Beleriand, P.E. circa 300 – Nargothrond, P.E. 502

 

Tra i personaggi ricordati dai Lai del Beleriand non direttamente affiliati all’Oscuro Signore, pochi hanno un ruolo così meschino come Mîm, capo dei “piccoli nani” o “nanerottoli” nel corso della prima era.

Questo nome, “nanerottoli”, assegnato loro dagli Elfi – senza dubbio con tono di disprezzo – non rende però bene il portato negativo che li accompagnava. Erano infatti costoro i discendenti di Nani delle grandi città dei Monti Azzurri come Belegost e Nogrod (e forse ancora più a est, del grande regno dei Lungobarbi di Khazad-dûm) che furono scacciati dalle proprie dimore a seguito della commissione di reati e delitti ai danni dei propri consanguinei. Una tribù infida e – dicono alcuni – maledetta, ognuna delle cui azioni portò gravi conseguenze a coloro che ebbero a che fare con loro.

Mîm il Nanerottolo conservava tuttavia intatti il fascino per le arti manuali e l’abilità di costruttori che caratterizza il loro popolo. Lui e la sua gente entrarono infatti nella storia del Beleriand durante la lunga pace che seguì la Dagor Aglareb e l’inizio dell’Assedio di Angband. Fu in quei giorni infatti che Finrod figlio di Finarfin, certo che Morgoth, lungi dall’essere imprigionato dagli Elfi stesse invece utilizzando questo tempo per macchinare nuove azioni ai danni dei Figli di Ilùvatar, viaggiò per il sud e l’ovest alla ricerca di un luogo sicuro in cui trasferire la propria gente che ora risiede intorno a Tol Sirion.

E, giunto alle rapide del Narog, si avvide che le colline al di là del fiume erano ricche di grotte e anfratti facilmente difendibili. In quelle zone vivevano alcuni Nani di cui Mîm era il capo, che volentieri collaborarono con il Re degli Elfi nell’edificazione delle grandi sale e degli spazi sotterranei che di lì in poi sarebbero stati chiamati Nargothrond, le Volte Fortificate sul fiume Narog. Fu in questo periodo che Finrod divenne noto come Felagund, “Scavatore di Caverne”.

Ma l’indole di Mîm, quando s’avvide delle ricchezze e dello splendore del Regno degli Elfi, non tardò a manifestarsi. Iniziò a ritenere il denaro ricevuto dal Re troppo poco per quanto avrebbe potuto pagare, e iniziò a pensare a una vendetta. Una notte, mentre il popolo dormiva, si introdusse nelle stanze reali e cercò di uccidere Finrod nel sonno. Scoperto, fu risparmiato in virtù dei servigi resi e abbandonato nelle praterie a Nord, verso il Teiglin.

Qui Mîm e la sua famiglia trovarono un nuovo rifugio sull’Amon Rûdh, la montagna calva in vista della frontiera del Doriath, dove raccolsero tutti i tesori che riuscivano a trovare addosso a viandanti incauti o in cadaveri rinvenuti nelle vicinanze.

Un giorno, mentre stava tornando con un nuovo bottino verso la Montagna, Mîm venne catturato da una banda di fuorilegge guidata da un alto uomo del Nord, che disse di chiamarsi Neithan ma che era in realtà Túrin figlio di Húrin della casata del Dor-Lòmin. I due figli di Mîm, Ibun e Khîm, cercarono di fuggire e furono bersagliati di frecce, una delle quali, scoccata da Andròg uccise il secondo dei due.

Mîm catturato dai fuorilegge, di Steamey

In virtù dell’onore che anche in quei periodi oscuri non mancava a Túrin, quest’ultimo offrì i propri servizi a Mîm in cambio della vita del figlio. Così Mîm accettò di condurre i banditi all’Amon Rûdh, che divenne la loro base, e per un certo periodo la forzata convivenza funzionò molto bene, tanto che il Nanerottolo cominciò a considerare Túrin un alleato, se non un amico.

Passarono molti mesi, finché un giorno Beleg Cùthalion del Doriath giunse alla Montagna Calva in cerca di Túrin, e fu accolto dai fuorilegge come uno di loro. Tale era la maestria con cui Túrin e Beleg combattevano gli Orchi di Morgoth, che la terra intorno ad Amon Rûdh divenne nuovamente sicura, e i viaggiatori ne parlavano come di Dor-Cúarthol, la terra dell’Arco e dell’Elmo, con riferimento all’Elmo che Túrin portava durante le loro scorrerie.

Ma Mîm mal sopportava la presenza di un Elfo in mezzo a loro. E alcuni dicono che fosse proprio questa la ragione per cui, catturato dalle avanguardie di Morgoth – a quei tempi molto ridotte, ma sempre presenti nelle terre tra Teiglin e Narog, accettò di tradire Túrin e i suoi compagni.

Quando gli Orchi assalirono Amon Rûdh, Mîm cercò di fuggire insieme a suo figlio Ibun, che perì nel tentativo. Poco si conosce dei suoi movimenti nei dieci anni successivi. Quel che è certo è che, dopo l’uccisione di Glaurung da parte di Túrin nel 499 della Prima Era, Mîm si rifugiò nelle ormai vuote sale di Nargothrond rivendicando per sé la Signoria dei tesori che un tempo appartennero a Finrod Felagund e poi a Glaurung il Drago.

Tre anni rimase Mîm a Nargothrond. Finché un giorno un uomo anziano, ma ancora vigoroso, non si presentò alle sue porte. E sfortuna fu per il Nano, perché costui era Húrin, padre di Túrin, liberato dalla prigionia di Morgoth durante la quale potè assistere a tutte le azioni dei propri figli, ivi compreso il periodo di convivenza sull’Amon Rûdh.

Quando lo vide, il Nano gli disse: “Io sono Mîm; e prima che i superbi venissero da oltre il Mare, Nani hanno scavato le aule di Nulukkizdîn. Sono semplicemente tornato a riprendere quello che è mio, essendo io l’ultimo del mio popolo”. “Vuol dire che non godrai a lungo della tua eredità,” disse Húrin “poiché io sono Húrin figlio di Galdor, e sono tornato da Angband, e mio figlio era Túrin Turambar, che certo non hai dimenticato. […]

E Mîm, ormai solo e privo di ogni legame, se non quello con la vita stessa, si gettò ginocchioni davanti a Húrin implorandone la pietà e adducendo la morte del figlio come ragione del suo tradimento. Ma a nulla gli valse, tale era l’acredine che l’Uomo portava verso di lui, in virtù del destino occorso alla propria famiglia.

Húrin lo uccise davanti alle porte di Nargothrond, e con le ultime parole Mîm maledì il tesoro di Felagund, come un tempo Morgoth fece con la Stirpe del Dor-Lòmin. Ma di tutti i tesori, solo uno fu preso da Húrin e portato a Thingol del Doriath: la Nauglamìr, la collana dei Nani, superbo esempio dell’eccellenza artiera del popolo di Nogrod.

Fu così che, molti anni dopo, la maledizione di Mîm trovò compimento. E avvenne quando altri Nani, accecati dalla volontà di avere per sé la grande collana impreziosita dal Silmaril che vi era incastonato, uccisero Re Mantogrigio nelle proprie caverne, mettendo fine alla vita dell’unico, tra i figli di Ilùvatar, a essersi unito a un Maiar del Reame Beato.

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