Brea, circa 2.965 T.E. – (presumibilmente) Brea, primi decenni della Q.E.
Omorzo Cactaceo (in inglese Barlyman Butterbur) è un tipico rappresentante degli Uomini abitanti la Terra di Mezzo – o forse, dovremmo dire, degli Uomini in quanto specie. Nel grande affresco di Arda, è una delle figure di sfondo, senza le quali, però, i protagonisti in primo piano non emergerebbero con la medesima chiarezza e lo stesso fulgore.
Omorzo nasce poco dopo la metà del XXX secolo della Terza Era, da una famiglia di locandieri che gestisce da tempo immemore il Puledro Impennato a Brea, una città umana appena al di fuori dei confini della Contea lunga la Grande Via Est, che collega i Monti Azzurri con la valle di Imladris. Ha ereditato la Taverna da suo padre qualche anno prima del volgere del millennio, e da allora serve cibo, bevande e stanze a Uomini e Hobbit.

Non sappiamo molto della sua storia, ma la sua Taverna è certamente una delle più frequentate di Brea, tanto da aver ospitato diversi personaggi poi divenuti celebri nelle saghe che raccontano degli antichi tempi. Sarebbe infatti stato proprio proprio al Puledro Impennato che, come vogliono alcuni, Gandalf il Grigio incontrò Thorin Scudodiquercia in una sera del 2940 TE. Un “incontro casuale”, come fu poi descritto, ma cruciale per i destini di tutti i popoli per la Terra di Mezzo.
Subentrato al padre, Omorzo continuò a gestire il Puledro Impennato con l’aiuto di due Hobbit: Nob, che svolge il ruolo di cameriere, e Bob lo stalliere. Come spesso accade a chi ha a che fare con molte persone e con molte informazioni, aveva una memoria di ferro per quanto concerneva gli eventi del passato, ma molto scarsa per ciò che riguardava eventi più vicini a lui.
Il suo nome entra nelle grandi storie della Guerra dell’Anello quasi per caso: è il 29 settembre dell’anno 3018 della Terza Era quando Frodo e i suoi compagni trovano rifugio al Puledro Impennato, convinti che ad attenderli vi sarebbe stato Gandalf. Non sapevano, però, che lo stregone era stato imprigionato da Saruman il traditore e che era ancora impossibilitato a raggiungerli. Frodo avrebbe però dovuto ricevere diverso tempo prima una lettera di Gandalf che Omorzo, come spesso gli accadeva, si era dimenticato di far recapitare a Hobbivile e che presentò agli Hobbit solo quella sera. La lettera li avrebbe invitati a partire anzitempo dalla Contea evitando di incrociare i Cavalieri Neri che nel frattempo percorrevano l’Eriador a gran velocità. Il destino volle diversamente ma, per fortuna di tutti (non ultimo Omorzo stesso), i quattro Hobbit riuscirono lo stesso a evitare la cattura.
Quel giorno, infatti, al posto di Gandalf gli Hobbit incontrarono qualcuno che non si aspettavano: un ramingo del Nord che nelle Terre Selvagge era noto come Grampasso e che, di tanto in tanto, si fermava a Brea.
Come fu noto più tardi, la sua presenza non era casuale: egli era infatti Aragorn figlio di Arathorn, Capitano dei Dunedain, erede di Isildur e figlio adottivo di Elrond Mezzelfo, Signore di Gran Burrone, ultimo discendente degli Alti Re dei Noldor nella Terra di Mezzo; e quella sera si trovava a Brea per rispettare l’alleanza con Mithrandir e per compiere un nuovo passo nella realizzazione del proprio destino.
E forse il comportamento sospettoso di Cactaceo nei suoi confronti ci rivela ancora più in profondità, con l’evidenza del contrasto, l’intima umanità di Omorzo: un uomo abituato a vivere ogni giorno come il precedente, spaventato dai cambiamenti e solito rifuggire dalle cose che non riusciva a comprendere.
Poco sappiamo di cosa pensò Cactaceo quella notte, quando i Nazgûl fecero irruzione in una delle stanze della locanda convinti di potervi uccidere gli Hobbit nel sonno. Vennero ingannati, e le loro urla di frustrazione rimasero conficcate nella mente del locandiere per lungo tempo.
Ma la mattina seguente ancora maggiore fu la sua costernazione nello scoprire che la porta delle stalle era stata aperta e che cavalli e pony degli ospiti, compresi quelli degli Hobbit, erano spariti. Un uomo onesto, era Cactaceo: per questo, nonostante per lui rappresentasse una somma ingente, si offrì di comprare a Frodo e compagnia l’ultimo pony rimasto in città, quello dello spregevole Billy Felci – che non mancò di farglielo pagare molto salato – e di rifondare la loro perdita con diciotto monete d’argento.
Qualche giorno dopo Gandalf stesso, liberatosi da Isengard, giunse alla locanda e chiese a Omorzo degli Hobbit, apprendendo che non avevano mai ricevuto la sua lettera. E solo la menzione di Grampasso (che Cactaceo temeva invero avrebbe peggiorato la sua situazione) fu capace di rasserenare lo stregone, che quella volta venne meno alla sua minaccia di trasformarlo in un rospo. E tale fu la felicità nell’apprendere della loro salvezza che arrivò a benedire la birra del taverniere.
Trascorsero mesi nei quali Omorzo, fedele alla propria natura, si sforzò di continuare a svolgere il proprio lavoro nonostante le preoccupanti notizie che giungevano dalla Contea, che appariva sempre meno – come d’altronde la stessa Brea – il placido paese a misura di Hobbit che era sempre stato, per diventare coacervo di briganti e di uomini poco raccomandabili provenienti da oltre il Verdecammino.
Trascorse un anno prima che Gandalf e gli Hobbit tornassero a Brea dalla grande avventura. E Omorzo ascoltò con curiosità, sorpresa e un certo scetticismo le storie di Elfi, Alberi Parlanti, Orchi e Anelli magici che i suoi ospiti gli raccontarono.
Ma la cosa che lo sorprese di più fu apprendere che quel Ramingo poco raccomandabile che di tanto in tanto si fermava nella sua locanda era diventato il suo Re, e sedeva sul bianco trono di Minas Tirith.
Altro, della vita di Omorzo Cactaceo, proprietario della Locanda del Puledro Impennato a Brea, non è narrato nelle cronache della Terra di Mezzo.
Ma non fatichiamo a immaginarlo, ancora per lunghi anni e fino alla sua vecchiaia, indaffarato tra i tavoli della sala grande, intento a servire birre e carne arrosto e a tendere un orecchio – curioso e incredulo al tempo stesso – alle mille storie che venivano raccontate dai suoi avventori. Inconsapevole come loro di trovarsi in uno dei luoghi più ricchi di significato e di Storia di tutta la Terra di Mezzo.