Lùthien scomparve alla vista di Beren, il quale divenne sordo come chi sia preda d’incantesimo, e a lungo s’aggirò per i boschi, selvaggio e vigile come una belva, cercandola. In cuor suo la chiamava Tinùviel, che significa Usignolo, come vien detta nella lingua degli Elfi Grigi questa figlia del crepuscolo, perché non sapeva quale altro nome darle. E la scorgeva lontana come foglia ai venti d’autunno e, d’inverno, una stella sopra un colle, ma una catena gli gravava le membra.
Vi fu un momento, poco prima dell’alba, la vigilia di primavera, che Lùthien danzava sopra un verde colle; e d’un tratto prese a cantare.
Acuto tanto da trapassare il cuore era il suo canto, simile a quello dell’allodola che si leva dalle porte della notte e riversa la propria voce tra le stelle morenti, lei che scorge il sole dietro le mura del mondo; e il canto di Lùthien sciolse i vincoli dell’inverno, e le acque gelate parlarono e fiori balzarono su dalla fredda terra là dove si erano posati i suoi piedi.
Allora Beren fu liberato dall’incantesimo del silenzio, ed egli la chiamò, invocando Tinùviel; e i boschi echeggiarono del nome. Lùthien si arrestò meravigliata e più non fuggì, e Beren venne a lei. Ma, non appena ella gli posò gli occhi addosso, cadde preda della sorte e si innamorò di lui.
{ J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, Beren e Luthien
Luthien, by Alan Lee, Beren by Elena Kukanova}
-Stella del Vespro