Legolas, di Līga Kļaviņa

Reame Boscoso (?), Metà S.E.-inizio T.E. (?) – Salpato a Ovest dopo il 120 Q.E.

 

Celebre e celebrato tra gli Elfi rimasti a Oriente nel corso della Terza Era è Legolas Verdefoglia, figlio di Re Thranduil, a sua volta figlio di Oropher che sedeva a Menegroth nel Consiglio di Thingol Mantogrigio durante la Grande Guerra dei Gioielli.

Principe del Reame Boscoso, membro della Compagnia dell’Anello, Amico dei Nani, Signore dei Boschi dell’Ithilien, molti sono i titoli con i quali Legolas fu noto nel corso della Quarta Era, tra Eldar, Uomini e Nani.

 

A dispetto della sua centralità negli eventi che condurranno alla fine della Terza Era, pochissimo sappiamo della vita di Legolas prima degli eventi della Guerra dell’Anello.

 

Legolas era un Elfo Sinda, principe del Regno Boscoso ed erede al trono del padre Thranduil. Non è tuttavia noto il momento della sua nascita né vi sono notizie riguardanti i suoi primi anni di vita. Per questo, risulta difficile anche individuare una sua data di nascita. Sono due le epoche più probabili, benché non documentate, e questo in virtù del fatto che, com’è noto, gli Eldar erano soliti prendere moglie e crescere una prole solo in periodi di pace e serenità, poiché molto impegnativa era la gravidanza per la madre, e molti anni impiegavano i rampolli degli Eldar per giungere a piena maturità.

Così, i due periodi in cui Legolas può essere nato sono la Seconda Era prima del 1600 e dello scoppio della Guerra tra gli Elfi e Sauron, oppure ad inizio della Terza Era, dopo la prima sconfitta dell’Oscuro Signore (in questo caso egli sarebbe coetaneo o quasi dei figli di Elrond). Troppo rischiosi si sarebbero infatti rivelati gli ultimi millenni della Seconda Era, quando di fatto mai la guerra cessò anche dopo che Sauron fu ricacciato a Est dall’Eriador.

 

Quale che sia la risposta, al termine della Terza Era, quando entra nelle cronache dei Grandi Anni, Legolas era un Elfo ormai adulto e già portava sulle spalle l’esperienza di mille imprese, mentre l’Oscurità cresceva nel Bosco e nuove e infide creature minacciavano il Nord della Terra di Mezzo.

Il suo ruolo più importante fu indubbiamente quello svolto nella Guerra contro Sauron, durante la quale rappresentò gli Elfi nella Compagnia dell’Anello. Le sue abilità elfiche, come la vista e l’udito superiori, la leggerezza nei movimenti e l’abilità con l’arco, furono inestimabili per i suoi otto compagni.

 

Molto delle sue imprese e della sua impareggiabile abilità è raccontato nel Libro Rosso, che rappresenta un inestimabile documento – e tra i pochi rimasti – in cui sono riportate le parole, i modi di fare, gli usi di un Grande Elfo attraverso lo sguardo della Gente Piccola, che, proprio come noi lettori, rimaneva talvolta affascinato e talvolta stupito dalla peculiarità dei comportamenti di Legolas.

Legolas fu scelto come uno degli otto compagni del Portatore dell’Anello, in rappresentanza della stirpe elfica – e il fatto ch’egli fu il prescelto quando in quel consesso erano presenti molti Elfi di altissimo lignaggio e possanza come Glorfindel – denota in ogni caso la rilevanza con cui egli veniva considerato tra i suoi pari.

Legolas si trovava a Gran Burrone perché latore di gravi notizie: la creatura Gollum, precedente proprietario dell’Unico Anello, era riuscita a fuggire dalle segrete del Reame Boscoso mentre un’incursione di Orchi ne aveva allentato il controllo, e non era stato possibile rintracciarlo.

