LINGUE ELFICHE/36 EXTRA - LE MUTAZIONI DEL SINDARIN (PARTE II: Consonanti) ~ (2/2) La mutazione nasale, la mutazione mista. Altri tipi.

In questo ultimo appuntamento dedicato alle mutazioni della consonante iniziale del Sindarin cercheremo di compendiare gli altri tipi rimasti, meno frequenti rispetto alla lenizione e tuttavia di non minore importanza.

Mutazione nasale:

È il risultato di una -n precedente la parola in questione, la cui consonante iniziale va incontro a una serie di processi di mutazione.

Anche la nasale che precede può subire gli effetti di quest’accostamento, e incorrere a sua volta in una trasformazione, di solito cadendo semplicemente: l’articolo determinativo in per esempio perde frequentemente la -n.

Esempi: i ngaurhoth, i thiw, i Pheriain.

Ma vediamo nel dettaglio le condizioni morfo-sintattiche che attivano questo tipo di mutazione (il secondo più frequente in Sindarin) e i processi mutazionali sui vari tipi di consonanti iniziali.

Condizioni:

  1. Sostantivo che segue l’articolo determinativo plurale in.

  2. Sostantivo che segue le preposizioni na(n) “con, di” [da non confondere con na (< nā) “a, verso”, che invece attiva la mutazione blanda] o an, per la formazione di costrutti dativi.

Mutazione ed esempi:

I. Le occlusive sorde diventano fricative sorde {p, t, c > ph, th, ch}.

Esempi:

    • Perian > i Pheriain “i Mezzuomini” (Il Ritorno del Re, Libro VI, Cap. IV “Il Campo di Cormallen”).

    • têw > i thiw “le lettere” (lo abbiamo visto nell’iscrizione delle Porte di Durin).

    • cair > na[n] chîr “delle navi” (Parma Eldalamberon XVII, pag. 147 “aran na chir lîm” “il Re delle navi veloci”).

Nel passaggio da Old Sindarin a Sindarin, come abbiamo già accennato nel precedente appuntamento, intervengono principi fonetici che agiscono sull’evoluzione delle parole, modificandone la struttura interna (per i gruppi consonantici mediali si parla appunto di medial developments). Un esempio di ciò è il comportamento delle combinazioni nasale/fricativa (derivante per esempio dal contatto tra nasale e occlusiva sorda, come nella mutazione nasale che abbiamo appena visto). Queste diventano nasali lunghe, secondo il seguente schema: [mp, nt, nc > mph, nth, nch > mm, nn, ng].

Poiché la coppia articolo/sostantivo è da considerare un’entità linguistica talmente stretta da comportarsi come una parola sola, ci si aspetterebbe che la mutazione nasale seguisse questo percorso fonetico. Invece la fricativa viene mantenuta. L’unica ragione possibile è che le nasali al confine tra morfemi cadono davanti a consonanti singole. Di conseguenza [m-ph > ø – ph; n-th > ø – th; n-ch > ø – ch] in luogo della trasformazione indicata sopra.

II. Le occlusive sonore diventano nasali {b, d, g > m, n, ñ o ng [ŋ o ŋg]}.

Esempi:

    • bereth > *i merith “le regine”

    • dû > *i nui “le notti”

    • galadh > *i ñelaidh “gli alberi” (che Tolkien avrebbe scritto i ngelaidh).

L’asterisco è d’obbligo in quanto, a causa delle diverse versioni di questa mutazione tra cui Tolkien ha oscillato negli anni (in tentativi successivi di differenziarle da quella delle antiche nasalizzate [m]b, [n]d, [n]g), e della sempre valida ambiguità tra [ŋ] ed [ŋg], è frutto più di una deduzione e di una convenzione universalmente accettata in ambito Neo-Sindarin che una regola vera e propria. Si potrebbe ricostruire il processo evolutivo così: **in berith > **im berith > **im merith > i[ø] merith.

    • I cluster con occlusive sonore (per esempio gl-, dr-, gw-) non subiscono mutazione, in quanto non in posizione intervocalica (dopo la caduta della -n della parola che precede).

      Esempi: gurth an Glamhoth; tawar-in-Drúedain; haudh in Gwanûr.

