Olwë di Alqualondë, Signore dei Teleri
Cuiviénen, c.a. 1050 A.A. – Vivente in Alqualondë
Grande tra gli Elfi che videro le luci delle stelle illuminare Cuiviénen, l’acqua del risveglio, e tra le guide degli Elfi che intrapresero il Grande Viaggio verso Ovest al seguito di Oromë è Olwë, membro della Casata regnante della terza schiera degli Eldar, che poi furono chiamati Teleri.
Lontani si perdono i racconti del tempo della sua infanzia, quando anche la Terra di Mezzo era giovane e poco è rimasto di un tempo alla luce delle stelle.
Sappiamo però, attraverso i libri sapienziali che dagli Eldar giunsero a Numenór, e poi si diffusero tra i dotti di Gondor e di Arnor ch’egli era un discendente di Enel, primo signore dei Teleri, che insieme a Imin e Tata pose le basi della struttura sociale degli Elfi, prima ancora che Oromë li trovasse all’est.
Vi è chi dice che fosse suo figlio, ma difficile è calcolare queste discendenze perdute nel lontano passato. Ciò che sappiamo è che egli era il fratello minore di Elwë Singollo, poi divenuto grande nel Beleriand come marito di Melian la Maia e Signore del Doriath. E, forse, era fratello anche di Lenwë, a sua volta destinato a diventare Re dei Nandor, che tardivamente, e solo al seguito di suo figlio Denethor, entrarono nell’Ossiriand al tempo delle prime guerre contro Morgoth.
Fu Elwë a seguire Oromë a Valinor con Ingwë e Finwë. E quando tornarono, recando agli Eldar notizia dello splendore del reame beato e della magnificenza dei Valar, egli fu tra i primi ad accettare di seguire il fratello in questa grande avventura.
E così, poiché i Teleri erano il gruppo più numeroso, entrambi i fratelli li guidarono a Ovest, attraversando le sterminate pianure di Rhûn e dell’Eriador, le alte Montagne Nebbiose e i più piccoli ma aspri Monti Azzurri. E qui, in vista dell’Ossiriand, la schiera dei Teleri si fermò in attesa che i Valar trovassero il modo per condurre la loro schiera al di là del mare.
I Noldor e i Vanyar si accamparono invece più a ovest, in vista del mare. E venne un giorno in cui Elwë decise di recarsi a visitare Finwë, di cui era grande amico, e lungo la strada attraversò il bosco di Nan Elmoth, dove si trovò di fronte Melian la Maia, che spesso si recava da Valinor in quei paraggi. E tanto furono presi dall’incantesimo d’amore che lo avvinse, che per lunghi anni rimasero là, gli occhi dell’uno puntati in quelli dell’altra, in un idillio che in cuor loro non poteva avere fine.
Ma nel frattempo i Teleri molto si rammaricarono del fatto che Elwë fosse scomparso, giacché né Finwë né i Valar stessi seppero individuare dove si trovasse. E a lungo Olwë posticipò la partenza della sua schiera, nella speranza che il fratello facesse ritorno.
Ma alfine, anch’egli cedette, e con l’animo esulcerato prese la via dell’Ovest. Non tutti lo seguirono, e alcuni rimasero, guidati da Nowë, ancora speranzosi di ritrovare Elwë – cosa che in effetti avvenne. Si dice però che nella lunga permanenza sulle sponde del Beleriand i Teleri avessero sviluppato un profondo legame con il mare, con Ulmo suo signore e con Ossë e Uinen suoi vassalli, che li avvicinarono all’arte della navigazione e della carpenteria. E così a Valinor scelsero di non allontanarsi dalla costa, dimorando sull’Isola che divenne Tol Eressëa per qualche tempo. E quando si spostarono infine sulla terraferma fondarono Alqualondë, il loro porto dei Cigni, sulle sponde del grande mare, ricevendo attraverso il Calacirya la luce degli Alberi. Ed Olwë ne divenne Re nell’anno 1152 degli Anni degli Alberi.
Le bianche navi a forma di cigno dei Teleri solcarono da allora la Baia di Eldamar, spingendo il proprio sguardo ad Ovest fin dove potevano, al di là di Eressëa e verso il Beleriand dove sapevano vivessero ancora i loro consanguinei.
Ciò valse alla gente di Olwë il soprannome di Falmari, gli Elfi del mare.
Qui i Teleri prosperarono e consolidarono una profonda amicizia con i Noldor, tanto che Eärwen figlia di Olwë convolò a nozze con Finarfin figlio di Finwë, generando una progenie che ebbe un grande ruolo nella storia della Terra di Mezzo: erano infatti nipoti di Olwë Angrod e Aegnor, e Finrod Felagund poi Signore del Nargothrond, e Dama Galadriel da biondi capelli incoronata, la più grande e la più forte fanciulla elfica che Arda avesse mai visto.
Le bianche navi a forma di cigno dei Teleri solcarono da allora la Baia di Eldamar, spingendo il proprio sguardo ad Ovest fin dove potevano, al di là di Eressëa e verso il Beleriand dove sapevano vivessero ancora i loro consanguinei.
