Cuiviénen, c.a. 1050 A.A. – ? (vivente nella Terra di Mezzo?)
Prima del Sole e della Luna, quando Arda riposava sotto le stelle di Varda nel lungo sonno che seguì la Primavera, prima della prigionia di Melkor, giunse il tempo in cui gli Elfi si svegliarono all’estremo Ovest della Terra di Mezzo, nel luogo che poi fu chiamato Cuiviénen.
Ma come ci racconta il Cuivienyarna, essi non si svegliarono tutti insieme. Generati dalla stessa sostanza di Arda, da cui si creò il hroa che contenne i fëa immortali instillati da Eru al di sopra del Mondo, i primi tra di essi a destarsi furono i padri. E ciascuno di essi aprì gli occhi trovando al suo fianco la sua sposa destinata.
Ma primo tra i padri a specchiare lo sguardo sull’immensità al di sopra di loro fu Imin, e sua sposa fu Iminyë. Ed essi furono il Primo e la Prima.
Due furono le altre coppie che si risvegliarono dopo di loro: Tata e Tatië (i secondi), ed Enel e Enelyë, (i terzi). E Imin e Iminyë vagarono con gli altri due Padri e le loro consorti nei boschi sotto le stelle dell’Oriente della Terra di Mezzo, fino a trovare un gruppo di 12 Elfi addormentati, che Imin prese con sé. Quel clan fu chiamato da lui Minyar, i “Primi”.
Nel Cuivienyarna, lmin appare spesso come un Elfo orgoglioso, ai limiti dell’arroganza: forse a causa del fatto che fu il primo Elfo a risvegliarsi, forse per qualche convincimento a lui dettato dalle voci che si sentivano durante la notte. Perché gli agenti di Melkor, anche durante la sua prigionia, continuavano ad agire seguendo le sue volontà, tormentando, spaventando e rapendo i primi Elfi, e cullando le loro divisioni.
Nelle leggende degli Eldar è infatti raccontato che egli non volle unirsi alle schiere di altri Elfi, convinto che, in quanto Primo, a lui sarebbe toccato il più grande numero di seguaci. Ma il destino volle diversamente: Imin si rifiutò di prendere gli altri Elfi che trovarono, sperando di trovare un gruppo più grande di quelli reclamati dagli altri Padri. E fu così che il secondo gruppo incontrato, di 18 Elfi, si unì a Tata. E il terzo, di 24, a Enel. Dopo di essi, nonostante le aspettative di Imin, non trovarono nessun altro, e così il suo clan rimase con solo 14 membri.
Si racconta che quattro generazioni passarono prima che i Minyar assumessero il nome con cui poi sarebbe stati conosciuti, quello di Vanyar. E che responsabile di questo cambiamento fu Ingwë, trisnipote di Imin e figlio del di lui bisnipote Ilion, quando convinse se stesso e gli altri Elfi che facevano parte della sua schiera ad ascoltare l’invito di Oromë di recarsi a vivere a Valinor.
Cosa avvenne di Imin e Iminyë, non è stato documentato da alcuno, e scarse sono le tracce rimaste nelle storie raccontate dagli Eldar. Alcuni dicono che sia stato infine catturato e ucciso dai servi di Melkor prima ancora della venuta di Oromë, ma riteniamo che se davvero le schiere del Nemico avessero potuto mettere le mani su un Elfo di tale lignaggio e levatura avrebbero atteso il ritorno del proprio Signore prima di deciderne la sorte. Altri raccontano invece che egli, preferendo la solitudine e il silenzio del mondo alla confusione della vita in società, rimise il suo ruolo nelle mani dei suoi figli.
E così la primogenitura giunse a Ingwë, da quel momento riconosciuto da tutti come il Signore della più antica schiera di Elfi.