La Voce di Saruman, di Alan Lee

Valle dell’Isen, c.a. 3.450 S.E – Esistente nella Quarta Era

 

Si ergeva una torre dalla forma meravigliosa. Era stata creata dagli antichi costruttori che avevano fabbricato il Cerchio d’Isengard, eppure non pareva creazione umana, bensì un pezzo delle ossa della terra staccatosi durante una immemorabile tortura dei colli.
Il Signore degli Anelli, “La via che porta a Isengard”

 

Isengard, di Allrichart

Il pinnacolo di Orthanc è uno delle più straordinarie costruzioni eseguite da mano d’uomo ancora conservate nella Terra di Mezzo ai tempi della Guerra dell’Anello.

Si racconta infatti che essa sia stata costruita dai Fedeli Nùmenoreani dopo la loro fuga dalla follia di Ar-Pharazôn e dall’Akallabêth, come Torre di Guardia ai confini orientali del Regno di Gondor. E solo dalla fattura di questa incredibile struttura, è possibile comprendere un frammento delle capacità degli Uomini di Nùmenor non solo dal punto di vista costruttivo, ma soprattutto tecnologico e di lavorazione dei materiali.

 

Si trattava infatti di una torre di nero basalto alta più di centocinquanta metri, che terminava alla sua sommità in quattro alti pinnacoli di roccia affilata, tra i quali si formava un’alta piattaforma sulla quale erano incisi ignoti simboli di arcana natura.

In questa torre Isildur e Anàrion depositarono una delle sette Pietre Veggenti che condussero con sé da Nùmenor, e che poi fu nota come la Pietra di Orthanc. Ma non vi sono notizie del suo utilizzo da quando Isildur fu perduto ai Campi Iridati, fino a quando non fu a tutti evidente che Saruman il Bianco manteneva contatti con Sauron proprio attraverso il Palantír custodito nella torre che prese a propria dimora.

 

Orthanc, di J.R.R. Tolkien

Va infatti ricordato che il Cerchio di Isengard e la Torre al suo interno rimasero possedimenti del Re di Gondor anche dopo che i Rohirrim di Eorl si stabilirono nel Calenardhon, fondandovi il Regno di Rohan.

Con il tempo i legami e i contatti tra Isengard e Minas Tirith erano però diventati sempre meno frequenti, mentre i Sovrintendenti, reso sicuro il confine settentrionale, erano sempre più preoccupati delle minacce che provenivano dal Sud e soprattutto dall’Est. È per questa ragione che durante il regno di Helm Mandimartello i Dunlandiani guidati da Wulf poterono conquistare facilmente il Cerchio di Isengard e stabilirvi il proprio quartier generale, da cui guidare la conquista di Edoras.

 

Molto è narrato di questi eventi nelle cronache di Rohan: di come Helm fu assediato nella Fortezza che da allora ne prese il nome, e di come, dopo la sia morte, fu il nipote Fréaláf a liberare Edoras e scacciare gli invasori. Quanto a coloro che vivevano ancora a Isengard, il freddo e la carestia del lungo inverno chiesero il loro tributo anche ai Dunlandiani. E coloro che non fuggirono morirono di fame, lasciando Orthanc nuovamente deserta.

 

Fu quindi con grande soddisfazione che il Re di Rohan e il Sovrintendente di Gondor Beren accolsero la notizia che Saruman il Bianco aveva deciso di stabilirsi proprio a Orthanc. E quindi, nel 2759 della Terza Era, lo Stregone ricevette le chiavi e il pieno possesso di Isengard, che da allora fu nota anche come Valle dello Stregone.

 

Gwaihir salva Gandalf da Orthanc, di John Howe

È noto quanto avvenne in seguito: di come Saruman si fece via via irretire dalla volontà di possedere l’Unico Anello, e di come Sauron sfruttò questo desiderio per renderlo suo servo. Di come fino all’ultimo il Bianco Consiglio non comprese i veri intenti di colui che li guidava, almeno fino a quando Gandalf non fu imprigionato sulla sommità di Orthanc da Saruman, che volava convincerlo a unirsi a lui e all’Oscuro Signore.

