Mahtan il fabbro
?, Anni degli Alberi – Vivente in Valinor
Sebbene gli Elfi, e in particolare i Noldor, siano unanimemente riconosciuti come grandi artieri, abilissimi nel trattamento dei metalli e nell’uso delle gemme, sono pochi i nomi di grandi fabbri tramandati dalle antiche saghe. E ancor meno sono i nomi di coloro che hanno esercitato la propria arte in Valinor, della cui fama solo le parole degli Esuli – che sempre con riluttanza parlavano dei tempi felici del Reame Immortale, prima che le velenose parole di Melkor ne guastassero l’idillio – ne hanno portato il ricordo sulla Terra di Mezzo.
E se comunque molto si è raccontato di Fëanor, non solo per le sue capacità di fabbricatore, meno si è parlato di colui che, prima del primogenito di Finwë, veniva a ragione considerato il più grande tra i fabbri del popolo dell’Eldalië.
Mahtan, che già dal nome contenente la radice mahta-, “manipolare, maneggiare”, richiama la sua bravura nelle arti manuali, era un Elfo della stirpe dei Noldor particolarmente devoto ad Aulë e profondamente innamorato di ogni metallo e in particolare del rame, che, si racconta, preferiva anche all’oro. Portava sempre sulla fronte un diadema creato in questo metallo, di cui conosceva ogni segreto e con il quale era in grado di forgiare artefatti di estrema bellezza e resistenza.
Ma la sua notorietà nelle saghe degli Antichi Tempi si deve alle sue relazioni famigliari: egli era infatti padre di Nerdanel la bella, che Fëanor prese in moglie. E Mahtan fu fiero di questa unione, perché un grande Signore era Fëanor, erede della casa di Finwë, e già grande nelle arti della metallurgia e della lavorazione dei metalli.
Fu così che Mahtan dispensò molti consigli al genero, che grazie alle sue doti innate fu presto in grado di superarlo, raggiungendo livelli a cui Mahtan non poteva arrivare.
Ma poi venne la liberazione di Melkor, che in lunghi anni seminò nelle menti dei Noldor il dubbio e la paura, sentimenti che parevano non dover esistere in Valinor la Beata. E fu così che Fëanor utilizzò le arti apprese dal suocero per forgiare armi e strumenti di offesa, da utilizzare quando il tradimento – ch’egli pensava di intravedere nelle parole di altri Noldor – si sarebbe rivelato alla luce del sole.
Quando ne ebbe l’occasione, Mahtan si schierò contro questa deriva, convinto che le arti manuali dovessero servire per rendere il mondo più bello e più semplice da vivere, anziché per creare conflitti. E molto si dolse che i suoi insegnamenti a Fëanor trovassero tale realizzazione.
Intanto, il progetti sempre più bellicosi del marito avevano iniziato a preoccupare Nerdanel, che quando Fëanor decise di trasferirsi con il padre a Formenos, la dimora di famiglia, scelse di non seguirlo e di tornare nella casa paterna.
La Storia ci racconta cosa avvenne dopo. Melkor concretizzò i propri disegni, e con l’aiuto di Ungoliant si recò a Formenos quando sapeva che Fëanor e i suoi uomini sarebbero stati a Valmar, uccise Finwë e sottrasse i Silmaril, per poi avvelenare gli alberi e fuggire nella Terra di Mezzo avvolto dall’oscurità del suo alleato.
E così gli eventi seguirono il proprio corso, e Fëanor lanciò la rivolta contro i Valar a cui molti Noldor aderirono, seguendolo in esilio. Anche i fabbri di Mahtan tennero consiglio, e furono ascoltati i pareri pro e contro la rivolta. Infine fu deciso di non seguire la decisione di Fëanor e Mahtan con i suoi fabbri rimasero a Valinor, a coltivare in pace le proprie arti.
Oltre a ciò, vi è una particolare caratteristica che ci è stata tramandata a proposito di Mahtan. Unico tra gli Elfi di Valinor di cui conosciamo il nome – e uno dei due insieme a Cìrdan il Carpentiere di cui abbiamo notizia – egli portava la barba. Una circostanza che lascia intendere unica anche per il fatto che, per quanto solitamente gli Elfi potessero farla crescere in un periodo molto tardo della propria vita (il cosiddetto Terzo Ciclo), egli la portasse nel pieno della sua maturità. Una circostanza unica, della quale non vi è spiegazione nelle antiche storie.