Glorfindel Chiomadoro
Valinor, ? A.A. – (511 P.E., oggi vivente in Valinor)
Tra i grandi nomi di Signori e Capitani dell’Eldalië tramandati dalle antiche cronache, pochissimi rivaleggiano con quello di Glorfindel, tra i più importanti e i più rispettati Elfi mai vissuti nella Terra di Mezzo.
Una nomea che, nel suo caso, non deriva unicamente dalle grandi gesta e dalle imprese di cui si è reso protagonista, ma anche dal fatto ch’egli è il più celebre tra i membri del popolo degli Eldar a essere risorto e a essere tornato nella Terra di Mezzo per concludere il proprio compito su diretto invito – com’è lecito aspettarsi – da parte delle Potenze.
Glorfindel nacque a Tirion da una nobile famiglia Noldor, e mostrava le caratteristiche tipiche della sua stirpe: era infatti alto, forte e d’indole saggia e indomita, capace di scrutare a fondo di persone e cose attraverso i suoi luminosi occhi grigi. L’unica caratteristica che lo distingueva dagli altri Noldor erano i capelli dorati che condivideva con la gente di Finarfin, e che lasciano presuppore che sua madre, il cui nome non è stato tramandato, fosse un’Elfa d’etnia Vanyar.
Dopo la ribellione, giunse nella Terra di Mezzo attraversando il gelo di Helcaraxë insieme al seguito di Fingolfin, e risiedette nel Nevrast, tra i grandi di Vinyamar assisi alla corte di Re Turgon al quale era forse imparentato. Quando il Re decise di trasferire la sua corte nel Regno Celato di Gondolin, egli lo seguì e divenne uno dei più importanti nobili della città, Signore della Casa del Fiore Dorato.
Anche Glorfindel, come Echtelion e il Re, era presente sul campo di Anfauglith durante la Nirnaeth Arnoediad, alla quale le schiere di Gondolin parteciparono a sostegno dell’armata di Fingon, Alto Re dei Noldor. E grandi furono le imprese di cui si resero protagonisti prima che le forze del Nemico, grazie al tradimento degli Uomini di Uldor il Maledetto, ebbero la meglio costringendo gli eserciti di Eldar e Edain alla rotta o alla ritirata. E fu lui, insieme ad Echtelion, a proteggere i fianchi dell’esercito di Gondolin mentre gli uomini del Dor-Lòmin ne costituivano la retroguardia. E tale fu il loro valore che nessuna delle truppe di Morgoth fu in grado di seguirli nei tortuosi sentieri montani che li ricondussero a Gondolin.
Altrove si è già raccontato del destino della città, distante solo qualche decina d’anni: dell’arrivo di Tuor da Vinyamar con le armi che Ulmo aveva detto a Turgon di abbandonare secoli prima in vista della sua venuta; della cattura e del tradimento di Maeglin, che rivelò al Nemico l’ubicazione del Regno Celato; della nascita di Eärendil e infine dell’assalto da parte di Morgoth, che nel 510 della Prima Era condusse Gondolin alla rovina.
Glorfindel e i guerrieri della sua casata parteciparono valorosamente alla battaglia, contendendo la città ai nemici e uccidendo migliaia di orchi in un’imboscata; ma tali erano le forze a disposizione di Morgoth che Glorfindel e i suoi guerrieri vennero tagliati fuori dal grosso dell’esercito e costretti a ritirarsi, inseguiti dagli Orchi e da un drago di fuoco, ultima trovata dell’oscura mente di Melkor. Furono salvati dall’intervento dei guerrieri della Casata dell’Arpa, che giunsero in loro aiuto disubbidendo agli ordini del loro signore Salgant, molti dei quali morirono nel salvataggio.
Grazie al loro intervento Glorfindel raggiunse la Piazza del Re, dove insieme a Tuor e agli altri Noldor sostenne l’ultimo assalto, mentre Turgon si chiudeva nella Torre insieme ai suoi famigliari. Ma venne Gothmog, Signore dei Balrog, che contese la piazza ai soldati del Re: e tutto si faceva d’ombra e di fuoco intorno a lui. Tuor si oppose alla sua avanzata, ma solo il sacrificio di Echtelion, che prima disarmò e poi trascinò con sé Gothmog nel profondo della Fontana del Re, riuscì a contenere l’assalto.
La città ormai era perduta, e il Re stesso aveva deciso di partecipare alla sua rovina, ordinando ai suoi familiari di far crollare la torre in cui risiedevano. Glorfindel e i suoi decisero di seguire Tuor nella sua fuga dalla città, proteggendo la ritirata dei superstiti attraverso la via segreta fatta costruire da Idril. E si avviarono per gli scoscesi sentieri che salivano per Cirith Thoronarth, sugli alti picchi dove Thorondor aveva costruito il suo nido quando la Terra di Mezzo era giovane.
Ma il Nemico aveva previsto anche questa possibilità: e a una svolta del sentiero li attendeva una legione di Orchi, e un Balrog era con loro. E solo l’intervento delle Aquile permise loro di contenere le perdite,

spingendo gli Orchi giù dalla montagna mentre Glorfindel, da solo, si pose innanzi al Balrog impedendogli di raggiungere Idril, Tuor e la loro gente. Ne nacque uno dei duelli più famosi della storia degli Eldar, ancora oggi cantato da molti: e innanzi alla frusta fiammeggiante del Balrog Glorfindel resisteva impavido, rintuzzando ogni attacco fino a che, mandato a vuoto un nuovo assalto del nemico, non riuscì a colpirlo ferendolo gravemente. E fu allora che “il Balrog, nel tormento del dolore e della paura, si buttò su Glorfindel, che dardeggiava la spada come una serpe; ma raggiunse solo una spalla e venne afferrato, e i due oscillarono fin quasi a cadere dalla cima della rupe. Al che Glorfindel cercò il pugnale e colpì, trapassando il ventre del Balrog all’altezza del proprio viso (la statura del demone era infatti più del doppio della sua); quello gridò e cadde all’indietro dalla roccia, ma nel frattempo afferrò da sotto il copricapo i riccioli biondi di Glorfindel e i due precipitarono nell’abisso”.
