Beleriand, 545 – 587 P.E. 

 

“…finalmente la possanza di Valinor uscì dall’Ovest, e la sfida delle trombe di Eönwë riempì il cielo; e il Beleriand fu tutto rutilante della gloria delle loro armi, ché l’esercito dei Valar era schierato in forme nuove, belle e terribili, e i monti risuonavano al suo passo. Lo scontro tra le armate dell’Ovest e quelle del Nord è detto Grande Battaglia nonché Guerra d’Ira. L’intero potere del Trono di Morgoth fu gettato nella mischia…”
Il Silmarillion, Cap. XXIV, Il viaggio di Eärendil e la Guerra d’Ira
L’ultima grande Battaglia del Beleriand e della Guerra dei Gioielli fu la Guerra d’Ira.
Eärendil, conducendo con sé sua moglie Elwing e portando in fronte il Silmaril di Lúthien, riuscì finalmente, ad arrivare a Valinor a chiedere l’aiuto dei Valar per le disgrazie dei Noldor. Non poco fu dibattuto quel giorno nell’Anello del Destino, perché molte cose inattese erano avvenute: un Silmaril era tornato a Ovest del Mare,  una Nave aveva raggiunto la Baia di Eldamar, e un Uomo mortale aveva calpestato le Terre Imperiture, recando con sé notizie della successiva caduta dei Regni del Beleriand e della morte di quasi tutti i comandanti che li avevano guidati a Est di cui, forse, solo Mandos e Manwë erano a conoscenza.
Questo era il dilemma dei Valar: Arda poteva essere liberata da una battaglia fisica; ma il probabile risultati di questa battaglia sarebbe stata la rovina di Arda stessa al di là di ogni possibile risanamento. Perché Morgoth era parte di essa, avendo contribuito alla sua creazione.
Ma infine i Valar conclusero che, per quanto grave fossero i peccati commessi dai Noldor, la minaccia di Morgoth era ormai impossibile da ignorare, e una volta divenuto padrone della Terra di Mezzo, non si sarebbe più posto limiti.
Così i Valar perdonarono il tradimento dei Noldor, e decisero finalmente di scendere in campo per aiutare le Due Stirpi.
E in quell’occasione si unirono alla battaglia, per la prima volta, anche i Noldor di Valinor guidati da Finarfin e i Vanyar guidati da Ingwion figlio di Ingwë, che tornarono per l’ultima volta sulla Terra di Mezzo, e tra loro alcuni di coloro che da lì erano partiti moltissimi anni prima. E loro Comandante fu Eönwë, Araldo di Manwë, con in pugno la Spada del Valar.
I Teleri non vollero partecipare, memori della crudeltà di Fëanor, ma compresero l’importanza di contribuire alla sconfitta del nemico. E così donarono le navi – che molto tempo prima gli erano state sottratte con la forza e le armi – per attraversare il mare e raggiungere il Beleriand.
Gli Elfi e gli Uomini del Beleriand, ripreso coraggio, si organizzarono essi stessi in un’armata, spigolatura del Doriath, del Nargothrond e di Gondolin, del Dor-Lòmin  e del Brethil, e uniti risalirono il corso del Sirion.
Morgoth, colto alla sprovvista, riversò sulla terra tutte le sue creature ammassate nei secoli ad Angband: Orchi, Balrog, Troll, Mannari e Draghi furono mandati contro l’esercito dei Valar, e lungo fu lo scontro, che si protrasse più di 40 anni del Sole, e da cui il Beleriand fu completamente distrutto.
Poco sappiamo di quanto avvenne in quegli anni di guerra, perché molto è il dolore che accompagnò lo scontro, in cui Eldar ed Edain dimostrarono nuovamente la loro forza e il loro orgoglio. E così le forze di Morgoth, nonostante l’estrema resistenza, vennero falciate dalla furia di Valinor, e le forze del nemico vennero via via annientate, mentre l’esercito dell’Ovest riconquistava ciò che rimaneva del Beleriand, stringendosi sempre più verso l’Anfauglith. E nel lungo scontro i Balrog vennero annientati, tranne pochi che fuggirono nelle profondità della Terra, mentre gli Orchi, decimati, fuggirono aldilà degli Ered-Luin.
E quei pochi che sopravvivevano delle tre case degli amici degli Elfi, Padri degli Uomini, combatterono dalla parte dei Valar; e in quei giorni furono vendicati della perdita di Baragund e di Barahir, di Galdor e di Gundor, di Huor e di Hùrin e di molti altri dei loro signori. Ma gran parte dei figli degli Uomini, appartenessero al popolo di Uldor o fossero altri, di recente giunti dall’est, si schierarono con l’Avversario; e gli Elfi non lo dimenticarono“.
E fu così che, ormai assediato, Morgoth liberò la sua ultima arma: i Draghi Alati comandati dall’immenso Ancalagon il Nero, le cui ali turbinavano come tempesta, e la sua mole poteva oscurare il sole.
La Guerra d’Ita, di Per Sjögren