Ciò valse alla gente di Olwë il soprannome di Falmari, gli Elfi del mare.
Qui i Teleri prosperarono e consolidarono una profonda amicizia con i Noldor, tanto che Eärwen figlia di Olwë convolò a nozze con Finarfin figlio di Finwë, generando una progenie che ebbe un grande ruolo nella storia della Terra di Mezzo: erano infatti nipoti di Olwë Angrod e Aegnor, e Finrod Felagund poi Signore del Nargothrond, e Dama Galadriel da biondi capelli incoronata, la fanciulla elfica più grande e più forte che Arda avesse mai visto.
La pacifica esistenza che essi conducevano era tuttavia destinata a cambiare. E le scaturigini di tale cambiamento furono principalmente due: l’orgoglio di Fëanor e le menzogne di Melkor, liberato dopo tre ere di prigionia a Mandos.
Come altrove è raccontato, dopo l’uccisione di Finwë e il furto dei Silmaril da parte di Melkor, e l’avvelenamento degli Alberi tramite il veleno di Ungoliant, i Noldor si sollevarono contro i Valar, e Fëanor li convinse a seguirlo in esilio nella Terra di Mezzo, per contendere con le armi a Morgoth il possesso dei Silmaril.
Ai Noldor servivano però i mezzi per attraversare Belegaer il grande, e non erano, a quei tempi, a conoscenza delle tecniche di costruzione delle navi in cui i Teleri eccellevano. Così Fëanor si presentò ad Alqualondë e innanzi a Olwë richiese che le navi cigno fossero donate ai Noldor per recarsi al di là del mare.
Ma Olwë, che riteneva la rivolta e l’intera impresa una follia, rifiutò di concedergliele, ricordando che solo i Valar potevano decidere dei destini di Arda.
E così parlò a Fëanor: «Noi non voltiamo le spalle a nessuna amicizia. Ma è proprio di un amico biasimare la follia di un amico. E allorché i Noldor ci accolsero e ci diedero aiuto, voi parlavate diversamente: nella terra di Aman avremmo dovuto dimorare per sempre, come fratelli le cui case sorgano fianco a fianco. Quanto però alle nostre candide navi: no, quelle non ce le avete date voi. Quell’arte non l’abbiamo appresa dai Noldor, bensì dai Signori del Mare; e i bianchi tronchi li abbiamo lavorati con le nostre mani, e le bianche vele le hanno tessute le nostre spose e figlie. Pertanto, noi non le daremo né le venderemo in nome di qualsivoglia alleanza o amicizia. Perché questo io ti dico, Fëanor figlio di Finwë, che le navi sono per noi come le gemme dei Noldor: l’opera dei nostri cuori, di cui mai riusciremo a far l’uguale».
Ma Fëanor montò in collera, e consumò il primo disastro legato al giuramento ch’egli e i suoi figli avevano pronunciato: ordinò loro di attaccare i Teleri e di sottrarre loro le navi con la forza.
Ebbe così luogo l’eccidio di Alqualondë, in cui i Noldor della schiera di Fëanor, e alcuni delle altre famiglie che, coinvolti senza sapere perché nello scontro, credettero che fossero stati gli altri ad attaccare, uccisero indiscriminatamente tutti i Teleri che si opponevano loro, prendendo possesso delle navi e guidandole a nord, verso le coste di Araman.
Disperato Olwë invocò Ulmo affinché punisse gli assassini, ma il Signore del Mare non rispose alle preghiere del Re in ossequio a quanto comandato da Manwë. Tuttavia fu Ossë a rispondere il quale, adirato per il sangue sparso e il furto delle navi, scatenò una grande tempesta che affondò diverse navi.
L’eccidio rimase nella memoria dei Teleri per molti anni, insieme un lutto e un trauma per l’inaspettato tradimento subito e per la perdita dei propri cari.
Tanto che, quando quasi seicento anni del Sole furono passati e i Valar accettarono la supplica di Eärendil, pochi di loro erano propensi a prendere le armi per aiutare i Noldor. E si dice che Olwë, in rispetto agli ordini dei Valar, scelse alfine di permettere alle schiere dell’Ovest di utilizzare le navi. Ma nessuno, tra i Teleri di Alqualondë, prese le armi in quei giorni di gloria, e i pochi che furono scelti per governare le navi vi rimasero a bordo per tutta la durata dei combattimenti, fino a che il mondo non fu cambiato.
Poco sappiamo della vita di Olwë nei secoli successivi, mentre la storia si dipanava ad Oriente. Ma certamente lo vediamo ancora reggere lo scettro di Alqualondë, e accogliere uno a uno tutti i superstiti che, dopo tempo e molte sofferenze, tornarono all’Ovest dopo il perdono dei Valar. E sommo tra questi momenti, ci immaginiamo l’incontro tra lui e sua nipote Galadriel, dopo una separazione durata più di settemila anni.