Maedhros l’Alto, l’Erede di Fëanor

Valinor, tra il 1.190 e il 1.250 A.A. – Terra di Mezzo, 587 P.E.

 

Maedhros era il primo figlio di Fëanor, e nacque durante il periodo di beatitudini vissuto dagli Elfi in Valinor nel corso dell’Età degli Alberi. Fu chiamato dal padre Nelyafinwë (“il terzo Finwë”, dopo il nonno e il padre) e dalla madre Maitimo (“di bell’aspetto”), per la sua avvenenza. Dalla madre aveva ereditato anche la capigliatura tendente al rosso e la carnagione pallida.

 

Alto, coraggioso e portato al combattimento, crebbe con il carattere fiero del padre e coltivò l’arte della spada come nessuno tra i propri fratelli. Negli anni della sua gioventù, strinse una grande amicizia con il cugino Fingon a dispetto della rivalità che sempre contraddistinse i loro genitori.

Nel frattempo, Melkor venne liberato dalla sua prigionia e potè muoversi liberamente in Valinor. E le antiche cronache ci raccontano di come più volte egli abbia cercato di sedurre Fëanor e i suoi figli ad ammetterlo alla loro amicizia, consapevole che i Noldor erano tra gli Elfi quelli più sensibili ai suoi messaggi. Ma Fëanor, e con lui i suoi figli, lo trattarono sempre con sdegno.

E tale era l’odio che arrivarono a maturare verso il Vala rinnegato, che quando quest’ultimo uccise Finwë e trafugò i Silmaril insieme a Ungoliant, tutti i sette figli di Fëanor si unirono al Padre nel recitare il più terribile giuramento che mai si udì a ovest del mare, com’è riportato nel Silmarillion:

 

Il Giuramento di Fëanor, di Jenny Dolfien

Un giuramento, fecero, che nessuno oserebbe infrangere, e nessuno dovrebbe fare, e fu per il nome di Ilúvatar, invocando su se stessi il Buio Eterno se non l’avessero mantenuto; e Manwë chiamarono a testimone, e Varda, e il sacro monte di Taniquetil, giurando di perseguire con vendette e odio, sino ai termini del Mondo, Vala, Demone, Elfo o Uomo ancora non nato e ogni creatura grande o piccola, buona o cattiva che il tempo avrebbe gettato nella successione dei giorni, la quale osasse prendere, tenere o conservare un Silmaril di loro proprietà.

 

Da quel giorno, la ruota del Destino scandì tutte le azioni successive di Maedhros, contaminando quelle positive, e peggiorando, se possibile, gli effetti di quelle negative, come Mandos aveva previsto.

 

La prima delle quali si compì pochi giorno dopo, quando i Noldor arrivarono ad Alqualondë e si videro rifiutare le navi da parte dei Teleri. Montato in collera, Fëanor ordinò di sottrarle con la forza. Ebbe così luogo il Primo Eccidio tra Elfi, nel quale anche Maedhros ebbe una parte rilevante e con il quale pose la prima macchia sulla propria anima. E tuttavia non scordava i legami con i Noldor che lasciarono di là del mare, pensando che, una volta sbarcati sulla Terra di Mezzo, il padre avrebbe dato ordine di tornarli a prendere. Ma quando Fëanor ordinò invece di bruciarle, egli tentò di opporsi, pensando alla sorte a cui avrebbero lasciato i proprio consanguinei e Fingon tra di essi. Ma a nulla valse, ed egli rifiutò di aiutare i fratelli nel rogo.

 

Poche settimane dopo partecipò con il padre e i fratelli alla Dagor-nuin-Giliath, la battaglia sotto le stelle che vide la vittoria dei Noldor sulle schiere di Morgoth ma che portò Fëanor, nella propria cieca volontà di vendetta, ad avanzare troppo con pochi uomini, venendo gravemente ferito da Gothmog, Signore dei Balrog, e morendo poco dopo. Al suo spirare, Maedhros ereditò il titolo di Alto Re dei Noldor in esilio che spettava al padre, così come la prima responsabilità del rispetto del loro Giuramento.

Poco tempo passò, che Morgoth spiccò degli araldi e riconoscendo il valore dei Noldor si dichiarò disponibile a cedere un Silmaril in cambio della pace. Si trattava naturalmente di una menzogna, ma Maedhros stesso, confidando nella forza da poco dimostrata, intendeva partecipare per trovare un modo per riconquistare tutti e tre i gioielli. Ma i suoi calcoli si rivelarono errati. Ed egli fu facilmente catturato dagli emissari di Morgoth, e costretto al più terribile dei supplizi: fu infatti legato per il braccio destro a un precipizio di Thangorodrim e lì costretto a rimanere per un periodo di quasi trent’anni.