III. Le antiche occlusive nasalizzate ripristinano la nasale “implicita” {[m]b, [n]d, [n]g > mb, nd, ng}.

Esempi:

    • bâr [mb-] > i mbair “le case”

    • dôr [nd-] > *i nduir “le terre”

    • Golodh [ng-] > *i ngelydh “gli Gnomi”

Anche questo processo presenta evidenze miste e a volte apertamente contraddittorie.

Tuttavia, poiché gli esempi che andrebbero contro a questa regola risalgono soprattutto alla fase Noldorin, e poiché è corroborata dall’esistenza di alcuni composti come Brithombar (lett. “casa sul [fiume] Brithon”) e Thorondir (“uomo-aquila”, nome del 22° sovrintendente reggente di Gondor), il consensus generale in ambito Neo-Sindarin è generalmente per avallarla.

IV. Varie consonanti sorde (h, hw, lh, rh) sostanzialmente si comportano come nella mutazione blanda {h > ch; hw > chw; lh e rh invariati, ma > thl, thr nella parlata arcaica}.

Esempi:

    • hên > i chîn “i figli” (vd. Narn I Chîn Húrin)

    • lhûg > in lhuig “i serpenti” (i-thluig o ith-luig)

    • rhond > in rhynd “i corpi” (i-thrynd o ith-rynd)

Ovviamente le ragioni sono diverse per ciascuno:

L’h iniziale in Sindarin deriva sempre da una fricativa sorda (ch) primitiva, che in contatto con la -n dell’articolo plurale (-nch-), anziché trasformarsi in (-ng-) come i principi di trasformazione dei gruppi consonantici mediali (medial developments) nello sviluppo fonetico del Sindarin richiederebbero, fa sì che la -n cada (stesso fenomeno osservato nei casi descritti sopra delle occlusive sorde > fricative), lasciando dunque intatta la ch. Un processo simile coinvolge probabilmente la hw- iniziale, sebbene manchino esempi a sostegno.

Lh ed rh (derivanti da primitivi sl- ed sr-) invece, come abbiamo già osservato per la mutazione blanda, darebbero origine a dei cluster “thl” e “thr” (come suggerisce la(n)srondo > lhathron) che sono però arcaici. Dunque non mutano.

Daeron, art by Elena Kukanova

Mutazione mista:

Questo tipo di mutazione è stato identificato da David Salo, e proposto all’interno del suo saggio A Gateway to Sindarin come spiegazione di alcune irregolarità legate alla preposizione genitiva en. In generale gli effetti della mutazione mista possono essere descritti come una mutazione blanda cui viene ulteriormente applicata una mutazione nasale.

In origine, en deriva da una più antica preposizione ena/eni [enǝ], e pertanto la parola che seguiva era soggetta a lenizione intervocalica. In seguito tuttavia la vocale finale di enǝ cadde, e pertanto la n venuta a trovarsi in contatto con la consonante iniziale (già lenita) cominciò a dar luogo a un’ulteriore mutazione di tipo nasale. In tutto questo, come già succede per la mutazione nasale, spesso la n di en viene a cadere a sua volta, anzi spesso è il principale “indizio” che rende questo tipo di mutazione immediatamente riconoscibile. Cerchiamo di chiarire con alcuni esempi:

I. Le occlusive sorde diventano sonore {p, t, c > b, d, g}.

Esempio: Tinúviel > Narn e·Dinúviel

Il processo può essere riassunto così: enǝ·t > enǝ·d > en·d > e·d.

II. Le occlusive sonore (b, d, g) non mutano.

Esempi:

    • Narn e·Dant Gondolin “*Racconto della Caduta (dant) di Gondolin”

    • Methed-en-Glad “Fine del Bosco (glad)”

La mutazione blanda e la nasale in questo caso si annullano a vicenda, o meglio la consonante fricativa derivante dalla lenizione che segue enǝ viene “ri-occlusivizzata” in seguito alla caduta della vocale e all’entrata in contatto con la nasale. Nel primo esempio con caduta di quest’ultima, nel secondo senza in quanto precedente un cluster (Gl-).

