Gorlim l’Infelice

Dor-Lòmin, P.E. circa 430 – Tol Sirion, P.E. 460

 

Tra i personaggi umani narrati dal Lai di Leithian o della “Liberazione dal Servaggio”, Gorlim è certamente tra coloro la cui storia molto racconta sul peso che i legami e gli affetti hanno sull’animo umano.

Nato da Angrim quando l’assedio di Angband durava ormai da più di tre secoli e mezzo, Gorlim era un piccolo vassallo della stirpe di Bëor e governava un lembo di terra nel Ladros, la regione concessa come feudo agli Edain della Prima Casa da parte di Angrod, fratello di Finrod Felagund.

 

Qui Gorlim sposò Eilinel alcuni anni prima dell’evento che segnò i destini di tutti i popoli liberi del Beleriand: nel 455 PE la Dagor Bragollach spezzò le linee di assedio del Nord. Tutti furono chiamati alle armi, per rispondere all’attacco di Morgoth. E Gorlim seguì le insegne del suo Signore Barahir per unirsi alle truppe dei figli di Finarfin.

Altrove è narrato come, nonostante il valore di Elfi e Uomini, le sorti del combattimento arrisero all’Oscuro Signore, e di come le Terre a Nord del Doriath furono invase e devastate. Solo dodici compagni di Barahir tornarono nel Dorthonion dalla guerra. Gorlim era tra di essi: al termine della ritirata, come prima cosa si diresse verso la propria casa, ansioso di sincerarsi della sorte della moglie.

Ma quando giunse alla propria abitazione, la trovò bruciata e saccheggiata, e non fu in grado di trovare traccia del destino occorso a Eilinel. Ritornato da Barahir con l’animo devastato, si unì al gruppo di Uomini che, adottando tattiche di guerriglia, decise di continuare la guerra contro Morgoth nelle terre che erano appartenute ai propri padri. E qui, nel Dorthonion, i fuorilegge guidati dall’ultimo discendente dalla Casa di Bëor tennero testa per anni ai propri nemici, sopravvivendo nei boschi, invisibili alla vista e letali nei propri attacchi.

 

Gorlim, tuttavia, continuava a non darsi pace riguardo al destino della propria moglie. E così, di tanto in tanto, si allontanava dai propri compagni per controllare la propria casa, nella speranza che ella vi facesse ritorno.

Ma molti occhi vigili sorvegliavano le strade del Ladros in quei tempi. E fu così che, dopo alcuni anni di sorveglianza, le spie dell’Oscuro Signore notarono gli spostamenti di quest’Uomo e la sua abitudine a visitare le rovine della propria dimora. Quando questa notizia giunse all’orecchio di Sauron, incaricato da Morgoth di governare i passi settentrionali, questi progettò una trappola.

Un giorno d’autunno dell’anno 459, mentre Gorlim si avvicinava alle rovine della propria casa, pensò di scorgere un riflesso dietro i vetri delle finestre, e si convinse che non poteva che essere Eilinel finalmente ritornata. Ma non era che un inganno: i cacciatori di Sauron sbucarono dalle ombre intorno a lui e lo catturarono. A lungo Gorlim fu torturato, sempre rifiutandosi di rivelare informazioni su Barahir e i propri compagni, finché i suoi carcerieri non menzionarono la possibilità di ricongiungerlo con la propria moglie. Accortisi che il rifiuto dell’Uomo si faceva via via meno stentoreo, lo tradussero al cospetto di Sauron stesso. E qui, convinto del fatto che Eilinel fosse prigioniera dell’Oscuro Signore e con il cuore ormai esulcerato, Gorlim promise che avrebbe rivelato l’ubicazione del nascondiglio dei fuorilegge se gli fosse stato concesso di riunirsi a lei. Sauron accettò di buon grado.

Ma non appena ottenute le informazioni che bramava, Sauron mise a nudo tutta la propria malvagità, rivelando a Gorlim che sua moglie era morta da lungo tempo e che con grande piacere avrebbe provveduto a farli riunire. E lo mise a mala morte per le mani dei propri carcerieri.

 

Le informazioni di Gorlim si rivelarono esatte, e Sauron sguinzagliò i propri servi per mettere fine alle gesta della banda di fuorilegge. Ma quel giorno, oltre a lui, mancava anche un altro componente del gruppo: era costui Beren figlio di Barahir, che si trovava lontano dal nascondiglio perché impegnato in un’altra impresa. E a lui apparve un giorno lo spettro di Gorlim, che informò il giovane del proprio tradimento spingendolo ad avvertire il prima possibile il proprio padre e i suoi compagni.

Ma era troppo tardi. Quando Beren giunse al nascondiglio, trovò solo i resti di un massacro: colti alla sprovvista da parte del nemico, e nonostante una coraggiosa resistenza, Barahir e i suoi compagni erano stati tutti uccisi dagli Orchi a Tarn Aeluin. Rimasto solo, Beren continuò per qualche tempo la propria guerra solitaria ai servi del nemico, ansioso di vendicare il proprio padre. Ma, braccato sempre più da vicino, finì per volgersi a Sud arrivando, un giorno, a varcare i confini del Doriath, e la cintura di Melian che avrebbe dovuto proteggere la Terra di Re Thingol.

Di Gorlim, nelle storie dei secoli successivi, rimase solo il ricordo del suo tradimento e un soprannome, l’Infelice, che meglio d’ogni altro descrive la sua vita. Poiché l’amore per la moglie che tanto gli era cara fu, per gli ultimi anni della sua vita, la cagione d’un dolore che non sapeva come curare, per quante imprese compisse e nemici uccidesse. E il più puro dei sentimenti umani fu il motivo per cui, col cuore ormai esulcerato, accettò di scambiare la vita dei propri compagni con la propria felicità, foss’anche in una terra schiacciata sotto il gioco del peggior nemico degli Uomini.

E tale fu la vergogna e la sofferenza che patì quando s’accorse, lui traditore, d’esser stato tradito da un mentitore più astuto e crudele, che la sua anima ristette nella Terra di Mezzo, incapace di raggiungere le Aule di Mandos senz’aver seppur tardivamente sanato la propria empietà.

Ma vi è anche chi dirà che, senza il suo tradimento, la Storia avrebbe potuto procedere altrimenti, e forse Beren mai avrebbe incontrato Lùthien Tinùviel mentre ella danzava al chiaro di luna sui prati di Neldoreth, innescando gli eventi che li avrebbero portati a conquistare uno dei Silmaril dalla corona di Morgoth, destinato a diventare la più brillante stella del cielo.

 

Ma di tutto questo Gorlim, infelice in vita e in morte, non venne mai a conoscenza.

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