Dopo aver compiuto un excursus storico generale (interno, esterno, editoriale) sull’evoluzione delle lingue Elfiche, vorrei ora affrontare finalmente qualche esempio concreto, partendo da quelli già introdotti nella panoramica introduttiva, di corpus Quenya.

Per “corpus Quenya” intendo l’insieme di tutti i testi composti in lingua Quenya presenti all’interno delle opere narrative di J. R. R. Tolkien o da lui tramandati all’interno di lettere o opere saggistiche.
Basandoci sul già citato Words, Phrases and Passages in The Lord of the Rings (da qui WPP) e su altri testi di Tolkien è mia intenzione analizzare alcuni di questi esempi, accennando anche a elementi di grammatica e di vocabolario.
Partiamo con il primo: la già citata e celeberrima frase
Q elen síla lumenn(a) omentielmo
(formula Alto-Elfica di saluto agli amici cari).
tratta da La Compagnia dell’Anello:
I 90 (1ª edizione inglese, 1954). ” ‘Elen síla lúmenn’ omentielmo, una stella brilla sull’ora del nostro incontro,’ soggiunse in alto elfico.”
I 90 (2ª edizione inglese, 1966). ” ‘Elen síla lúmenn’ omentielvo, una stella brilla sull’ora del nostro incontro,’ soggiunse in Alto-elfico.”
Come si può osservare, WPP riporta i riferimenti sia della prima edizione che la revisione del ’66, che mostra una correzione effettuata da Tolkien [omentielmo > omentielvo], di cui parleremo a breve.
Scomponiamo adesso la frase, ricopiando le voci così come sono riportate da Tolkien in WPP (traduzione mia dall’inglese):
Q elen, una stella. ¶ elen, stella; plurale eleni, I 394.
Q [sile] brillare. síla, 3ª persona singolare presente. ¶ sile, brillare.
Q síla, sta brillando, presente (progressivo) del verbo sil-, brillare (di luce bianca o argentata, specialmente usato per stelle o luna).
Q lúme, tempo, ora. lúmenn[a] ‘sull’ora’. ¶ lúme, tempo.
¶ lúme, tempo (un periodo di tempo comunque lungo, seppur limitato); lúmenna “allativo” = a, su, sopra, verso (nota bene, l’articolo determinativo = “il, lo, la” normalmente non è utilizzato laddove il sostantivo sia definito da un possessivo o da un genitivo).
Q o- (prefisso) ‘insieme’ in omentie, incontro.
Q men- ‘andare’, muoversi (in generale). *o-men-, muoversi verso un punto comune, incontrarsi, in omentie ‘incontro’. Di conseguenza -tie deve essere una desinenza verbale. Ne consegue che la radice verbale è probabilmente menta-. ı̯e come desinenza verbale ‘-ing’ [gerundio inglese] dovrebbe essere aggiunta solo alla radice dell’aoristo. Da cui mătie ‘mangiare’ è distinto da (a)mátie ‘aver mangiato’.
¶ men- ‘andare, procedere’ in omentie.
Q -lma, mio e tuo, ‘nostro’ inclusivo, gen. -lmo.
Q omentielmo, dell’incontro di te e me/noi. [o-, il prefisso Quenya = insieme (come il Latino con-), mentië, passaggio, viaggio, direzione del tragitto < men-, andare, procedere, tie, cammino, strada: omentie, incontro dei sentieri; -lma, suffisso possessivo del plurale inclusivo ‘noi’ = tu e io/me, nella forma genitiva -lmo.]
*Sbagliato. -elmo, -lme era la forma esclusiva. L’inclusiva era elwe > elve. Frodo fece un errore, sul quale probabilmente si sorvolò.
***
Ok, ci sarebbero tantissime cose da commentare.
Intanto queste righe riassumono il modus operandi di Tolkien nel glossare i propri stessi testi, qualcosa che abbiamo già visto in effetti: ogni refolo di spiegazione, esposizione tecnica, analisi delle caratteristiche di questa lingua inventata è contestualizzata come una ricostruzione filologica a posteriori.
Frasi come “Di conseguenza […] deve essere”, “Ne consegue che […] probabilmente”, per non parlare della notazione finale sull’errore pronominale di Frodo quando rivolge la frase all’elfo Gildor Inglorion nella Compagnia dell’Anello, sono altrettanti indizi rivelatori del gioco letterario (e dello stato d’animo richiesto a chi si accosta a queste opere) secondo cui immergersi in questo mondo rappresenta un processo di scoperta per il suo autore ancora prima che per i suoi lettori.
La cosa curiosa nel caso specifico (ovvero l’errore rappresentato da omentielmo, corretto in omentielvo) è che questa spiegazione fu escogitata da Tolkien come giustificazione a un errore che lui avrebbe voluto correggere nel testo, non appena si rese conto che, per l’impianto pronominale del Quenya che andava man mano in quegli anni sempre più dettagliandosi, non aveva senso che la desinenza del pronome di 1ª persona plurale inclusiva fosse -lma, e che dovesse necessariamente essere -lva, e -lma quello esclusivo (“noi”, che esclude “voi”).
Tant’è vero che Tolkien si decise a correggere l’errore a monte a partire dalla ristampa del SdA del 1966, tornando sui propri passi e rimuovendo il “retcon” dell’errore di Frodo: nella versione revisionata del 1966 Frodo usa la desinenza corretta e pronuncia omentielvo.
La spiegazione qui inclusa non solo dimostra (un po’ come quella fornita alle discrepanze tra i racconti di Bilbo sull’episodio degli indovinelli nell’oscurità, prima che anche Lo Hobbit venisse ristampato in una versione aggiornata al SdA) che Tolkien cercava sempre una motivazione “interna” alla storia per giustificare le inesattezze linguistiche, ma anche che per la composizione della morfosintassi del Quenya i principi di coesione estetica ed eleganza fossero di vitale importanza.
E probabilmente molta parte dell’evoluzione delle lingue Elfiche deriva da un adeguamento progressivo delle forme e dei suoni al gusto estetico e alla sensibilità del Professore.
Di questa frase, divenuta ormai uno dei simboli del Quenya presso la community, lascio di seguito la trascrizione in caratteri Tengwar:
`Vj$5 I~Bj# j~Mt$5: `Nt$$$4%`VjyY Á
[Font: Tengwar Annatar]
Per approfondire l’argomento vedi l’articolo sul sistema di scrittura Tengwar.
Bibliografia di riferimento:
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The Lord of the Rings (1955; 1966).
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Words, Phrases & Passages in The Lord of the Rings, tratto da Parma Eldalamberon #17 (2007) ed. Christopher Gilson.
-Rúmil