III. Le antiche occlusive nasalizzate ripristinano la nasale “implicita” {[m]b, [n]d, [n]g > mb, nd, ng}.

Esempi:

    • Narn e·mbar Hador “*Racconto della Casa (mâr, [mb-]) di Hador”

    • Taur e-Ndaedelos “Foresta della Grande Paura (daedelos, [nd-])”

    • Bar-en-Danwedh “Casa del Riscatto (danwedh, [nd-])” [e·nd > en-d]

Il processo può essere riassunto così: enǝ·mb > en·mb > em·mb > e·mb.

IV. Sibilanti e fricative. Basandoci sugli esempi disponibili pare che h ed s seguano le medesime trasformazioni della lenizione (rispettivamente ch e h), con in aggiunta la caduta della n di en.

Esempio: heryn > Roch e Cheruin “destriero della Dama”

Come già accadeva per la lenizione f e th sembrano non risentire e restano immutate, e neanche la nasale sembra cadere (es. Taur-En-Faroth “Foresta dei Cacciatori”).

V. Le nasali (m, n) non mutano. Esistono solo teorie su una possibile “spirantizzazione” della m in , e una successiva rinasalizzazione, più che altro per spiegare la perdita della n di en (p.e. *e mereth, “del banchetto”), ma non esistono esempi sufficienti. La n non muta affatto, né comporta perdita della nasale della preposizione (es. Haudh-en-Nirnaeth, “Collina delle Lacrime”), ma non è chiaro il perché.

VI. Varie consonanti sorde (hw, lh, rh). Esistono solo speculazioni, principalmente basate su sparuti esempi (Narn e·‘Rach Morgoth “Racconto della Maledizione [*rhach] di Morgoth”), che sembrano contraddire l’esito fonetico più coerente che ci si aspetterebbe (en·chw, en·thl, en·thr, vedi sopra). Il consensus in ambito Neo-Sindarin è che queste ipotizzate siano arcaiche – in accordo con quanto avviene per gli altri due tipi di mutazione – e che, cadendo tanto la nasale di en quanto i cluster aspirati, questa classe di consonanti una volta mutate lascino rispettivamente ‘w, ‘l, ‘r (esempi: *e-‘winn [< hwinn, “betulla”], *e-‘lûg [< lhûg, “serpente”], e’rach).

La forma plurale della preposizione genitiva en è enan, ci informa Tolkien in Parma Eldalamberon #17, e questa muta in [en n/]. Questo dimostrerebbe perché alcune costruzioni genitive plurali (Bar-en-Nibin-noeg, “Casa dei Nanerottoli”; Haudh-en-Ndengin, “Collina del Massacro”, lett. “Collina dei Caduti”) preservino la n.

***

Altri tipi di mutazioni, come abbiamo detto, sono molto meno “solidi” di quelli finora esposti, principalmente per mancanza di corpus sufficiente. Mi limito a citare brevemente le loro caratteristiche distintive.

Mutazione occlusiva:

Risultato di una consonante occlusiva (-t o -d) che precede la parola in questione. Non ha esempi se non una nota scartata di Tolkien su na-chaered, frutto di una mutazione innescata dallo stadio precedente di na (nat- o nad-) [vd. Parma Eldalamberon XVII, pag. 147].

In Neo-Sindarin si adotta di solito in seguito a preposizione ed (< *et) “fuori da”, con esiti che mischiano mutazione nasale e mista.

Mutazione sibilante:

Risultato di una sibilante s, che ha prodotto diversi effetti sulla consonante iniziale della parola seguente, prima di cadere. Viene descritta da Tolkien in una delle etimologie scartate della congiunzione a:

a “e” (< as(a) = Q ar); in S questa a lascia invariate le consonanti b, d, g, m, n, s; ma cambia p, t, c > f, th, ch; e aspira le vocali (a h-annon “e cancello”), e r ed l > rh, lh.

[Parma Eldalamberon XVII, pag. 41]

Essendo l’unico riferimento a questo tipo di mutazione tratto da una nota scartata, la mutazione sibilante è più che altro un tipo di mutazione “opzionale”, oltre che atipica in quanto dal funzionamento più simile alla fase iniziale dello sviluppo fonetico del Sindarin, rispetto a tutte le altre mutazioni che sono evidentemente risalenti a una fase intermedia.