 

Non fu l’unica notizia negativa portata dagli invitati in quella sede. E la decisione fu inevitabile: l’Anello doveva essere portato a Mordor e distrutto. E insieme a Legolas partirono uno Stregone, due uomini, un Nano e quattro Hobbit. Di seguito riportiamo per sommi capi gli eventi dei Grandi Anni in cui Legolas ebbe un ruolo centrale.

Durante la prima parte della missione, i nove compagni camminavano in fila indiana, con Gandalf in testa e Legolas, grazie alla sua vista acuta, a fare da retroguardia. Quando giunsero a Eregion, Legolas ne fu toccato nel profondo: l’aria sana parlava ancora della presenza degli Elfi che un tempo abitavano quei luoghi, e le sue orecchie affinate udirono perfino le pietre piangere per la loro partenza e ricordare il loro passaggio, segnato dal sangue di Celebrimbor e di molti Noldor e Sindar uccisi durante il Sacco di Ost-in-Edhil.

 

Vado in cerca del Sole, di Peter Xavier Price

Salendo il Caradhras, Legolas, con le sue leggere calzature, riusciva a camminare sopra la neve, mentre gli altri erano costretti a faticare tra i cumuli. Ma neve o non neve, nulla poteva smorzare il suo spirito elfico sempre vivo, e scherzava con Gandalf anche nei momenti più bui. Faceva da esploratore avanti e indietro rispetto al gruppo, danzando sulla neve con grande facilità, e riferì che la tempesta era stata mandata, come temevano, da un Potere più grande di loro per ostacolarli. Dopo questa notizia, Gandalf decise con riluttanza di rinunciare al passaggio per il Cancello Cornorosso e di dirigersi invece sotto la Montagna. Legolas rimase vicino agli Hobbit nella pericolosa discesa.

 

Ai piedi della montagna, la Compagnia votò se tentare il passaggio attraverso Moria. Legolas rimase in silenzio finché non gli venne chiesta un’opinione, e allora disse semplicemente e con apparente riluttanza: “Non desidero entrare a Moria”. La sua lealtà e il suo rispetto per le decisioni delle due guide Aragorn e Gandalf, erano però impossibili da scalfire. E fu così che accettò di seguirli nell’oscurità delle antiche dimore dei Nani.

Durante il periglioso attraversamento delle miniere, Legolas diede più volte prova di ardore e coraggio, dimostrando la propria abilità con l’arco, abbattendo numerosi nemici e recuperando le sue frecce per usarle di nuovo, come ogni arciere scrupoloso, dopo la battaglia.

Quando arrivarono alla Camera di Mazarbul e furono attaccati dagli Orchi, Legolas ne uccise almeno due prima di seguire gli altri fuori dalla porta orientale, trascinando via Gimli dalla tomba di Balin. Quando fece la sua spaventosa apparizione il Flagello di Durin, Legolas fu il primo a vederlo mentre stava per scoccare una freccia contro gli Orchi.

Ahi ahi, è venuto un Balrog”, disse. E questa fu l’unica volta documentata in cui fu davvero terrorizzato: un Balrog incuteva molto più terrore a un Elfo che a qualsiasi altro, poiché solo loro ricordavano da dove venivano i Demoni di Fuoco e a chi avevano servito per primi.

Dopo la caduta di Gandalf, Aragorn guidò la Compagnia verso est, fino ai confini della foresta di Lórien. Legolas fu colto da una profonda eccitazione, poiché nessuno del suo popolo era entrato in quel bosco da molti anni, e lui stesso ne aveva sentito parlare solo attraverso racconti.

 

Qui nel primo giorno, Legolas fu chiamato a incontrare i Galadhrim, portando con sé Frodo, anche se Sam lo seguì, come sempre. I Galadhrim avevano udito il canto di Legolas e lo avevano riconosciuto come uno dei loro parenti del nord. Avevano ricevuto notizie dai figli di Elrond riguardo alla Missione intrapresa dalla Compagnia, e accolsero volentieri tutti i membri, tranne Gimli, che fu ammesso solo a malincuore, poiché la diffidenza degli Elfi di Lórien verso i Nani era particolarmente marcata. Legolas fu costretto a rispondere per conto della Compagnia, con il promemoria di tenere d’occhio “quel nano”.