 

Nel frattempo, anche gli altri Noldor giunsero nella Terra di Mezzo dopo il periglioso attraversamento dell’Helcaraxë, e quivi stabilirono i proprio reami in esilio, talvolta con la benevolenza di Re Thingol del Doriath, che riconosceva nei figli di Finarfin proprio consanguinei in virtù della loro madre, Earwen figlia di Olwë suo fratello.

 

Fingon salva Maedhros, di Rinthcog

Fingon, soprattutto, non aveva dimenticato il proprio amico nonostante tutte le avversità. E così, in un’impavida azione, si recò a Thangorodrim nella speranza di ritrovarlo. E quasi aveva abbandonato le speranze quando si mise a cantare, e ascoltò una flebile voce rispondergli. Era quella di Maedhros, che cantava tra i tormenti. E fu così che Thorondor, la grande aquila di Manwë, suggellò la loro amicizia al di là di tutto quanto avvenuto, aiutando Fingon a raggiungere Maedhros. Per liberarlo dalle catene, dovette però tagliargli il polso destro. Ma tale era la bravura del figlio di Fëanor con le armi, che imparò a tirare di scherma anche con la sinistra ancora meglio di quanto ebbe mai fatto con l’altra mano.

 

Maedhros non dimenticò mai l’aiuto ricevuto da Fingon. E per questo, in cambio del perdono per averli abbandonati sulle sponde di Araman, rinunciò alla propria primogenitura, concedendo allo zio Fingolfin il titolo di Alto Re dei Noldor in esilio e ritirandosi, con i propri fratelli, nella parte orientale del Beleriand, dove fondò la Marca di Maedhros intorno al colle di Himring.

Negli anni successivi, Maedhros si dimostrò tra i più fieri oppositori di Morgoth.

 

Nel 20 PE partecipò insieme ai Fratelli alla Mereth Aderthad, la Festa di Riconciliazione, durante la quale gli Elfi strinsero una solenne alleanza contro Morgoth. Nel 60 PE guidò insieme a Fingolfin gli eserciti degli Eldar nella Dagor Aglareb, durante la quale buona parte delle armate di Angband vennero disfatte e la fortezza posta sotto un secolare assedio.

Nel 455 PE la grande fiamma eruttata da Thangorodrim e la successiva battaglia videro le forze dei figli di Fëanor subire il grosso dell’assalto, e molti dei loro reami furono invase, e i loro eserciti messi in rotta.

 

Fu allora che Maedhros comprese che le rivalità e la separazione tra gli Elfi del Beleriand erano il più grande alleato del Nemico. E iniziò a concepire una grande Federazione di Elfi, con li scopo di marciare uniti, sotto un unico comando, nelle prossime battaglie.

Nei quindici anni successivi Maedhros intessé rapporti diplomatici con tutti Regni Elfici, ricevendo risposte positive da tutti fuorché da Thingol del Doriath a cagione del massacro di Alqualondë. E ciò nonostante l’impresa di sua figlia Lùthien e di Beren suo sposo fosse una delle ragioni per cui molti accettarono, ora che fu chiaro a tutti che anche Morgoth poteva essere sconfitto. E così nel 470 PE fu creata l’Unione di Maedhros, che per la prima volta riuniva tutti i reami dei nipoti di Finwë in una vera alleanza contro Morgoth.

 

Questi piani sfociarono due anni dopo nella Nirnaeth Arnoediad, la Battaglia delle Innumerevoli Lacrime. Cronache e Lai ci raccontano delle gesta di insuperato valore che furono compiute quel giorno, e di come Maedhros fu prima rallentato e poi tradito dagli Uomini di Uldor il maledetto, venendo salvato dal sacrificio degli Uomini di Bór, che che gli permisero la fuga. E  i superstiti delle sue schiere furono costretti ad abbandonare il nord e a rifugiarsi nel Beleriand meridionale, presso una grande fortezza costruita sull’Amon Ereb, e lì rimasero fortificati, in attesa di un futuro attacco di Morgoth.

Trascorsero alcuni anni, e gli effetti del Giuramenti tornarono ad adombrare la mente dei figli di Fëanor. Perché fino a quando il Silmaril era stato portato da Lúthien Tinúviel, nessuno sarebbe stato così folle o crudele da alzare le armi contro di lei.

