Aule Atemporali, Prima del Tempo – Dopo il Tempo

 

Vi è una figura, tra i protagonisti delle Antiche Saghe, che rappresenta sotto molto aspetti un unicum tra i molti eventi della Prima Era.

 

Melian la Maia, di Elena Kukanova

Stiamo parlando naturalmente di Melian la Maia, unica tra gli Ainur ad aver a lungo vissuto al fianco dei figli di Ilùvatar, di averne sposato uno tra i più celebri, e financo di aver concepito con lui una figlia destinata a compiere la più grande impresa a noi tramandata.

 

Le origini della sua esistenza risalgono fino all’origine del Tempo, quando Eru creò dal suo pensiero gli Ainur, i Santi. Melian faceva parte dei Maiar che, durante l’Ainulindalë, si avvicinò alle sonorità di due Ainur che poi avrebbe seguito in Arda: Vàna, che poi fu detta la Sempregiovane, ed Estë, che fu poi chiamata la Gentile.

 

Ed entrambe queste caratteristiche, il diletto che le giungeva dalle creature e dalla Natura – che la rendevano affine alla stessa Yavanna – e la capacità di comprendere la mente e i sentimenti di coloro con cui conversava – che molto a lungo Ella coltivò durante la sua permanenza a Lòrien, in Valinor, alla presenza di Irmo il Vala; queste caratteristiche, dicevamo, spiegano molto le sue decisioni successive, e perché Ella scelse di seguire fino in fondo il proprio destino.

 

La figura di Melian emerge nei racconti dopo la prima sconfitta di Melkor, quando come detto la Maia prese dimora nei Giardini di Lórien in Valinor, ove – si dice – il suo canto insegnasse agli usignoli a modulare le loro melodie. Si narra che, quando le luci dei Due Alberi si fondevano a mezzogiorno, ella intonasse i suoi canti nei giardini di Irmo, e che ogni suono si arrestasse – persino il mormorio delle fontane di Valmar e il rintocco delle campane – per concedersi all’incanto della sua voce.

Fu intorno all’epoca del Risveglio degli Elfi che Melian, avvertita in sogno da un ignoto presagio, abbandonò Valinor per varcare i confini della Terra di Mezzo. Qui il suo amore per le foreste la spinse a spezzare il silenzio immoto di quelle terre con il suono del suo canto e il richiamo degli uccelli che l’accompagnavano. Quando Oromë scoprì gli Elfi a Cuiviénen, i Valar deliberarono di muovere guerra contro Melkor e, in vista della grande battaglia, inviarono Melian a Cuiviénen, seguita da un gruppo di possenti Maiar, incaricati di vegliare sulla sorte del popolo elfico. Tra tutti, Melian si distinse tra le guide, essendo l’unica fra gli spiriti immortali ad avere aspetto femminile.

 

Quando gli Eldar si misero in marcia verso l’Occidente, nelle ombrose foreste di Nan Elmoth, Melian apparve dinanzi a Elwë Singollo, uno dei due Capitani dei Teleri. Ed egli, sopraffatto dallo splendore della Maia, cadde in un’estasi profonda, e i due rimasero a lungo avvinti l’uno all’altra, immobili, le mani intrecciate nel silenzio di un incanto che perdurò per anni, mentre gli alberi crescevano intorno a loro, avvolgendoli nel loro abbraccio silvestre.

La scomparsa di Elwë generò sgomento tra i suoi seguaci: alcuni lo attesero, sperando di ritrovarlo, mentre altri proseguirono il loro viaggio verso Valinor sotto la guida di Olwë, suo fratello. Come ci racconta il Silmarillion:

 

Elwë udì il canto di Melian come il canto di un usignolo, e una meraviglia e una grande bellezza lo avvolsero; dimenticò tutto il resto, e lì si fermò immobile. Così Elwë Singollo fu preso dall’amore, e la sua gente lo cercò a lungo invano; e solo molto dopo si seppe che Melian lo aveva trattenuto in Nan Elmoth”.

 

Quando infine si ridestarono dal loro incanto, Melian ed Elwë, che sarà chiamato Thingol nella lingua che i Teleri che rimasero con lui svilupparono nella Terra di Mezzo, raccolsero intorno a loro questi elfi, che divennero noti come Eglath, gli “abbandonati”, poiché il resto degli Eldar, Vanyar, Noldor e Teleri guidati da Olwë erano andati di là dal mare.

