LINGUE ELFICHE/19 IL CORPUS QUENYA (PROSA) - PARTE III ~ Le acclamazioni del Campo di Cormallen

“A laita te, laita te! Andave laituvalmet!

Onorateli!

Cormacolindor, a laita tárienna!

Onorateli! I Portatori dell’Anello, onorateli con grandi onori!”

(Il Ritorno del Re, Libro VI, Cap. IV “Il Campo di Cormallen”)

The Field of Cormallen by Tolman Cotton su deviantART

Le acclamazioni degli Uomini di Gondor in onore degli Hobbit presentano un mix di Sindarin (“Cuio i Pheriain anann!“, “Aglar’ ni Pheriannath!“, Eglerio!“) e Quenya.

Analizziamo qui le espressioni in Quenya, lingua che i dotti di Gondor alla fine della Terza Era avevano abbandonato quasi del tutto, ma che tornò in auge con la salita al trono di Re Elessar.

Riporto come d’abitudine la relativa voce tratta da WPP:

Q A laita, lodate.

Q andave, a lungo.

Q laituvalmet, noi loderemo i due.

Q Cormacolindor, portatori dell’anello.

Q tárienna, all’altezza.

Aggiungo qualche appunto supplementare:

  • Da questo brano si evince che l’imperativo presente si ottiene premettendo la particella á alla radice del verbo (in questo caso laita, “lodare, benedire”).

 

  • te è il pronome personale di 3ª persona plurale per gli esseri animati (Vinyar Tengwar #49, Quenya Pronominal Elements).

 

  • andavë è un avverbio, composto dall’aggettivo anda “lungo, lontano” e dal suffisso -vë, presumibilmente una particella utilizzata per derivare avverbi da aggettivi (un po’ come -mente in italiano). Una possibile origine è da ricercare nella correlazione con la preposizione ve “come”.

 

  • Per meglio comprendere laituvalmet possiamo scomporlo nei suoi elementi grammaticali: lait-uva-lme-t; il futuro in Quenya si esprime con il suffisso -uva agganciato all’ultima consonante della radice; (-l)me è il pronome di 1ª persona plurale esclusivo “noi” (ma non “voi”); -t è la desinenza pronominale del duale (raramente del plurale) “loro due”.

    [Essendo il Quenya una lingua sostanzialmente agglutinante (e non semplicemente flessiva come l’italiano), ovvero in cui una singola parola include più morfemi, resi sotto forma di affissi, alcuni casi di ortografia molto simile per parole dal significato molto diverso tra loro possono dare luogo a confusione.

    In questo caso, attenzione a non confondere questo (-l)met [appunto, (-l)me affisso con funzione di soggetto “noi” + -t desinenza duale con funzione di complemento oggetto “loro due”], con il quasi identico -met, desinenza pronominale duale [prima persona plurale “noi due”, nella forma esclusiva, ovvero in cui l’interlocutore non è l’altro componente della coppia, ma una terza entità].

    Il primo significa “noi (sogg.) [loderemo] loro due (compl. ogg.)”; il secondo significa “noi due”, e si trova per esempio nel poema Namárië (il Lamento di Galadriel, che analizzeremo in un prossimo post), al verso 13 (I falmalinnar imbë met “sulle onde spumeggianti poste fra di noi” [=”noi due”, ovvero Galadriel stessa e Varda Elentári; in questo caso il destinatario è Frodo]).

    Come spesso succede nell’interpretazione di una lingua, capita che per decifrare il significato di una frase sia necessario comprendere a fondo il contesto in cui viene detta.]

 

  • cormacolindor è semplicemente il plurale (desinenza in -r caratteristica dei nomi del “secondo gruppo”, ovvero di quei sostantivi che terminano generalmente per vocale, come colindo “portatore”) del nome composto corma (“anello”, confronta Sindarin *corf) + colindo.

 

  • tárienna è la flessione al caso allativo del sostantivo tárië “altezza” (cfr. tári e tár, “regina” e “re”). Il caso allativo, come approfondiremo quando diremo qualcosa in più sul sistema dei casi del Quenya, svolge una funzione molto simile al nostro complemento di moto a luogo, tanto in senso fisico quanto in senso figurato o astratto; e viene appunto reso con la desinenza -(e)nna. (cfr. Endorenna, lúmenna).

    La frase si potrebbe dunque rendere anche con “innalzateli con le vostre lodi”.

 

Come di consueto, trascrivo di seguito la frase appena analizzata in caratteri Tengwar:

 

`C jlE1E 1R = jlE1E 1R Á `C2#yR jlD1UyDjt$1 Á

aH6t#aHj%2^6 = `C jlE1E 1~C7G`V5:# Á

[Font: Tengwar Parmaite]

***

Queste analisi, facilitate dall’impiego delle note fornite da Tolkien stesso in Words, Phrases & Passages, nonché da altre fonti primarie pubblicate man mano nel corso dei decenni, sono solo un assaggio di ciò che molti studiosi e appassionati di Tolkien hanno affrontato all’indomani della pubblicazione del Signore degli Anelli.

Si tenga conto che all’epoca le uniche informazioni abbastanza consistenti sulle lingue Elfiche erano solo quelle riportate nell’Appendice E del SdA. Per molti anni ai lettori delle opere del Professore non è stato dato sapere altro: la History non sarebbe giunta prima degli anni ’83-’96, mentre i primi scritti linguistici di Tolkien (di proprio pugno) rilasciati per le riviste specializzate (esclusi numerosi elementi di corpus che andavano aggiungendosi alla lista di quelli già conosciuti) arriveranno soltanto dal ’95 (con il Lessico Gnomico di Parma Eldalamberon #11) e dal ’98 (con il saggio Ósanwe-kenta e le relative note etimologiche, in Vinyar Tengwar #39 e #41).

Pertanto coloro che si adoperavano per decodificare i principi grammaticali e morfosintattici del Quenya e del Sindarin lo facevano risalendovi “retroingegneristicamente” dalle scarne informazioni in loro possesso, e tentando di rintracciare, attraverso ipotesi e inferenze a vari livelli, possibili regole e strutture dal confronto con il funzionamento delle lingue del Mondo Primario, come avviene anche nella linguistica storico-comparativa.

Per qualche informazione supplementare sul lavoro fondamentale di questi “pionieri” della linguistica tolkieniana, vedi questo articolo, dove si affronta il tema della community, e vengono introdotti i concetti di Neo-Quenya e Neo-Sindarin.

Bibliografia e sitografia di riferimento:

-Rúmil

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