La mattina seguente, quando gli Elfi portarono la Compagnia oltre il fiume Celebrant, in cammino verso Caras Galadhon, dissero a Gimli che avrebbe dovuto essere bendato, ma lui si indignò e si rifiutò. Quando Aragorn si offrì di far bendare tutti i membri della Compagnia, Gimli disse che avrebbe accettato solo se anche Legolas fosse stato bendato. Legolas si indignò a sua volta, ma Aragorn risolse la disputa chiedendo che tutta la Compagnia fosse bendata. Alla fine, Legolas non ebbe altra scelta che accettare.

 

A Lothlórien, molti Elfi cantarono di Gandalf, e la loro lingua era tale che solo Legolas poteva comprenderla. Ma egli non volle tradurre i lamenti per il resto della Compagnia, dicendo di non avere il cuore né l’abilità per farlo. Tuttavia, durante il loro soggiorno a Lórien, sotto l’influenza della Dama Galadriel che permeava l’aria, Legolas divenne grande amico di Gimli, un’amicizia che non si sarebbe mai spezzata.

E l’amicizia tra lui e Gimli, anche in mezzo a moltissime imprese e dimostrazioni d’alto eroismo che i due, e gli altri membri della Compagnia, misero in campo, rimane un evento degno di nota e con importanti conseguenze nel futuro dei rapporti tra le due stirpi: perché molto i Sindar avevano da rimproverare ai Nani – sebbene non ai membri della Stirpe di Durin – per la caduta di Menegroth e la morta di Thingol. E ancora fresca era la tensione generata ai tempi dell’impresa di Erebor tra Thranduil e Thorin Scudodiquercia, parente di Glòin padre di Gimli.

 

Prima della partenza da Lórien, Legolas ricevette da Dama Galadriel un mantello elfico con una spilla e un arco lungo e robusto con una faretra di frecce, come quelli usati dai Galadhrim.

 

Altrove è narrato in dettaglio quanto avvenne in seguito: di come la Compagni si separò a Nan Hithoel, e di come, insieme ad Aragorn e Gimli, Legolas partecipò all’inseguimento degli Uruk-Hai che avevano rapito Merry e Pipino.

Entrando a Fangorn, Legolas dichiarò che quasi si sentiva di nuovo giovane accanto a quegli alberi. Commentò che, in tempi più antichi, avrebbe potuto essere felice lì. Gimli sbuffò, dicendo: “Non ne dubito. Sei comunque un Elfo dei Boschi, anche se gli Elfi di qualsiasi tipo sono gente strana”. Legolas in seguito avrebbe risposto a questa affermazione nello stesso modo tempo dopo, quando Gimli gli parlò della Caverne Scintillanti del Fosso di Helm.

Quando i Tre Cacciatori incontrarono l’apparizione di un vecchio, che credevano fosse Saruman, Legolas, nonostante l’incoraggiamento di Gimli, non scoccò la freccia. Il vecchio disse: “Riponi quell’arco, Maestro Elfo”. Legolas abbassò l’arco, ma più tardi lo rialzò, pronto a tirare, finché non videro che sotto le vesti del vecchio traspariva un colore bianco. Riconobbe appena in tempo che si trattava di Gandalf, e scoccò la freccia verso l’alto, dove fu consumata dal fuoco. “Mithrandir! Mithrandir!” gridò, e Gandalf rispose con calma: “Ben ritrovato, te lo dico ancora una volta, Legolas!”

 

Legolas e Gimli al Fosso di Helm, di John Howe

Legolas partecipò alla Battaglia del Fosso di Helm come unico rappresentante degli Elfi, e dopo la vittoria assistette alla conversazione con Saruman tra le rovine di Orthanc.