Fu allora che fondarono il regno di Eglador, “Terra degli Abbandonati”, su cui regnarono come Re e Regina di tutti gli Elfi di Beleriand. E Melian, unica fra gli Ainur, scelse di legare il proprio destino a quello di uno dei Figli di Ilúvatar, generando così una figlia, Lúthien, la più bella fra tutte le creature che abbiano mai camminato sulla Terra. Dalla sua unione con l’Uomo Beren Erchamion, il sangue dei Maiar si mescolò a quello degli Elfi e degli Uomini, intrecciando per sempre le loro stirpi.

 

Ma i giorni di pace erano destinati a svanire, e Melian, nella sua saggezza, previde il ritorno della guerra in tutto il Beleriand. Avvertì dunque il marito del pericolo imminente, e Thingol, obbedendo al suo consiglio, ordinò l’edificazione di una fortezza grandiosa, Menegroth, le Mille Caverne, scolpita nella roccia con l’arte dei Nani. Quando Morgoth tornò e la grande ombra di Ungoliant si dileguò, fuggendo dinanzi ai Balrog dopo che Melkor si rifiutò di concederle i Silmaril a Lammoth, la mostruosa creatura tentò di penetrare nel dominio di Thingol. E si racconta che in quella occasione fu la sola Melian, ergendosi in tutto il proprio splendore al confine di Eglador, liberando per l’ultima volta il potere del suo spirito immortale, la respinse e la costrinse alla fuga in un fulgore di luce che la Tessitenebra non poteva tollerare.

 

Con l’avanzare del male, giunse infine il tempo in cui la guerra si abbatté su Doriath, portata dall’ira di Morgoth. Fu allora che Melian pose una barriera magica attorno al regno, la Cintura di Melian, un incanto che rese Doriath inaccessibile a chiunque non fosse dotato di un potere pari al suo. Per anni la protezione resistette, ma nella sua lungimiranza la Maia comprese che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a superarla. E fu il Destino a scegliere come ciò dovesse avvenire. Perché fu infine un Uomo, Beren, a giungere nel Doriath superando pericoli e sortilegi. Ed egli s’innamorò di Lúthien, ed Ella di lui.

 

Ma Thingol non avrebbe mai acconsentito a un simile matrimonio. E così pensò di costringerlo a un’impresa che avrebbe certo richiesto la sua vita, in cambio della mano di Lúthien: riportare un Silmaril dalla corona di Morgoth e farne dono al Re.

Melian tuttavia previde che l’impresa cui Thingol intendeva sottoporlo avrebbe condotto alla rovina del regno, poiché ormai i Silmaril erano maledetti da tutto il sangue versato a causa loro.

Il re ignorò il suo avvertimento e la catena del destino, come narrato nel Lai di Leithian, si compì. E fu così che, dopo le vicende che videro Beren e Lúthien sconfiggere Morgoth e compiere l’impresa, una seconda creatura, spinta dal dolore e dalla forza del Silmaril che aveva inghiottito insieme alla mano di Beren. Era questi Carcharoth, il più grande lupo che abbia mai calcato la Terra di Mezzo. Tutti i più grandi guerrieri del Doriath, Thingol compreso, parteciparono alla caccia. Che se da una parte permise di recuperare il Silmaril, dall’altra vide la caduta di Beren, che Lúthien scelse di seguire nelle Aule di Mandos, e di Huan, il mastino di Valinor, che compì il proprio destino morendo per mano del più grande lupo mai esistito.

 

Nel tempo in cui dimorò a Doriath, Melian divenne guida e consigliera di Galadriel figlia di Finarfin, alla quale trasmise la sua profonda conoscenza   della Terra di Mezzo, nonché l’arte di preparare il lembas, che aveva appreso dalla sua signora, Yavanna. E quando Galadriel giunse dinanzi a lei, interrogata sulla venuta dei Noldor, le sue parole furono velate, celando parte della verità. Ma Melian, il cui sguardo penetrava oltre i veli delle menzogne, intuì ciò che l’Elfa non osava rivelare e mise in guardia Thingol dal fidarsi dei Figli di Fëanor.

 

Beren e Luthien alla corte di Thingol e Melian

Dopo la partenza di Lúthien e Beren, la regina di Doriath si prese cura di Túrin, di sua madre e di sua sorella, e quando il guerriero Beleg si preparò a partire per cercare l’esiliato Túrin, ella gli donò il lembas, un gesto di straordinario favore, poiché mai prima di allora il pane elfico era stato concesso a un Uomo, e raramente lo sarebbe stato in seguito. Tuttavia, ella scorse nei fili del destino il tragico epilogo che attendeva Beleg, come narrato nel Narn dei Figli di Húrin: scambiato per gli Orchi che avevano catturato Túrin, egli sarebbe infatti stato ucciso dal suo stesso amico con la sua spada, Anglachel. Forse il più terribile degli atti di Tùrin, benché inconsapevole, insieme all’omicidio di Brandir lo Zoppo dopo il suo ritorno nel Brethil. E certo queste due morti, insieme a quella di Niènor sua sorella, furono le ragioni per cui l’Uomo decise, dopo aver sconfitto Glaurung, che Anglachel meritasse anche il suo sangue.

