Halbarad, Comandante dei Raminghi
Intorno a Sarn Ford, T.E. 2.916 – Campi del Pelennor, T.E. 3.019
Vi è un nome, tra quelli dei comandanti dei Raminghi del Nord durante gli ultimi secoli della Terza Era, che risplende in modo particolare tra i molti degni di lode portati dai discendenti di Arthedain.
Chiunque abbia letto il Libro Rosso lo conosce molto bene e sa l’importanza che egli ha avuto nello svolgimento dei fatti che portarono alla caduta di Sauron: Halbarad è stato infatti il Capitano dei Raminghi nei duri anni che accompagnarono il ritorno del Male; l’inflessibile guardiano della Contea quando, all’insaputa di egli stesso, la più forte arma del Nemico giaceva dimenticata nella casa di un Hobbit, e l’araldo più vicino ad Aragorn Elessar durante i grandi giorni che lo accompagnarono dal Fosso di Helm al suo ritorno a Gondor.
Non è noto se Halbarad fosse un membro della stirpe di Isildur, ma è certo che egli fosse un rappresentante della purissima discendenza Nùmenoreana che ancora viveva e resisteva nelle terre che un tempo appartenevano al Reame di Arnor.
Aveva già circa quindici anni quando Arathorn II, Capitano dei Dúnedain del Nord, cadde vittime di un’imboscata degli Orchi e lasciò come unico erede un neonato cui aveva dato nome Aragorn. E fu tra coloro che, in attesa della sua crescita, mantenne il controllo delle terre a Nord della Contea seguendo la guida di Elrond e di Gandalf, entrambi convinti – seppur all’epoca poco potesse surrogare tale consapevolezza – della grande importanza che quella Terra avrebbe ricoperto nei fatti del Mondo.
Così Halbarad trascorse la propria vita sorvegliando le Terre Selvagge dell’ Eriador e permettendo alla Contea di vivere lunghi anni di pace e prosperità. Come ebbe modo di dire in seguito: “Gli abitanti della Contea sono un piccolo popolo, ma di grande valore. Poco conoscono del nostro duro lavoro per la custodia dei loro confini, ma io non serbo rancore per questo”.
Ma un giorno del 3019 della Terza Era ricevette un messaggio recato dai figli di Elrond, Elladan ed Elrohir, nel quale Dama Galadriel di Lórien suggeriva ai Dúnedain di raggiungere il proprio Signore a Rohan, perché presto avrebbe avuto bisogno del sostegno della sua gente.
E così Halbarad si mise al comando della Grigia Compagnia, un drappello di trenta Dúnedain che partirono verso sud insieme ai figli di Elrond, cercando la Terra dei Rohirrim e notizie di Aragorn loro Signore.
Lo incontrarono nelle vicinanze di Isengard, e grande fu la gioia di Aragorn nell’incontrare di nuovo ciascuno di loro.
Vedendoli, anche Re Théoden si rallegrò molto, perché disse ‘Se questi Uomini ti somigliano davvero, sire Aragorn, la loro forza sarà tale da non poter essere contata solo nel numero di teste’.
E con sé la Grigia Compagnia conduceva un messaggio di Elrond ‘ricordati dei Sentieri dei Morti‘ e un involto inviato da Dama Arwen, di cui nulla si seppe per tutta la durata del loro viaggio attraverso i monti a sud di Dunclivo.
Ma dopo la roccia di Erech e il richiamo in battaglia dell’Esercito dei Morti, dopo la riconquista di Pelargir e la liberazione delle Terre a Sud, dopo la sconfitta dei Pirati di Umbar e la disperata risalita del Fiume Anduin, mentre lontano a Nord si scorgeva già il fumo salire da Minas Tirith in fiamme, tutti seppero cosa esso conteneva, quand’esso fu spiegato al vento del Sud: il grande stendardo con l’Albero Bianco e le Sette Stelle, che garriva al cielo del Pelennor mentre l’erede di Isildur tornava per reclamare il suo Trono portando speranza alla città e distruzione ai suoi nemici.
E sempre Halbarad fu al fianco di Aragorn, suo Araldo e suo Capitano, fino al momento estremo quando Halbarad cadde circondato da molti nemici sul campo della più grande vittoria degli Uomini di Númenor contro il loro più grande nemico.
E a lungo fu pianto e ricordato tra gli eroi che, con il loro coraggio e la loro lealtà, resero possibile il ritorno del Re di Gondor.