Per un qualche curioso caso, un mattino di molto tempo fa, nella quiete del mondo, quando c’era meno rumore e più verde, e gli Hobbit erano ancora numerosi e prosperi, e Bilbo Baggins stava sulla porta dopo colazione fumando un’enorme pipa di legno che gli arrivava fin quasi alle pelose dita dei piedi (accuratamente spazzolate), ecco arrivare Gandalf. Gandalf! Se di lui aveste sentito solo un quarto di quello che ho sentito io, e anch’io ho sentito ben poco di tutto quello che c’è da sentire, vi aspettereste subito una qualche storia fuor del comune. Storie e avventure spuntavano fuori da ogni parte, dovunque egli andasse, e del tipo più straordinario. Non era più sceso sotto la Collina da un sacco di tempo, per l’esattezza da quando era morto il suo amico, il Vecchio Tuc*, e gli Hobbit avevano quasi dimenticato il suo aspetto. Era stato via oltre la Collina e al di là dell’Acqua per certi suoi affari sin da quando erano tutti piccoli Hobbit.
Tutto quello che l’ignaro Bilbo vide quel mattino era un vecchio con un bastone. Aveva un alto cappello blu a punta, un lungo mantello grigio, una sciarpa argentea sulla quale la lunga barba bianca ricadeva fin sotto la vita, e immensi stivali neri**.
*Geronzio, il Vecchio Tuc, morì nell’anno 2920 della Terza Era a centotrent’anni, circa ventun anni prima dell’inizio di questa storia.
**Fra le sue carte, Tolkien conservava con somma cura una cartolina illustrata risalente alla fine degli anni Venti che riproduceva un quadro dell’artista tedesco Josef Madlener intitolato Der Berggeist (Lo Spirito della Montagna). Sull’involucro di carta in cui lo conservava, Tolkien scrisse: <<Origine di Gandalf>>.

{J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit, Una Riunione Inattesa, Der Berggeist by Josef Madlener}
– Ancalagon