thorin. «Era il padre dei padri della più antica razza di Nani, i Lunghebarbe, e mio capostipite: io ne sono l’erede»*.
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 Tra gli Elfi stupefatti si levò un mormorio concitato, e Celeborn fissò meravigliato il Nano, ma la Dama sorrise, «Si dice che l’abilità dei Nani risiede nelle loro mani e non nella lingua», ella disse; «non è certo il caso di Gimli.
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 «Le lettere lunari sono rune, ma non le si può vedere,» disse Elrond «non quando le si guarda direttamente. Si può vederle soltanto quando la luna brilla dietro di esse, ma ciò che conta di più, anzi il punto fondamentale, è che la luna deve trovarsi nella stessa fase e nella stessa stagione di quando le lettere furono scritte.
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 «E quale dono un Nano gradirebbe ricevere dagli Elfi?», domandò Galadriel rivolgendosi a Gimli.
 «Nessuno, mia Dama», rispose Gimli. «È per me un regalo sufficiente l’aver veduto la Dama dei Galadhrim, e udito le sue dolci parole».
 «Ascoltate tutti, voi Elfi!»,
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 La prese e la fissò a lungo, e scosse la testa; poiché se non approvava interamente i Nani e il loro amore per l’oro, odiava i draghi e la loro crudele malvagità, e lo rattristava ricordare la rovina della città di Dale e le sue allegre campane, e le rive bruciate del luminoso Fiume Fluente.
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«Per te, piccolo giardiniere ed amante degli alberi», disse rivolgendosi a Sam, «non ho che un piccolo dono». Gli mise in mano una scatoletta di semplice legno grigio, del tutto disadorna, con un’unica runa d’argento sul coperchio. «Codesta è la G di Galadriel», disse la Dama; «ma può anche essere l’iniziale di giardino nella tua lingua.
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