LINGUE ELFICHE/16 STORIA ESTERNA - PARTE V ~ Le lingue del Signore degli Anelli. Words, Phrases & Passages

Tardo Periodo (1950 ca. – 1973)

Tra il luglio del 1954 e l’ottobre del 1955 Il Signore degli Anelli viene dato alle stampe. Attraverso quest’opera e il suo successo, il pubblico viene per la prima volta in contatto, oltre che con l’opera narrativa in sé, con la costruzione linguistica che l’aveva in primo luogo determinata.

Tutto il pregresso che abbiamo ripercorso in questa rubrica era ancora di là da essere scoperto e analizzato, salvo che per la conoscenza di qualche lettore in rapporto epistolare con Tolkien, e solo limitatamente a certi sparuti, ma curiosi, dettagli.

Copertina di The Letters of J. R. R. Tolkien, ed. by Humphrey Carpenter

A questo proposito vorrei segnalare, tra le tante lettere scritte da Tolkien nella sua vita, alcune di quelle in cui divagò sull’argomento linguistico:

  • la lettera a Leila Keane e Pat Kirke del 1943 (non presente nella raccolta The Letters of J. R. R. Tolkien, ma venduta a un’asta pubblica nel 2022): illustra esaustivamente le rune utilizzate ne Lo Hobbit, e spiega la loro origine e la differenza tra le rune storiche e il Cirth [torneremo su questo argomento quando ci occuperemo dei sistemi di scrittura e del gioco metanarrativo che Tolkien imbastì sulla “traduzione” delle rune di Arda nelle rune futhark del Mondo Primario];

  • la cartolina inviata a Katherine Farrer nel 1947 [Lettera 112]: una dedica in lettere runiche (le stesse de Lo Hobbit);

  • la celebre Lettera 131 a Milton Waldman nel 1951, che, oltre a costituire un perfetto “bignami” dell’intera concezione tolkieniana, premette un’utile “guida alla lettura” sulla faccenda linguistica:

Dietro le mie storie esiste una serie di linguaggi (la cui struttura è per lo più solo abbozzata) […] Da questi linguaggi derivano quasi tutti i nomi che appaiono nelle mie leggende. Questo conferisce una certa caratteristica (una coesione, uno stile linguistico consistente, e un’illusione di storicità) alla nomenclatura […] Non tutti considereranno importante questa faccenda come io la considero, «condannato» come sono ad una particolare sensibilità in questo settore.

  • la Lettera 144 a Naomi Mitchison, correttrice di bozze per il SdA.
    Nell’Aprile del 1954, pochi mesi prima dell’uscita della Compagnia dell’Anello, Tolkien le scrisse ringraziandola per il parere di lettura, e spiegandole l’impianto fondamentale delle sue lingue, oltre ad alcuni chiarimenti etimologici su alcune parole o nomi propri.

E alcune successive alla pubblicazione del SdA, rivolte a lettori o giornalisti:

  • la Lettera 211 a Rhona Beare (dove Tolkien fa interessantissime digressioni etimologiche su alcuni nomi propri e sulla radice di Eldar);

  • la Lettera 294 a Charlotte e Dennis Plimmer (sulla concezione linguistica generale – commento a un’intervista);

  • la Lettera 297 a Mr. Rang (sul metodo di invenzione dei nomi, con molti succosi dettagli etimologici).

Sebbene la pubblicazione del Signore degli Anelli abbia conferito maggiore “stabilità” all’attività di codifica delle lingue, il processo di messa a punto, ritocco, revisione, ampliamento, non ebbe mai fine, come dimostrano anche alcune delle lettere che abbiamo citato (vedi i famosi casi di omentielmo > omentielvo; vanimalda > vanimelda). Tolkien non rivoluzionò più la sua visione, ma cercò di attenersi a ciò che era stato pubblicato, pur non cessando mai di modificare ed estendere la struttura di Quenya e Sindarin.

Ancora oggi, questa versione “matura” e “compatibile con Il Signore degli Anelli” delle Lingue Tolkieniane è quella maggiormente considerata da appassionati e studiosi di queste materie, e quella sulla cui base la community continua ancor oggi a costruire nuovo materiale, non “tolkieniano” nel senso stretto del termine (ovvero non concepito di prima mano dall’autore) ma comunque coerente con i principi tecnici ed estetici che il Professore ha coniato. Ne parleremo più approfonditamente quando tratteremo Neo-Quenya e Neo-Sindarin.

Il periodo “tardo” della storia esterna delle lingue Elfiche può contare tra i suoi testi narrativi di riferimento sicuramente Il Signore degli Anelli, con relative Appendici, e le stesure più avanzate del Quenta Silmarillion, il cosiddetto “Later Quenta”, al quale Tolkien si dedicò a partire dalla fine degli anni ’60 e che non arrivò a completare mai.

Copertina di Parma Eldalamberon #17

Come lemmario, o meglio, come saggio di analisi testuale dell’intero corpus linguistico presente nel SdA, questo periodo è efficacemente rappresentato da Words, Phrases & Passages in The Lord of the Rings, pubblicato all’interno del 17° numero della rivista Parma Eldalamberon nel 2007.

Questo testo era sostanzialmente un indice delle parole ed espressioni in tutte le lingue fittizie presenti nel SdA (compresi quindi il Khuzdul, il Linguaggio Nero, il Rohirric…), scritto da Tolkien indubbiamente anche per far fronte alle sempre più numerose richieste dei lettori che richiedevano maggiori insight e chiarificazioni in materia linguistica (e ai quali l’infaticabile Professore rispondeva sempre con grande garbo, senza lesinare pazienti e prolisse spiegazioni, come abbiamo visto).

Probabilmente giocò un ruolo importante anche la volontà di Tolkien di fugare ogni confusione per i traduttori in lingue straniere alle prese con il complessissimo romanzo, il che portò alla stesura della Guide to the Names (scritta a fine anni ’60 e pubblicata nel 1975 in A Tolkien Compass).

Nonostante tutto questo, Words, Phrases & Passages restò incompiuto, e non fu mai pubblicato mentre Tolkien era in vita, neanche dopo la riedizione del SdA del 1966, dove furono implementate alcune modifiche frutto della continua revisione linguistica (oltre a una normale correzione di refusi ancora presenti dalle precedenti edizioni). La cosa più interessante è che, grazie a molte delle annotazioni ivi presenti, gli studiosi di linguistica tolkieniana sono stati in grado di ricostruire alcune regole grammaticali e sintattiche del Quenya e del Sindarin, magari mai esplicitamente riportate nei saggi di linguistica scritti da Tolkien (e pubblicati da Parma Eldalamberon e Vinyar Tengwar a partire dagli anni ’90) ma desumibili, attraverso “reverse engineering” proprio dal corpus presente all’interno del romanzo.

Finalmente conclusa la parte storica di questa rubrica, nel corso dei prossimi appuntamenti vedremo di fare qualche esempio proprio di questo.

Bibliografia di riferimento:

  • The Lord of the Rings (1955; 1966).

  • The Letters of J. R. R. Tolkien (1981). Traduzione italiana: La realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973 (2001) e edizioni successive.

  • A Tolkien Compass (1975) ed. Jared Lobdell.

  • Words, Phrases & Passages in The Lord of the Rings, tratto da Parma Eldalamberon #17 (2007) ed. Christopher Gilson.

Sitografia:

-Rúmil

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