LINGUE ELFICHE/9 L'EVOLUZIONE DELLE LINGUE ELFICHE (STORIA ESTERNA) - PARTE II ~ Le prime lingue delle fate

La scorsa volta abbiamo introdotto il processo evolutivo delle lingue Elfiche, non più dal punto di vista interno, integrato nella narrazione, ma dal punto di vista dei passaggi creativi attraversati da Tolkien, il quale non ha ovviamente sviluppato questi costrutti dall’oggi al domani, ma ha vagliato e scartato molte possibilità prima di arrivare al risultato definitivo, rappresentato in particolar modo da Quenya e Sindarin.

Il primo periodo (1910 ca. – 1930 ca.)

Analizziamo brevemente il primo periodo, ovvero dalle origini del “vizio segreto” fino alle primissime stesure del Quenta Silmarillion.

La primissima concezione risale a un Tolkien appena ventitreenne, di lì a poco soldato nella Grande Guerra, come tutti sappiamo. Erano passati pochissimi anni da che Tolkien, senza dubbio imbevuto di letture sulla letteratura e la linguistica finlandese, aveva incominciato ad appassionarsi all’attività di “coniatore di linguaggi”.

Versi 103-111 del poema anglo-sassone Crist (nell’Exeter Book, antologia del X secolo), in cui compare il verso éala éarendel engla beorhtast che ispirò a Tolkien il personaggio di Eärendil

Le sole manifestazioni in nuce di ciò che avrebbe costituito il legendarium erano un racconto rielaborato dal mito finlandese di Kullervo (che di lì a un paio d’anni sarebbe diventato il racconto di Turambar) e un paio di poesie ispirate dai versi 104-5 del poema anglo-sassone Crist:

éala éarendel engla beorhtast / ofer middangeard monnum sended

“Salve Earendel, il più brillante degli angeli/
sopra la terra-di-mezzo inviato agli uomini.”

che non abbiamo difficoltà a capire di quale personaggio e quale mito tolkieniano sarebbe stato di lì a pochissimo fonte di ispirazione.

J. R. R. Tolkien nel 1916 nell’uniforme dell’Esercito Britannico

Nel 1915, anno del suo arruolamento, cominciò a stilare i primi dizionari della “Lingua delle Fate”, come ancora la chiamava. Quando, colpito da febbre da trincea, fu costretto a un congedo temporaneo alla fine del 1916, cominciò a scrivere quelli che sarebbero divenuti i primi racconti perduti, che attraverseranno diverse revisioni fino agli inizi del 1921.

Come abbiamo ricordato, è nello “scenario” costituito da questi racconti che trovano un’applicazione i primi esperimenti di costrutti linguistici ed etimologici.

I dizionari cui abbiamo accennato sono: il Qenyaqetsa, o Lessico Qenya, e il Goldogrin di Sactoðrin, o Lessico Gnomico.

Pressocché ogni nome proprio, ogni locuzione presente nei Racconti, trova la sua interpretazione etimologica in questi lemmari, ancora lungi dall’essere completi eppure già estremamente sofisticati e strutturati (contano rispettivamente circa 3900 e 3300 vocaboli).

Per intenderci, in questa fase:

  • La lingua parlata dagli Alti Elfi non è ancora il Quenya ma appunto il Qenya.

  • La lingua parlata dai Noldoli (precursori dei Noldor) dopo il loro esilio nella Terra-di-mezzo è il Goldogrin, o i·Lam na·Ngoldathon (“la lingua degli Gnomi”), o Gnomico (i Noldoli in questa fase della mitologia assumono anche l’appellativo di Gnomi, dalla parola greca γνώμη “conoscenza, ingegno”).

  • Gli Elfi rimasti nella Terra-di-mezzo (gli Ilkorindi, ovvero gli Elfi “che non sono di Kôr”, contrapposti ai Koreldar, vale a dire “gli Elfi di Kôr” [il nome che ha la città degli Elfi in Valinor nei Racconti Perduti, quella che poi sarà Tirion nel Quenta Silmarillion]) parlano l’Ilkorin, e non vi è ancora traccia dei concetti di Elfi Grigi, Sindarin o Nandor.

Nel corso dei prossimi appuntamenti daremo conto nel dettaglio di Qenya e Gnomico, con esempi tratti proprio dai lessici di riferimento, e potremo già notare come questi rappresentino la forma embrionale delle lingue più note che figurano nel Signore degli Anelli e nel Silmarillion. Lungi dall’essere un contenuto meramente digressivo, l’analisi di questi “proto-Quenya” e “proto-Sindarin” è una parte degli studi delle lingue Elfiche importantissima per comprendere da dove Tolkien ha fondato le basi per questa sua incredibile sub-creazione linguistica.

Bibliografia di riferimento e opere citate:

  • The Silmarillion (1977), ed. Christopher Tolkien.

  • The Book of Lost Tales. Part I (1983) e Part II (1984), ed. Christopher Tolkien.

  • Volumi III – XI della History of Middle-earth (1986-1994), ed. Christopher Tolkien.

  • Le lingue degli Elfi della Terra di Mezzo. Vol. I: storia e sviluppo delle lingue elfiche di Arda (2016) di Gianluca Comastri.

  • Tolkien and the Great War: The Threshold of Middle-earth (2003) di John Garth.

  • i·Lam na·Ngoldathon. The Grammar and Lexicon of The Gnomish Tongue tratto da Parma Eldalamberon 11 (1995) ed. Gilson – Wynne – Smith – Hostetter.

  • Qenyaqetsa. The Qenya Phonologyy & Lexicon tratto da Parma Eldalamberon 12 (1998) ed. Gilson – Hostetter – Wynne – Smith.

Sitografia:

-Rúmil

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