L’ultima grande battaglia campale combattuta dai Noldor della Terra di Mezzo contro le forze di Morgoth si svolse a Tumhalad, la pianura posta tra il Narog e il Ginglith e vide protagonisti i guerrieri di Nargothrond come le forze di Morgoth, guidate da Glaurung il Verme.
Negli anni precedenti, come altrove si racconta, molte cose erano avvenute in questo regno. Finrod Felagund era partito con Beren nella sua ricerca del Silmaril, e mai più torno al suo Regno. Suo nipote Orodrethera salito sul trono del Nargothrond, aveva scacciato figli di Fëanor Celegorm e Curufin a seguito del loro malvagio comportamento nei confronti di Lùthien Tinùviel e del loro mai sopito intento di soppiantarlo. Passati che erano poche stagioni dal loro allontanamento, Orodreth aveva accolto Túrin Turambar nel suo peregrinare.
La forte personalità e il carisma di Túrin avevano ben presto preso il sopravvento sul Re Elfico, che si fece convincere ad avere un atteggiamento più aggressivo nei confronti di Morgoth. Simbolo di questa politica fu il ponte che collegava le caverne ben protette del Nargothrond alla piana adiacente: il popolo di Finrod, infatti, aveva sempre fatto della segretezza uno dei punti di forza del proprio Regno, non lasciando riferimenti al Nemico.
Ma ora, guidate da Túrin e dalla sua maestria con le armi, le armate elfiche erano riuscite a liberare alcune zone a Nord del Regno. Ma questi successi non convinsero Gwindor, amico di lunga data di Turambar, che aveva visto la potenza delle armate del Nemico durante la Nirnaeth Arnoediad e presagiva nefaste conseguenze.
La caduta di Nargothrond, di Denis Gordeev
Molti sconsigliarono Túrin e Orodreth – e si dice che perfino Ulmo Signore delle Acque gli fece recapitare un ammonimento tramite Cìrdan, consigliando di rintanarsi nelle caverne abbattendo le porte. Ma Túrin, che spesso subì le conseguenze della propria superbia, rise di questo avvertimento e anzi si predispose per guidare una spedizione verso Nord ancora più grande.
Ma come i più saggi avevano previsto, Morgoth osservava con attenzione i movimenti nella piana del Narog. E così si era preparato a chiudere definitivamente la questione, inviando una grande armata con Glaurung a capo di essa.
Molti e splendidi erano i cavalieri del Nargothrond quel giorno, e valente fu la tenzone. Ma a nulla valse, e la sconfitta che ne seguì fu disastrosa, poiché nessuno era in grado di confrontarsi con il Verme di Morgoth, maestro della guerra e della menzogna.
Così, sulla piana di Tumhalad caddero Gwindor e Orodreth e vano fu lo sforzo di Túrin di salvarli, e il tentativo di portare Gwindor, ormai morente, lontano dal combattimento lasciò l’esercito privo di una guida.
Túrin conduce Gwindor alla salvezza, di Ted Nasmith
Spezzate le linee nemiche, Glaurung si diresse dunque verso le Caverne con i suoi orchi e distrusse le poche difese rimaste anche grazie al ponte che loro permise di arrivare fino alle porte. Gli Orchi uccisero e fecero prigionieri ovunque e solo poche centinaia di Elfi riuscirono a fuggire verso Sud alle Bocche del Sirion, terra ancora sotto la protezione di Ulmo e di Cìrdan, ove risiedeva già Gil-Galad figlio di Orodreth, a tutti gli effetti erede della casa di Finarfin a est del Mare.
Quando Túrin riuscì a tornare a Nargothrond, arrivato a massacro quasi concluso, fu posto sotto un incantesimo da Glaurung, che lo immobilizzò. E fu impossibilitato a salvare Finduilas figlia di Orodreth, che lo amava, e che non fu più vista da Uomo o Elfo. Perché nessuno seppe ove la condussero gli Orchi, e quale fine le si paventò.
Con la battaglia di Tumhalad, un altro regno dei Noldor, dopo lo Hithlum, il Dorthonion e la Marca di Maedhros, cadde sotto il giogo di Morgoth.
Túrin si risvegliò qualche tempo dopo. E ancora confuso dalle menzogne di Glaurung, si diresse al Dor-Lòmin sperando di trovarvi Morwen, sua madre, e Nienor sua sorella. Ma loro non si trovavano più lì.
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