Mutazione liquida:

Risultato di una liquida l, r precedente la parola in questione. Altro tipo piuttosto speculativo, desunto da un paio di esempi presenti in Túrin Wrapper, testo manoscritto di Tolkien pubblicato da C. Hostetter in VT#50 (2013):

ar·phent Rían Tuor·na: man agorech?

*e disse [pent] Rían a Tuor: cosa abbiamo fatto?”

sí il chem en i Naugrim en ir Ellath thor den ammen

*ora tutte le mani [plurale di cam] dei Nani e degli Elfi saranno contro di noi”

Esistono evidenze, per esempio nella Lettera del Re che abbiamo discusso qualche appuntamento fa, che la mutazione liquida non si è mantenuta come caratteristica del Sindarin moderno, in quanto negli esempi ar Hîr i Mbair Annui e ar Baragorn, le parole non mutano davanti alla congiunzione ar, cosa che invece sarebbe contemplata da questo tipo di mutazione. In alcuni antichi nomi come Erchamion o Belthil sembra di osservare un fenomeno simile alla mutazione liquida, ma d’altro canto molti altri nomi composti applicano lenizione (ithildin < Ithil + tin, “luna-stella”; Tharbad < thar + pad, “Crocevia”). Insomma, si tratta di un altra mutazione estremamente “opzionale” e assai poco corroborata.

Ecco una tabella riassuntiva di tutti i tipi di mutazioni Sindarin (Sindarin Mutations Chart by councilofelrond.com):

***

Bene! Al termine di questo periplo vertiginoso spero sia chiaro innanzitutto la complessità dell’argomento e la sua irriducibilità a sintesi estreme (giuro che ho fatto del mio meglio per semplificarlo!): le mutazioni sono in effetti ciò che davvero rende ostico, o addirittura oscuro, un primo approccio al Sindarin, in quanto non solo influenzano morfologia e fonologia di questo idioma in maniera preponderante, ma obbligano a considerare l’aspetto esteriore delle parole con una maggiore fluidità.

La principale funzione di aver introdotto la mutazione nel Sindarin, oltre ovviamente quella di simulare strutture e sviluppi che riscontriamo anche in lingue del Mondo Primario (come il Gallese, lingua molto cara a Tolkien – torneremo su questo argomento), risiede nell’elemento estetico: le parole devono innanzitutto “suonare bene”. Nel modo in cui si concatenano l’una all’altra, nel modo in cui si uniscono in discorsi o in espressione poetica: ogni trasformazione subita dal linguaggio, conoscendo gli Eldar e la loro “mania” per la bellezza e l’attenzione dedicata all’armonia e all’equilibrio nelle cose, è da far risalire a questo dettame di eufonia (che poi è ciò da cui Tolkien stesso traeva evidentemente gusto e divertimento).

Bibliografia essenziale di riferimento:

  • The Lord of the Rings (1955; 1966) by J. R. R. Tolkien.

  • The Silmarillion (1977) ed. by Christopher Tolkien.

  • Volumi IX (Sauron Defeated, 1992), X (Morgoth’s Ring, 1993) e XI (War of the Jewels, 1994) della History of Middle-earth, ed. by Christopher Tolkien.

  • Parma Eldalamberon #17

    • Sulle mutazioni: vd. pagg. 41-42 s.v. Pedo mellon a minno; pag. 145 s.v. √ADA; pagg. 146-147 s.v. √ANA/NĀ; pagg. 163-164 s.v. √MBAR;

    • Sulla mutazione nasale: vd. Pagg. 131-134, 147;

    • Sulla preposizione genitiva en: vd. Pag. 97;

    • Sulla mutazione occlusiva: vd. Pag. 147;

    • Sulla mutazione sibilante: vd. Pag. 41, s.v. a.

  • Vinyar Tengwar #50 (2013) ed. by Carl F. Hostetter. The “Túrin Wrapper”.

  • A Gateway to Sindarin: A Grammar of an Elvish Language from J. R. R. Tolkien’s Lord of the Rings (2004) by David Salo.

  • Consonant Mutations in conceptual evolution of Noldorin/Sindarin Phonology (2004), paper di Ryszard Derdzinski (ELF).

  • Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo, Vol. II: l’arte della parola nelle opere di Tolkien (2018) di Gianluca Comastri.

Sitografia:

 

Rúmil

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