Lo Gnomico era la lingua parlata dai Noldoli (Gnomi) nella prima forma immaginata del Legendarium tolkieniano. Sviluppatasi in seguito alla fuga dei Noldoli da Valinor, come conseguenza del distacco dal resto degli Elfi della Luce, si allontanò e differenziò sempre più dal Qenya, andando a interagire con gli Elfi Ilkorin e i loro dialetti, che i Noldoli ritrovarono al ritorno nella Terra di Mezzo.
Nei Racconti Perduti è la lingua in cui sono redatti la maggior parte dei toponimi e dei nomi di persona (essendo la maggior parte dei Racconti, soprattutto quelli del Vol.2, ambientati nella Terra-di-Mezzo all’epoca in cui i Noldoli vi si stabilirono dopo il loro esilio), nonostante Tolkien abbia a lungo oscillato tra redazioni diverse dove comparivano anche i nomi “elfici”, vale a dire Qenya.
Lo Gnomico è anche la lingua del già citato Cuorpiccino, il Guardiano del Gong della Casetta del Gioco Perduto, figlio dello Gnomo Bronweg (sarebbe il corrispondente gnomico di Voronwë, il compagno e amico di Tuor, che lo accompagna fino a Gondolin; in seguito sia Voronwë che Cuorpiccino/Ilfiniol accompagneranno Earendil nel suo viaggio in Occidente).
Siccome è molto interessante analizzare il modo in cui è stato redatto il Lessico della Lingua degli Gnomi (i·Lam na·Ngoldathon) (da qui per brevità GL, “gnomish lexicon”) per capire quali fossero gli “strumenti” di cui Tolkien si stava dotando all’epoca per dettagliare questo suo mondo immaginifico appena nascente, vorrei riportare qualche estratto dal dizionario stesso.

Ricopio di seguito l’intestazione del GL (traduzione mia dall’inglese):
i·Lam na·Ngoldathon
“Goldogrin”
di Sactoðrin
Eriol Sarothron che altri chiama Angol,
ma conosciuto presso il suo popolo come Ottor Wǽfre.
Tol Withernon
– ar lim gardhin arthi –
1917.
Traduco le parti in Gnomico:
La Lingua degli Gnomi
“Gnomico”
[tradotto in inglese] con [il contributo di] Sactoðrin
[ovvero un “abitante umano di Tol Erethrin”, l’Isola Solitaria]
Eriol il Navigatore [etc.]
Isola di Withernon
– e molti altri luoghi –
1917.
L’ultima didascalia sembra riferirsi a dove e quando Tolkien ha finito di redigere il lessico.
“Withernon”, toponimo inventato che non si trova in nessun altro scritto, probabilmente si riferisce a Withernsea, paese sulla costa della penisola di Holderness (Yorkshire), a metà strada circa tra due degli ospedali da campo (al Thirtle Bridge Camp, vicino Roos, e a Easington) nei quali Tolkien fu ricoverato durante la propria convalescenza nel 1917.
È evidente che il gioco letterario di Tolkien faceva di sé stesso – non è chiaro quale dei due – un redattore (in questo caso identificandosi con Eriol o con un suo discendente) o uno scopritore del GL. Escamotage che abbiamo visto utilizzare anche in tutti i suoi scritti successivi, dal Libro d’Oro dei Racconti Perduti al Libro Rosso de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli.
Infine riporto una voce completa a titolo d’esempio (traduzione mia dall’inglese).
Essendo questo un vero e proprio dizionario, riporta i lemmi in ordine alfabetico, più occasionalmente note etimologiche e storiche.
Egla (un essere dall’esterno.) nome delle fate attribuito dai Gwalin, e da loro ampiamente adottato. = Q Elda. Gli Ilkorin preservarono comunque il vecchio nome Qendi, Gn. Cwennin, e adottarono questo come nome dei clan riuniti a Tol Eressëa. [Da qui l’uso di Egla o Elda come equivalente per (Koreldar), Coreglath, e opposto a Cwennin, i.e. Ilcorwaith, o Ilkorindi, e Goldoth, o Gnomi.]
[Banin >> Gwalin. Cwendin >> Cwennin. Ilcorwegin >> Ilcorwaith. Cf. I 251 s.v. Eldar.]
Interessante notare l’integrazione totale delle voci del dizionario nell’ambientazione in cui la lingua è collocata, soprattutto se consideriamo che molti dei racconti erano di là da venire, e ancora solo nella testa di Tolkien.
Piccola nota su questa specifica voce (che ho scelto non a caso, visto che finora abbiamo potuto esaminare in praticamente ogni lingua inventata dal Professore il termine per “Elfo”): eg(3) è la forma che prende edh (“esterno”) quando seguito da l, come appunto nel caso di egla.
Ecco perché in Sindarin “Elfo” si dice edhel. Sui legami tra Gnomico e Sindarin, e sulla loro complessa interrelazione, che intreccia storia interna e storia esterna, vedi qui.
Bibliografia di riferimento:
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The Book of Lost Tales. Part I (1983) e Part II (1984), ed. Christopher Tolkien.
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i·Lam na·Ngoldathon. The Grammar and Lexicon of The Gnomish Tongue tratto da Parma Eldalamberon 11 (1995) ed. Gilson – Wynne – Smith – Hostetter.
-Rúmil