Per la prima volta l’esercito dei Valar indietreggiò, e per un istante sembrò che Morgoth potesse nuovamente guadagnare terreno. Ma dal cielo sopra di loro giunse Eärendil al comando di Vingilot, il Silmarilsulla sua fronte. E intorno alla sua nave si schierarono Thorondor e le Grandi Aquile di Manwë, e fu battaglie nei cieli così come sulla Terra.

Ma infine Eärendil prevalse, e Ancalagon fu sconfitto. E rovinosa fu la sua caduta quando precipitò sopra i picchi di Thangorodrim abbattendone le vette, e distruggendo molte delle opere del nemico ancora nascoste in Angband.
Caduto Ancalagon e morti gli altri draghi volanti – si dice che solo due sopravvissero rifugiandosi a Nord, dove generarono altri membri della loro stirpe che tormentarono il mondo nei secoli successivi – nulla più si opponeva alle forze di Valinor, che scoperchiarono Angband e penetrarono nella Fortezza.
Morgoth fu fatto prigioniero e nuovamente avvinto da Angainor, e i due Silmaril presi da Eönwë.
Ma nel frattempo, dopo 40 anni di scontri e devastazioni, la geografia del Mondo era stata profondamente cambiata. E il Beleriand, sconquassato e distrutto dagli scontri, venne via via divorato dal Mare, che lasciò emerse poche delle terre ove per lunghi secoli Eldar e Edain avevano vissuto. Sprofondarono così sotto il mare le rovine di Nargothrond e le Mille Caverne del Doriath, i boschi della Nan-Tathren e gli orrori della Nan Dungortheb, le alture dell’Hithlum e le valli del Thargelion, le scogliere del Nevrast e i sette fiumi dell’Ossiriand. E anche il Sirion non era più. Soli, si dice, sopravvissero Tol Morwen, il tumulo ove Morwen Eledhwen fu sepolta, il colle di Himring ove a lungo Maedhros aveva regnato, e Tol Fuin, ciò che rimase dell’altopiano del Dorthonion, ripulito dalle immonde creature che vi vivevano.
Un ampio varco si aprì negli Ered Luin ove poi sorse il Golfo di Lhûn, il fiume che scende dalle propaggini settentrionali di queste montagne. E il Lindon era tutto ciò che rimaneva del Beleriand.
Gli eventi successivi alla Guerra sono noti: Sauron fuggì all’estremo Est dopo aver rifiutato di andare a Valinor per essere giudicato, nonostante si fosse palliato di umiltà e pentimento. Morgoth fu invece scaraventato fuori dalla Porta della Notte, nel Vuoto, oltre i confini di Arda, e si dice che non potrà tornare fino alla fine dei tempi, scatenando Dagor Dagorath.
I Valar concessero a tutti gli Elfi del Beleriand, compresi i Sindar e gli Elfi Verdi, di recarsi a Valinor. Molti furono quelli che accettarono, ma altrettanti scelsero di restare all’Est, vuoi per la volontà di creare un proprio Regno, come Galadriel, vuoi per il ruolo che avevano assunto nei confronti del popolo dell’Eldalië, come fu per Cìrdan il Carpentiere e Gil-Galad il Re Supremo. Maedhros e Maglor, ultimi due figli di Fëanor rimasti, chiesero i Silmaril a Eönwë che però rifiutò, dicendo che le loro azioni nefaste gli avevano tolto il diritto di avere i Gioielli. Ancora schiavi del Giuramento, rubarono i Silmaril. Ma così fosche erano diventate le loro anime per il peso delle loro azioni, che questi bruciarono nelle loro mani: e così Maedhros, impazzito per il dolore, si gettò con il Silmaril nella lava infuocata mentre Maglor lo gettò in mare e fuggì in preda al dolore e al rimorso.
Gli Edain fedeli ai Valar furono ricompensati con l’Isola di Nùmenor dove poter vivere a metà strada tra la Terra di Mezzo e Valinor. E molti altri doni fecero loro i Valar, compresa una durata della vita molto più lunga rispetto agli Uomini Mediani rimasti sulla Terra di Mezzo, e la possibilità di crescere molto in possanza e intelletto. E loro re fu Elros Tar-Minyatur, figlio di Eärendil e fratello di Elrond Mezzelfo.
Così si chiuse la Prima Era del Mondo.

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