Salvato da Gwaihir, Gandalf volò a Nord, ove prese parte agli eventi che portarono al Consiglio di Elrond, e poi al viaggio della Compagnia.

 

Qualche mese dopo, dopo che aveva lanciato i propri eserciti alla conquista di Rohan, Saruman ricevette però una visita che non aspettava: perché dalla foresta di Fangorn gli Ent avevano deciso di prendere parte alla guerra, rovesciando su Isengard il proprio furore per la rovina che lo Stregone aveva portato alle propaggini meridionali della foresta di Fangorn. E il cerchio di Isengard fu distrutto e inondato, e Saruman costretto come prigioniero nella sua stessa Torre.

 

Gandalf tornò a Orthanc diverso tempo dopo, ora divenuto il Bianco e sostituito Saruman nel suo ruolo di capo del Bianco Consiglio. E qui giunto insieme a Théoden, Aragorn, Legolas e Gimli, vi trovò Merry e Pipino, che avevano assistito all’assalto da parte degli Ent.

Ma anche la forza dei Pastori degli Alberi nulla poté contro la torra di Orthanc, che ancora stava ritta in mezzo alle alluvioni. Qui avvenne un celebre colloqui con Saruman, che rimase all’interno della torre e parlò loro da un balcone sopra la porta. Si rifiutò di collaborare, ma diede comunque alcune informazioni utili alla Compagnia. Come punizione per la propria Caduta, Gandalf lo espulse dall’Ordine dei Maghi e dal Bianco Consiglio, spezzando il suo bastone.

Dopo questo confronto, Gríma Vermilinguo, che si trovava anch’egli dentro Orthanc, lanciò il Palantír di Orthanc contro il gruppo all’esterno come ultimo gesto di sfida, per la disperazione del suo padrone.

 

La distruzione di Orthanc, di John Howe

Una settimana prima del 22 agosto dell’anno 3019 della Terza Era, quando il Re Elessar e i suoi compagni arrivarono a Orthanc, Saruman aveva già lasciato Isengard insieme a Gríma Vermilinguo. Tuttavia, prima di partire, Barbalbero lo costrinse a chiudere la torre e a consegnare le chiavi di Orthanc.

Uno dei primi compiti del Re Elessar nella riorganizzazione del suo regno fu proprio il restauro della Tprre. Ordinò che il Palantír recuperato da Saruman fosse restituito alla torre. Fu allora che Orthanc venne ispezionata e molti segreti vennero alla luce.

 

Si scoprì infatti che Saruman aveva accumulato numerosi tesori e cimeli antichi, acquisendo negli anni gioielli e cimeli appartenenti a Eorl.

Fu poi trovata una porta nascosta, che venne aperta con l’aiuto di Gimli: al suo interno, un piccolo baule su uno scaffale nascondeva due oggetti preziosi: il primo era un piccolo astuccio d’oro appeso a una catenella: era quello usato da Isildur per portare l’Unico Anello.

Il secondo oggetto era nientemeno che l’Elendilmir, la “stella bianca di cristallo elfico su una fascia di mithril” che era andata perduta dopo la morte di Isildur. Elessar ricevette l’Elendilmir con riverenza e lo portò con sé mentre consolidava il suo pieno dominio su Arnor. Apparve dunque evidente che Saruman aveva trovato i resti di Isildur e si era impossessato di ciò che portava con sé, non trovando però ciò che più voleva, l’Unico Anello, e dunque abbandonando il resto in una stanza dimenticata.

 

Orthanc e le terre di Isengard rimasero parte del Regno Riunito di Arnor e Gondor. Tuttavia, il Re Elessar concesse agli Ent piena autonomia nella Valle di Isengard, ove crearono un grande e rigoglioso bosco, che divenne noto nella Quarta Era come il Giardino degli Alberi di Orthanc.

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