I foschi anni erano scomparsi dal volto di Aragorn, ed egli pareva vestito di bianco, un giovane sire alto e splendente; delle parole in lingua elfica volavano dalle sue labbra a qualcuno che Frodo non vedeva:
“Arwen vanimelda, namárië!“
disse, traendo un sospiro; poi, tornando dai sogni alla realtà, guardò Frodo e sorrise.
(La Compagnia dell’Anello, Libro II, Cap. VI “Lothlórien”)
Questo passo, nel quale Aragorn si immerge nei ricordi del suo antico incontro con Arwen a Cerin Amroth, contiene una delle più belle (ed etimologicamente interessanti) frasi Quenya del Signore degli Anelli.
Significa pressappoco “Arwen, bellissima fanciulla elfica, addio!“, tuttavia anche in questo caso la versione “definitiva” di questa frase differisce leggermente dall’originale del 1954. Riporto ancora una volta una voce di WPP (traduzione mia dall’inglese):
Q [Arwen]vanimaldanamárië
Q vanimalda, “bellissima”.
Q vanima, bella.
¶ vanima, avvenente, bella. + lda, un suffisso comp[arativo]. O potrebbe essere un’espressione idiomatica aggiungere il pronome all’aggettivo = tu bella. -lda, tuo, suffisso di 2ª persona singolare.
¶ Modificare Arwen Vanimalda > Vanimelda.
Vi sono suffissi comparativi/superlativi.
Comparazione. -lda applicato all’aggettivo [diventa] di conseguenza semplicemente un accrescitivo. Vanimalda, eccezionalmente bella.
¶ Modificare “Arwen Vanimalda” in Vanimelda.
Vanimelda è il più alto termine di elogio per la bellezza. Era inteso dovesse significare allo stesso tempo (1) “bellissima e amata” = commoventemente bella e (2) “di elfica bellezza”.
Oppure vanima + elda “bella-elfo” = bella in quanto Elfo. […]
Non vi sono suffissi comparativi o superlativi.
I prefissi soliti sono ar|ari; an|ana; oro; epe. […]
[Esempi:] ancălĭma […] arimelda […].
La differenza è che ari ( < arya-, eccellere) implica un grado più alto di qualità e/o una distanza maggiore tra la cosa così designata e il suo (più vicino) concorrente.
[…]
ancalima elenion = una delle stelle più brillanti.
arcalima [elenion] = la più brillante di tutte le stelle.
[…]
Q namárië “addio”. nā = è. Qui l’imperativo “sii!” abbreviazione di á na. márië, forma avverbiale di mára. Arcaico per márienna.
[…]
Q na, essere (solo presente), in namárië. O enfatico dopo aggettivo.
Q mára, bene, in namárië, addio [ingl. farewell, lett. “viaggia bene”] (sc. “stai bene”).
***
Possiamo qui assistere al tenore degli appunti di Tolkien: i continui ripensamenti danno conto di una fase spesso ancora esplorativa delle idee linguistiche, e spesso divagano dall’argomento iniziale (fornire ai nomi e alle frasi del SdA una spiegazione etimologica) per avventurarsi in incisi su questioni grammaticali.
In questo caso, la decisione di non far più derivare vanimalda dalla flessione comparativa dell’aggettivo vanima, che ha poi fatto sì che la nuova parola scelta, vanimelda, non fosse più un comparativo, conduce Tolkien in una riflessione impromptu sulla formazione dei comparativi e superlativi.
Per quanto riguarda vanimelda è dunque una parola particolarissima: è sia un composto di due aggettivi qualificativi (vanĭ- + melda, “bella + cara, amata”) sia un composto aggettivo/sostantivo – come i compound nouns inglesi (vanima + elda, “bella + Elfo”), e pertanto forma una stratificazione di significati che si intrecciano tra loro e si avvalorano a vicenda, un po’ come abbiamo già osservato per i significati del nome Eriol.
[A proposito di nomi propri, piccola nota a margine: Arwen è un nome Sindarin, sebbene la frase sia in Quenya. Significa “nobile fanciulla”, dal prefisso ara-, “nobile” (lo stesso di Aragorn in effetti) e gwenn, “fanciulla”].
Insomma, come avevamo già constatato con il caso di elen síla lúmenn’ omentielvo, la codifica delle lingue Elfiche è stato un processo assolutamente non lineare, guidato a volte dal mero desiderio di comporre elementi che potessero soddisfare il gusto estetico del Professore, a volte da esigenze emerse in seguito a modifiche della struttura grammaticale.
Trascrivo di seguito in caratteri Tengwar la frase:
`C6nR5 yE5%t$m# = 5#t~C7T`V Á
[Arwen vanimelda, namárië! trascritto in Tengwar – Font: Tengwar Annatar]
***
Light of Eärendil by Signore-delle-Ombre (Enrico Ottini) su deviantART
Approfittando dell’appunto sui comparativi/superlativi, sottopongo brevemente un’altra frase: l’invocazione di Frodo nella Tana di Shelob, quando estrae la fiala-stella della luce di Eärendil donatagli da Galadriel.
Aiya Eärendil Elenion Ancalima!
gridò, ma non comprese le parole pronunziate, gli parve che un’altra voce parlasse con la sua bocca, una voce limpida, inalterata dall’immonda aria della galleria.
(Le Due Torri, Libro IV, Cap. IX “La Tana di Shelob”)
Come di consueto, ricopio qui da WPP una selezione delle note di Tolkien su questo passo:
Q aiya! un grido, per chiamare aiuto o attirare l’attenzione. [cfr. ingl.] Hail!
¶ aiya. hail! [si può rendere in italiano con “salve!”]
Q Eärendil elenion ancalima. la più splendente, splendida, tra le stelle.
Q an-“più” intensivo. ancalima, splendente.
Q calima, splendente, brillante.
A questo punto Tolkien incorpora nell’indice delle espressioni un vero e proprio saggio sulla formazione dei comparativi Eldarin, “risolvendo”, attraverso l’utilizzo delle radici in Eldarin Primitivo √NDA (“lungo, lontano”) e √AMA (addizione, aumento, plus), da cui deriva il prefisso intensivo an- che funge da superlativo in ancalima, il problema che lo aveva sfiorato dopo aver scartato vanimalda. Ho voluto, seppur semplificando molto, giustapporre questi due esempi di corpus proprio per mostrare plasticamente il metodo operativo di Tolkien, che spesso a posteriori riusciva a contestualizzare e giustificare alcune scelte che magari gli erano state ispirate da un sentimento meramente estetico.
Personalmente, la trovo una caratteristica di genio creativo ancora più sorprendente di quanto non si faccia normalmente caso.
Per concludere, trascrivo di seguito la frase in Tengwar:
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