Gurthang, la spada che uccise il Verme

Nargothrond, c.a. 490 P.E. – Cabed-en-Aras, 499 P.E.

 

Esisteva un tempo Anglachel, la spada forgiata a partire da un meteorite da Eöl in segno di vassallaggio nei confronti di Thingol, che permetteva all’Elfo Scuro di risiedere a Nan Elmoth, nominalmente situata all’interno dei confini del Doriath. Si racconta che Melian percepì la malvagità presente nella spada e invitò il marito a non servirsene, lasciandola nell’armeria di Menegroth.

Trascorsi diversi anni, e fuggito Tùrin dal Doriath, a Beleg Cùthalion Thingol concesse di prendere qualunque spada egli volesse per armarsi durante la ricerca del giovane scomparso. E Beleg prese proprio Anglachel. Quando lasciò i confini del Doriath insieme alla spada, si trattò dell’ultima volta in cui pose il proprio sguardo sulle proprie terre natali.

 

Poiché, ci racconta la storia, molto tempo passò in compagnia di Tùrin, e insieme divennero temuti per i servi di Morgoth nelle lande che dal Doriath si spingevano a ovest. Ma un giorno Tùrin fu catturato da un’avanguardia di Orchi informati dal tradimento di Mîm il Nanerottolo, e Beleg si lanciò al loro inseguimento per liberare l’amico. Ma il destino ci mise mano: Beleg intendeva liberare Tùrin dai lacci che lo bloccavano in segreto, e cominciò a tagliare le corde con Anglachel. Ma Tùrin si svegliò, e credendo che si trattasse di Orchi, si ribellò e uccise l’amico.

E si racconta che fu allora che i bordi della lama iniziarono ad oscurarsi, come se Anglachel avesse sviluppato un animo senziente, e stesse piangendo il lutto per il proprio padrone ingustamente ucciso.

Túrin fu condotto a Nargothrond da Gwindor, che aveva aiutato Beleg nel tentativo di salvataggio. Una volta a Nargothrond, Túrin fece riforgiare Anglachel, e la rinominò Gurthang, “Ferro di Morte”.

 

La spada fu brandita da Túrin durante il suo tempo a Nargothrond, mentre rapidamente scalava le gerarchie della corte diventando Capitano, e guidando gli Elfi di Nargothrond in una guerra sempre più aperta contro le forze di Morgoth. Una tattica audace, della quale però gli Elfi non erano esperti, avendo sempre preferito la segretezza.

 

La sua crescente fama con Gurthang guadagnò a Túrin un nuovo nome: Mormegil, “La Spada Nera” di Nargothrond. Le imprese di Túrin con gli Elfi di Nargothrond culminarono con la Battaglia di Tumhalad, in cui si presentò Glaurung, il grande Verme, che portò alla rovina di Nargothrond.

Là Túrin affrontò il Drago, ma fu irretito dal suo sguardo e immobilizzato da un incantesimo, mentre gli Orchi portavano via Finduilas, figlia di Orodreth innamorata di Tùrin, che la ricambiava. E quando Tùrin si riscosse, il Drago gli pose in mente il pensiero che potesse trovarla nel Dor-Lòmin. Fu in questa occasione, mentre Tùrin correva verso Nord con la spada nera sguainata, che fu avvistato da Tuor, suo cugino che non aveva mai incontrato, e da Voronwë di Gondolin.

Poco dopo, Gurthang fu usata da Túrin per uccidere il capo Esterling Brodda nella sua stessa sala e lo seguì nella sua successiva tappa nel Brethil. Lì fu riconosciuto da Dorlas come la Spada Nera, ma desiderando liberarsi del suo passato, Túrin mise da parte Gurthang, usando invece archi e lance di cui si servivano gli abitanti della Foresta.

 

Solo quando gli Orchi iniziarono a minacciare il Brethil con forze sempre più massicce Túrin si risolve a sguainare nuovamente Gurthang per respingerli.

 

Ma giunse Glaurung, che aveva udito racconti di un ritorno della Spada Nera, e si risolse a chiudere definitivamente la rivalità con i figli di Hùrin. Ephel Brandir ospitò un disperato consiglio di guerra su come affrontare la minaccia.

 

Túrin raccontò agli Haladin la storia di Azaghâl Signore di Belegost e di come la sua arma preferita, il coltello, mise in fuga Glaurung durante la Dagor Bragollach. E poi dichiarò “Ma qui c’è una spina più affilata e lunga del coltello di Azaghâl“, e mostrò loro Gurthang. Allora gli Haladin gridarono “Ecco la Spina Nera di Brethil!”

 

Altrove è narrata come si svolse l’ultima battaglia tra Tùrin e Glaurung: quando il Drago cercò di attraversare Cabed-en-Aras, lasciando sguarnito e indifeso il proprio ventre, Tùrin sbucò da un sentiero nascosto e lo trafisse all’addome, uccidendolo. Ma quando estrasse la lama dal corpo del Verme, un nero zampillo di sangue lo colpì alla mano, spingendolo in un nero deliquio.

 

Quando si risvegliò, Brandir gli raccontò ciò che Glaurung disse a Nìniel sua moglie: che ella era in realtà Nienor sorella di Hùrin, e che era stato un suo sortilegio a cancellarle la memoria. E colma di dolore, ella si gettò nelle acque del Teiglin insieme al figlio che portava in grembo. Ma Tùrin non volle crederci inizialmente, e colmo di rabbia uccise Brandir chiamandolo piede deforme, e corse via dall’accampamento.

 

Ma fu raggiunto da Mablung che gli rivelò che quanto detto da Brandir corrispondeva alla verità. E così, folle di dolore e disperazione per l’ennesima vita innocente che egli aveva ingiustamente tratto, tornò a Cabed-en-Aras, di fianco alla carcassa di Glaurung, e qui conficcò a terra la Spada Nera, chiedendole se avrebbe volentieri preso Tùrin Turambar come sua ultima vittima.

 

E la spada, con una voce piccola e fredda con il ferro, rispose che sì, avrebbe ucciso Tùrin in memoria del suo padrone Beleg e di Brandir ingiustamente ucciso. E Tùrin, udita questa risposta, si lasciò cadere su di essa, spezzandola con il proprio peso e morendo prima di toccare terra.

 

E i frammenti di Gurthang vennero poi composti insieme alla salma di Tùrin nel tumulo che gli Uomini del Brethil eressero nel luogo della sua morte, ove scrissero semplicemente “Tùrin Turambar, Dagnir Glaurunga”: Tùrin, Signore della Sorte, rovina di Glaurung.

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