 

Ma alla morte sua e di Beren, quando il Silmaril fu ereditato da Dior e da lui condotto nel Doriath, questa accortezza venne meno. E con i propri fratelli superstiti si recò nel Doriath dopo aver ricevuto sprezzanti parole in risposta alla propria richiesta di ricevere il Silmaril. E allora ebbe luogo il secondo fratricidio di Elfi con Elfi, in cui Dior fu ucciso mentre sua figlia Elwing riparó a sud, alle foci del Sirion in cui ancora il potere di Ulmo proteggeva gli Elfi superstiti.

Dei figli di Fëanor caddero Curufin, Caranthir e lo stesso Celegorm, i cui servi, per vendicarne la morte, presero i figli di Dior, Eluréd ed Elurín, e li abbandonarono a morire di fame nella foresta. Maedhros, pentito di quel gesto crudele, li cercò a lungo, ma invano e per il resto della sua vita portò il rimorso per la sorte dei gemelli.

 

E questa fu la seconda volta, ma non l’ultima, in cui Maedhros ebbe a pentirsi dei nefasti esiti a cui il loro giuramenti li aveva portati.

Perché, quando venne a sapere che Elwing si era rifugiata a Sud, inizialmente Maedhros decise di trattenersi dall’agire. Ma negli anni seguenti il peso del giuramento si dimostrò nuovamente impossibile da gestire. E così, con i tre fratelli superstiti, diede l’assalto al luogo in cui si erano rifugiati gli esuli del Doriath, a chi si erano uniti i superstiti di Gondolin e dove Elwing conobbe e sposò Eärendil figlio di Tuor e di Idril Celebrindal e dove nacquero i loro figli Elrond ed Elros.

 

Avvenne così il terzo massacro di Elfi per mano di Elfi, durante il quale alcuni della gente di Fëanor si ribellarono ai loro stessi signori e si unirono agli assaliti. Amrod ed Amras caddero durante la battaglia, ma infine la vittoria fu di Maedhros e Maglor, sebbene non riuscirono nemmeno questa volta a recuperare il Silmaril. Presero prigionieri i piccoli Elrond ed Elros, figli di Eärendil ed Elwing, ma non fecero loro del male; memori della sorte di Elùred ed Elùrin, si impietosirono e si affezionarono ai bambini, tenendoli con loro.

 

Assieme al fratello Maglor e alle sue schiere superstiti, Maedhros partecipò alla Guerra d’Ira combattendo contro le schiere di Angband al fianco dell’esercito di Eönwë, l’Araldo di Manwë. Al termine della guerra i Silmaril vennero recuperati e affidati a Eönwë, il quale avrebbe dovuto riportarli a Valinor. I due principi si presentarono dunque da Eönwë, reclamando la restituzione dell’eredità di loro padre. Ma il Maia, com’era prevedibile, rigettò le loro pretese di Maedhros e Maglor. Affermò infatti che con le loro azioni i Figli di Fëanor avevano perso qualsiasi diritto sui Silmaril e che se avessero avuto qualche lagnanza avrebbero dovuto tornare a Valinor e sottoporsi al giudizio di Manwë; e solo se il Re di Arda avesse pronunciato un verdetto loro favorevole, egli avrebbe restituito i gioielli.

 

Ma Maedhros parlò così al proprio fratello: “Se anche Manwë ci desse responso favorevole, nella nostra empietà abbiamo chiamato a testimone Eru al di là del Mondo, e come potrebbe egli rispondere alla nostra richiesta?”. E quindi, con il cuore ormai esulcerato dal proprio Giuramento, Maglor e Maedhros irruppero nel campo dell’esercito di Valinor, spacciarono le guardie e sottrassero i Silmaril. L’intero accampamento si volse in armi contro di loro, ma Eönwë ordinò di lasciarli andare, non acconsentendo a un nuovo sterminio di Elfi da parte di Elfi. E così i fratelli se ne andarono illesi.

 

Ciascuno di loro tenne per sé un Silmaril, poiché così ragionarono: «Siccome uno di loro è per noi perduto, e ne rimangono solo due, e due soli fratelli siamo rimasti, è evidente che il destino vuole che noi si divida l’eredità di nostro padre». Ma la gemma bruciò la mano di Maedhros con dolore insopportabile; ed egli s’avvide che era come Eönwë aveva detto, che cioè il suo diritto al possesso dei Silmaril era nullo, e vano il giuramento. E, in preda all’angoscia e alla disperazione, si gettò in una voragine infuocata, e così finì; e il Silmaril che aveva con sé fu accolto nel seno della Terra”.

E con Maedhros morì un fulgido esempio dei grandi Elfi dell’antichità, degno Erede del Padre Fëanor e al contempo animato d’un puro sentimento di giustizia, che nemmeno gli effetti più dolorosi del Giuramento riuscirono ad offuscare.

 

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