
Nel 1930 Tolkien scrive il primo dei “Quenta”, il Qenta Noldorinwa, la prima forma germinale del Silmarillion così come siamo abituati a immaginarlo. Altre stesure seguiranno, nel corso degli anni successivi, compreso il primo Quenta Silmarillion propriamente detto, che Tolkien inviò a Rayner Unwin in seguito alla richiesta di un sequel per Lo Hobbit nel 1937.
Sappiamo come andò a finire: nei materiali disparati e tutt’altro che organici cui Tolkien stava lavorando da circa un ventennio non vi erano i presupposti necessari per lanciare una storia di successo, che servisse da efficace continuazione per la vicenda di Bilbo lo Hobbit.
Certo, un paio di nomi (come Gondolin) facevano intendere che l’ambientazione fosse all’incirca la stessa, solo molti millenni nel passato, ma questo era più frutto dell’istinto di Tolkien a “riunificare” le proprie storie all’interno della medesima suggestione che non dovuto a un atto conscio e intenzionale di costituire una fiaba “popolare” che avesse come sfondo le leggende dei Tempi Remoti su cui tanto aveva scritto a più riprese (e che aveva costruite intorno alla propria creazione linguistica, cosa per noi adesso ancora più importante da sottolineare).
Fu nel corso dello stesso 1937 che Tolkien, persuaso dai propri editori a seguire la linea tracciata dal suo primo romanzo pubblicato, mise mano a un nuovo progetto, dapprima incerto su come sfruttarlo (voleva farci entrare, in un modo o nell’altro, personaggi e concetti del Silmarillion, dopo tutto!), ma che prese a crescere mese dopo mese: Il Signore degli Anelli.
E fu proprio durante i quattordici anni di stesura di questo romanzo (delle cui numerose stesure e ripensamenti abbiamo il resoconto nei volumi VI-IX della History of Middle-earth) che la concezione storico/linguistica di Tolkien sulla propria mitologia mutò profondamente.
Cosa che avrebbe prodotto, durante le ultime fasi di revisione del SdA, un cambiamento di status delle principali Lingue Elfiche: l’origine e l’evoluzione di Qenya/Noldorin/Ilkorin verrà radicalmente trasformata.
Per intenderci: nella concezione precedente il SdA, i Noldor avevano portato il Qenya nel Beleriand, e questo, nei secoli passato lontano da Valinor, differenziandosi era divenuto Gnomico, e aveva soppiantato le lingue già presenti nella Terra-di-Mezzo come lingua Elfica dominante.
In questo modo, di fatto, Galadriel sarebbe una nativa di lingua gnomica, e quando intona il Namárië starebbe adoperando, in quanto adibita a canti, poesia e uso cerimoniale, la lingua degli Elfi valinoreani o degli studiosi, e non la propria.
Tolkien decise che questa concezione non era più soddisfacente, né armonizzabile con i nuovi elementi emersi grazie al SdA: era sufficiente un periodo relativamente così breve perché una lingua avesse modo di evolvere a tal punto, formando una ramificazione secondaria? E perché mai gli Elfi del Beleriand avrebbero dovuto dismettere l’Ilkorin e adottare una lingua non loro? Non sarebbe stato più logico se fosse avvenuto l’opposto?
Scrive Christopher Tolkien nel commento al Collegamento della Musica degli Ainur nel Libro dei Racconti Perduti (in cui compare il nostro caro Noldo Rúmil, che da bravo linguista spiega a Eriol le differenze tra i vari idiomi elfici):
Nel Silmarillion […] i Noldor portarono nella Terra-di-Mezzo la lingua di Valinor ma la abbandonarono (eccetto fra loro), e adottarono in luogo suo la lingua del Beleriand, il Sindarin degli Elfi Grigi, che non erano mai stati in Valinor: Quenya e Sindarin avevano un’origine comune, ma il loro “profondo differenziarsi” si era prodotto in lunghe ere di separazione.
Invece nei Racconti Perduti i Noldor portarono sì la lingua elfica di Valinor nelle Grandi Terre, ma la mantennero, e qui essa mutò da sola e divenne completamente diversa.
In altre parole, nella concezione delle origini la “seconda lingua” si separò dalla lingua madre solo attraverso la partenza degli Gnomi da Valinor per le Grandi Terre; mentre più tardi il distacco avvenne quasi all’inizio dell’esistenza degli Elfi nel mondo. Nondimeno lo gnomico è Sindarin, nel senso che rappresenta la lingua effettiva destinata infine a divenire, nell’evolversi dell’intera concezione, quella degli Elfi Grigi del Beleriand.
È questo il motivo per cui, nonostante la concezione fosse destinata a cambiare radicalmente, come Christopher ci spiega in questo passo, Gnomico e Sindarin occupino lo stesso posto nello sviluppo linguistico di Tolkien. E pertanto il lessico e la grammatica Sindarin discendono direttamente da quelle Gnomiche, nonostante la prima fosse prerogativa degli Elfi Sindar (Moriquendi) e la seconda prerogativa degli Elfi Noldoli (Calaquendi).
Questa versione “riveduta e corretta” del rapporto tra le due principali lingue Elfiche, il Quenya (grafia omofona che verrà sempre più preferita a Qenya) e il Sindarin, verrà integrata nella nuova cronistoria a partire da The Grey Annals (composto nei primi anni ’50 e pubblicato in The War of the Jewels nel 1994), ed è proprio da questo testo che Christopher trarrà il passo del Silmarillion in cui Re Thingol, dopo aver scoperto dai figli di Finarfin del Fratricidio di Alqualondë perpetrato dalla schiatta di Fëanor a danno dei Teleri, si indigna al punto dal pronunciare un bando alla lingua Quenya:
Mai più alle mie orecchie risuoni la lingua di coloro che in Alqualondë hanno sterminato i miei consanguinei! Né sia più pubblicamente parlata nel mio regno, finché io sieda su questo trono. Tutti i Sindar devono essere informati del mio ordine di non usare la favella dei Noldor né di rispondere a chi con essa si rivolga loro. E chiunque vi faccia ricorso sarà considerato fratricida e traditore impenitente.
Questa misura, imposta da Thingol agli Etyañgoldi (Noldor Esuli), avrebbe decisamente corroborato il loro progressivo abbandono del Quenya, in un primo tempo almeno per comunicare con i Regni autoctoni del Beleriand, in seguito perfino nell’uso comune tra loro stessi.

Bibliografia, sitografia:
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The Silmarillion (1977) e. Christopher Tolkien.
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The Book of Lost Tales. Part I (1983) e Part II (1984) ed. Christopher Tolkien.
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Qenta Noldorinwa (1930) tratto da The Shaping of Middle-earth (1986) ed. Christopher Tolkien.
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Volumi V-IX della History of Middle-earth, ed. Christopher Tolkien.
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Eldamo.org/Conceptual History https://eldamo.org/general/conceptual-history.html
-Rúmil