Giganti, di Angus McBride

I giganti di roccia

? (Origine di Arda?) – Scomparsi dalle cronache nella Quarta Era

 

Tra i personaggi più misteriosi di tutte le leggende degli Antichi Tempi, i giganti sono creature che, per la mancanza di fonti documentali e per la loro innata lontananza dalle vicende di Elfi, Uomini e Hobbit, sono sempre sfuggiti da ogni descrizione e classificazione.

 

L’unico racconto del Libro Rosso nel quale sono presenti è infatti Andata e Ritorno, il raccono autobiografico dell’impresa di Bilbo Baggins e dei membri della Compagnia di Thorin Scudodiquercia impegnati nella Cerca di Erebor e nella riconquista della Montagna Solitaria.

 

Vi si racconta infatti che, durante l’attraversamento delle Montagne Nebbiose dopo la partenza da Imladris, i Nani e lo Hobbit assistettero a un prodigio assai raramente osservato dai membri delle razze parlanti di Arda: a un certo punto, parve loro che alcune figure vagamente umane si levassero dai fianchi delle montagne, cominciando a combattere tra di loro lanciandosi macigno grandi come un palazzo da un capo all’altro della stretta valle che stavano attraversando.

Sembra che sia stato proprio per sfuggire al loro scontro che la Compagnia decise di rifugiarsi in una grotta che poi scoprirono essere l’accesso alla città dei Goblin.

 

Questa descrizione rappresenta però l’unico caso in cui questi esseri mastodontici sono citati. È dunque molto difficile ragionare sulla loro vera natura e sulle circostanze della loro nascita, se di nascita si è davvero trattata.

Nel mondo permanevano, ancora nella Terza Era, alcune tracce se non della loro esistenza, del fatto che essi fossero parte delle leggende dei Tempi Antichi, sia al Nord – dove si raccontava che le terre degli Erenbrulli fossero state così plasmate dai giganti – sia al Sud nelle terre che poi divennero parte del Regno di Gondor: si raccontava infatti che i Monti Bianchi non fossero presenti nel piano originario dei Valar quando edificarono Arda con le catene dei Monti Blu, Rossi, Gialli e Verdi, e che furono invece i giganti a costruirli quando gli Uomini iniziarono a proliferare, con l’obiettivo di proteggere la loro Terra dalla loro lenta invasione. Uno di essi, di nome Tarlang, mentre trasportava una grande roccia mise un “piede” in fallo, e cadde sulle montagne sottostanti, spezzandosi il collo. E così gli altri giganti usarono i suoi resti per completare l’edificazione dei Monti Bianchi, proprio dove, in futuro, si trovava il passo di Tarlang, tra il Morthond e il Lamedon, attraversato da Aragorn e dalla Grigia Compagnia durante il proprio viaggio verso Pelargir.

 

Vi è chi ha identificato in queste creature un esempio meno riuscito, e incapace di proliferare, delle creature del Grande Nemico, alla pari di Orchi, Goblin e Troll. Alcuni ritengono perfino che di veri Troll si tratti, cresciuti a dismisura per qualche oscura maledizione e poi esiliati dalla loro stessa razza, la cui memoria è stata ingigantita dalla descrizione fatta da un Hobbit che per la prima volta si affacciava a un mondo sorprendente e terrificante.

 

Riteniamo tuttavia che questo non sia il caso: qualora infatti Morgoth o Sauron avessero potuto disporre di  creature così potenti, non avrebbero esitato a gettarle nella mischia e a utilizzarle nelle guerre contro Elfi, Uomini e Nani, come fecero con i Grandi Vermi, i Lupi Mannari e le Bestie Alate. Inoltre è documentato che Gandalf stesso ritenesse alcuni di questi Giganti capaci di prendere decisioni autonome, tanto da ipotizzare di chiedere a uno di loro di sigillare l’ingresso principale della Città dei Goblin per rendere di nuovo sicuro l’Alto Passo.

 

Vi è invece chi li indica come una specie di Uomini molto alti – i Giganti delle leggende – che rappresenterebbero un caso di gigantismo di questa razza nello stesso modo in cui gli Hobbit ne rappresentano una versione minuta. Addirittura vi è chi ipotizza una loro parentela con gli antenati dei Beorniani, dei quali erano padroni e ammaestratori, che anziché sviluppare la capacità di mutare forma in animali acquisirono il potere di trasformarsi in pietra. Ma non vi è, nelle memorie e nei racconti di Beorn e del suo popolo, nulla che lasci intendere che si tratti di altro che leggende senza conferma.

 

Vi è infine chi li pone in relazione agli Ent, considerandoli rocce dotate di raziocinio allo stesso modo in cui lo sono gli Ent per quanto riguarda le forme arboree. Ma come sappiamo per certo, gli Ent furono “svegliati” dagli Elfi nel corso delle ere precedenti alla Prima, durante gli Anni degli Alberi, e non abbiamo alcuna base per ritenere che lo stesso possa essere avvenuto anche per le rocce. Il tutto senza dover sottolineare che, se gli alberi sono dotati di una qualche forma di Vita riconoscibile da ogni creatura esistente, ciò non può essere detto per pietre e sassi.

 

Più convincente è dunque l’ipotesi che essi fossero creature inerentemente legate alla genesi di Arda, presenti sin dalla sua origine e generati per così dire tra le pieghe della creazione, allo stesso modo di Ungoliant nelle tenebre del Mondo e di Tom Bombadil dalla meraviglia di Arda Primigenia.

E come tali rimasero, assisi negli alti recessi delle Montagne Nebbiose e delle catene montuose della Terra di Mezzo, inaccessibili a chiunque, tranne che ai più impavidi avventurieri. Della cui memoria pochissimo è rimasto dopo il mutamento del mondo.

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