Legolas mostrò grande interesse per gli Ucorni mentre si dirigevano verso Isengard, parlandone con Gandalf e con un Gimli meno disposto alla conversazione. Dopo aver ascoltato la passione del nano nel descrivere Aglarond, Legolas gli promise che, dopo la guerra, vi si sarebbe recato, a patto che Gimli lo accompagnasse in una visita di ritorno a Fangorn.

A Isengard giunsero Elladan e Elrohir e i Dùnedain del Nord, e iniziò una nuova fase della loro missione. Seguirono Aragorn nelle profondità del Dimholt, ove egli reclamò la fedeltà del Re dei Morti e della sua Gente, maledetta tre millenni prima da Isildur in persona.

 

Legolas non temette i morti degli Uomini, ma stava per incontrare qualcosa che avrebbe condizionato il resto della sua vita, quando udì il richiamo dei gabbiani a Pelargir, adempiendo alla predizione e all’avvertimento di Galadriel, riportatogli dai figli di Elrond: “Attento al Mare, Legolas Verdefoglia!”. Legolas vide, mentre Aragorn guidava gli Uomini Morti, quale signore possente sarebbe potuto diventare se avesse preso l’Unico Anello.

 

Legolas giunse con Aragorn dalle navi durante la Battaglia dei Campi del Pelennor, e lì combatté accanto ai suoi compagni. Sopravvisse alla battaglia e, in seguito, commentò con Gimli – che accolse il pensiero con scetticismo – sulla longevità degli Uomini e sul loro destino di dominare il mondo.

 

Legolas cavalcò per l’ultima volta in battaglia accanto ai suoi amici durante la Battaglia del Morannon. Fu testimone della Caduta della Torre Oscura, e dopo la battaglia partecipò alle cerimonie nei Campi di Cormallen in onore di Frodo e Samvise per la loro vittoria. Quella notte, Legolas non volle andare a dormire, ma si allontanò per camminare nei boschi, cantando il richiamo del Mare.

Su invito di Aragorn, Legolas rimase a Minas Tirith per un certo periodo, dopo aver partecipato all’incoronazione di Elessar. Al momento della separazione della Compagnia, Legolas si recò con Gimli ad Aglarond. In seguito, cavalcò con lui verso la Foresta di Fangorn.

 

Durante i primi anni della Quarta Era, Legolas condusse con sé a Sud alcuni degli Elfi di Bosco Atro: e vissero in libertà in Ithilien, con la benevolenza di Faramir, Sovrintendente del Re Elessar. E qui contribuirono a rendere questa terra la più bella delle contrade mortali, rendendo il palazzo di Faramir e Éowyn il più rigoglioso del Reame Riunito. E molto anche contribuì, insieme a Gimli il Nano, alla ricostruzione di Minas Tirith.

 

Ma venne infine un giorno, nel 120 della Quarta Era, in cui Re Elessar decise di riprendere la consuetudine dei suoi antenati, e di abbandonare il mondo quando ancora era nel pieno delle proprie forze. E, morto Aragorn, Legolas sentì che anche l’ultimo legame con il proprio mondo si era spezzato. E sentì nuovamente la voce del Mare farsi più forte, e il richiamo trarlo a sé sulla suadente voce del vento.

 

E così, si dice che si costruì una barca grigia, con cui partì definitivamente verso Ovest, lasciando la Terra di Mezzo. E si racconta che con lui vi fosse anche Gimli il Nano. Un caso, se fosse vero, che sarebbe assai curioso, ma testimonierebbe la forza dell’amicizia che legò Legolas e Gimli, che riunì i destini delle due Stirpi – i figli da Ilùvatar creati, e quelli da Ilùvatar voluti – anche all’Ovest, nel Reame Beato.

 

Altro, sulla storia di Legolas Verdefoglia, non si può dire.

 

– Hùrin

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