E tu, Melkor, t’avvederai che nessun tema può essere eseguito, che non abbia la sua più remota fonte in me, e che nessuno può alterare la musica a mio dispetto. Poiché colui che vi si provi non farà che comprovare di essere mio strumento nell’immaginare cose più meravigliose di quante egli abbia potuto immaginare».[…]
Melkor fu pieno di vergogna, donde derivò ira segreta. […]
quando gli Ainur ebbero contemplate codesta dimora in visione ed ebbero visto i Figli di Ilùvatar sorgervi, ecco che molti dei più possenti tra loro indirizzarono tutti i propri pensieri e desideri verso quel luogo. E di costoro Melkor era il principale, così come all’inizio era stato il massimo degli Ainur ad aver avuto parte nella Musica. Ed egli finse, dapprima persino con se stesso, che desiderava recarvisi e dar ordine a tutte le cose per il bene dei Figli di Ilùvatar, controllando gli eccessi di caldo e di freddo che si erano manifestati in lui. Invero, però, desiderava assoggettare alla propria volontà sia Elfi che Uomini, invidioso com’era dei doni di cui Ilùvatar prometteva di dotarli; e desiderava di avere a sua volta soggetti e schiavi, e di essere chiamato Signore, e di esercitare dominio su volontà altrui.
J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, Ainulindalë, la musica degli Ainur
Melkor/Vanity, by Elena Kukanova
Stella del Vespro