 

E quando Húrin, padre di Túrin, fece ritorno dalla sua prigionia ad Angband, fu Melian a sciogliere l’oscuro incantesimo di Morgoth che gravava su di lui, ed egli vide quanto impegno la Maia e Thingol avessero profuso per il bene della sua famiglia. E fu così che donò a Thingol la Nauglamìr, la catena dei Nani che aveva recuperato dal tesoro di Nargothrond. Non sapendo che proprio ella sarebbe stata l’origine del Disastro del Doriath.

 

L’orgoglio di Thingol, infatti segnò la sua disfatta: dopo aver invitato i Nani di Nogrod per incastonare nella Nauglamìr il Silmaril, egli montò in collera quando essi reclamarono la collana come parte dell’eredità dei propri padri. E li insultò con gravi parole, chiamandoli Gente Deforme, ed essi lo uccisero all’interno del proprio dominio, saccheggiando il Doriath e cercando di riportare un ricco tesoro alla propria città.

 

Il re trovò la morte nelle Mille Caverne, e con la sua caduta anche Doriath conobbe la rovina.

Perché tutto ciò che rappresentava il proprio legame con le terre mortali era ormai finito: caduto era Thingol, e perduta era anche Lúthien, che viveva il dono di una vita mortale insieme a Beren tra i fiumi dell’Ossiriand. Rimasta sola, Melian si allontanò dalle terre mortali e in lutto fece ritorno a Valinor, piangendo la perdita del marito nelle Sale di Mandos e il destino ignoto della figlia, scomparsa nel mistero del Dono degli Uomini.

 

E con la sua dipartita, la magia di Doriath si dissolse, lasciando il regno indifeso dinanzi ai suoi nemici. Ma forse neanche Melian poteva prevedere che la distruzione finale del Doriath dipendesse non già da Morgoth e dalle sue creature, ma dagli Eldar stessi.

 

Infatti, nel 503 della Prima Era, il Doriath conobbe un breve periodo di rinascita sotto il governo di Dior Eluchíl, figlio di Beren e Lúthien. Tuttavia, la pace si rivelò effimera, poiché la notizia che il Silmaril fosse custodito a Menegroth giunse alle orecchie dei Figli di Fëanor, i quali inviarono messaggeri per esigere la restituzione della gemma. Poiché nessuno avrebbe osato attaccare Lúthien la bella, ma meno rispetto ebbero per il suo erede.

Dior, tuttavia, scelse di non rispondere alla loro richiesta.

 

Così, nel 506 della Prima Era, i Figli di Fëanor mossero guerra a Dior, conducendo un attacco improvviso nel cuore dell’inverno. L’assalto si abbatté su Doriath con violenza inaudita e le Mille Caverne furono teatro di uno scontro sanguinoso, nel quale Dior affrontò i suoi aggressori con coraggio. Quella battaglia segnò il Secondo Fratricidio tra Elfi: Dior abbatté Celegorm, e nel conflitto trovarono la morte anche Curufin e Caranthir. Il re di Doriath perì anch’egli, cadendo accanto alla sua sposa, Nimloth.

 

Nel corso del massacro, i figli di Dior, Eluréd ed Elurín, furono strappati ai loro cari dai crudeli servitori di Celegorm, trascinati nella foresta e lì abbandonati a un destino di fame e disperazione. Maedhros, scosso dall’orrore di quell’atto di vendetta, si pentì della crudeltà perpetrata contro i fanciulli e per lungo tempo si aggirò tra i boschi alla loro ricerca. Tuttavia, ogni sforzo si rivelò vano e nessuno conobbe mai il fato dei figli di Dior.

 

E così, entro il 507 della Prima Era, Doriath giaceva in rovina, distrutto senza possibilità di risorgere, schiacciato sotto il peso del Secondo Fratricidio e della follia inestinguibile dei Figli di Fëanor.

E l’ultimo germoglio della magia di Melian la Maia scomparì dalla Terra di Mezzo, eccetto per ciò che ella aveva saputo trasmettere a coloro che erano vissuti con lei. E più di tutte a Galadriel della Casa di Finarfin, che in quegli anni sarebbe emersa come figura di riferimento per tutti gli avversari del Nemico rimasti nella Terra di Mezzo, avendo ereditato la saggezza, la lungimiranza e l’amore per tutto ciò che è vivo di Melian, Signora del Doriath.

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