Thorondor si precipitò in picchiata nel burrone e recuperò il corpo di Glorfindel e lo riportò alla sua gente, che lo seppellì sugli Ered Echoriath. Venne poi detto che la sua tomba, nonostante il terreno roccioso dove fu scavata, fu sempre ricoperta da bellissimi fiori gialli.
Ma non era la fine: in virtù del suo coraggio e del suo eroismo i Valar decisero di onorare lo spirito di Glorfindel, che quando fu trascorso il tempo dovuto di permanenza nelle Aule di Mandos, gli concessero di reincarnarsi e di contribuire ancora al bene di coloro che avevano scelto di rimanere nella Terra di Mezzo dopo la Guerra d’Ira. E tale era l’energia spirituale che caratterizzava Glorfindel reincarnato, ch’egli divenne allora più forte di qualunque altro Elfo avesse mai calcato le terre di Arda, forse più dello stesso Fëanor. A quanto si racconta, egli trascorse alcuni anni a Valinor nei boschi di Lòrien, frequentando il Maia Olòrin da cui molto apprese sulla mente e sullo spirito dei Figli di Ilùvatar, e che rimase suo amico quando, molti anni dopo, giunse nella Terra di Mezzo e fu chiamato Mithrandir.
Fu intorno al 1600 della Seconda Era, quando infine scoppiò la guerra tra Sauron e gli Elfi, che Glorfindel venne nuovamente inviato nella Terra di Mezzo in qualità di emissario dei Valar, giungendovi probabilmente in contemporanea ai rinforzi Dúnedain inviati da Númenor in soccorso a Gil-Galad e agli Stregoni Blu.
Terminata la prima fase della guerra, decise di rimanere nell’Ovest della Terra di Mezzo, risiedendo tra Gran Burrone e il Lindon e prestando il proprio consiglio al Re Supremo Gil-Galad e a Elrond Mezzelfo, figlio di Eärendil ch’egli stesso aveva contribuito a salvare dalla rovina di Gondolin.
Benché il suo nome non venga citato dai documenti sopravvissuti al tempo, egli certamente partecipò alla Guerra dell’Ultima Alleanza e fu presente a Dagorlad quando Sauron venne sconfitto da Isildur, che si appropriò del suo anello. E dopo la battaglia visse a Imladris, dove prestò il proprio valore e la propria saggezza a tutti i figli di Ilùvatar che la richiedessero.
Nei secoli successivi, mentre un numero sempre crescente di Elfi abbandonava la Terra di Mezzo per recarsi nel Reame Beato, solo cinque Grandi Eldar rimasero all’Est: Galadriel, Celeborn, Elrond, Cìrdan e Glorfindel stesso. Così egli svolse un ruolo sempre più centrale nelle vicende del mondo: durante la guerre di Angmar, fu lui a guidare l’esercito di Gran Burrone in soccorso di Arthedain, e combattè fianco a fianco a Eärnur di Gondor quando questi fu inviato dal padre a supportare l’esercito di Arvedui, non sapendo ch’egli era morto al largo della Baia di Forochel e che il figlio Aranarth era divenuto il primo Capitano dei Dùnedain.
Qui Glorfindel assistette all’umiliazione che il Re Stregone inflisse a Eärnur (causa, sette anni dopo, della sua sparizione e dell’interruzione della linea dei Re di Gondor), e so dimostrò capace anche di visione profetica: osservando infatti Angmar fuggire tra gli Erenbrulli, frenò la collera di Eärnur e gli disse che lo spirito “non sarebbe stato ucciso dalla mano di un uomo”.
Un millennio trascorso, mentre Glorfindel da Gran Burrone contribuiva all’educazione e alla sicurezza degli eredi di Aranarth. Quando l’Anello si ridestò, e il Portatore partì dalla Contea per giungere a Imladris, egli fu tra coloro che furono inviati da Elrond in cerca di Frodo. E tale era la forza e la padronanza di Glorfindel sulle cose del mondo visibile e di quello invisibile, che gli Spettri dell’Anello fuggivano alla sua vicinanza, e non osavano confrontarsi con lui.
Fu così che Glorfindel fu in grado di ritrovare il Portatore e la sua compagnia, guidata dal suo amico Aragorn. Ma Frodo era in deliquio a causa della pugnalata sofferta a Colle Vento da parte del capo dei Nazgûl, che scoprirono essere il Re Stregone con cui Glorfindel si confrontò molti secoli prima. Così il Portatore fu caricato sul cavallo Asfaloth e condotto di gran galoppo ai guadi del Bruinen, poiché solo Elrond conosceva le pratiche mediche capaci di salvargli la vita.
E quando furono al guado, i Nove li inseguivano da presso. Ma le acque benedette del fiume li separavano, e Glorfindel si volse, giunto sull’altra sponda, in attesa di una mossa da parte dei Nazgûl. E qui si rivelò in tutto il suo splendore, quale spirito di fuoco ardente, e come falene gli Spettri ne vennero attratti, azzardando la traversata delle acque sui loro titubanti cavalli neri. Ma quando furono in mezzo al fiume, un’onda di piena scese turbinando dal monte, e li travolse.

Nelle settimane successive, Glorfindel prese parte al Concilio di Elrond e alle molte discussioni che si tennero tra gli ospiti di Imladris. Durante il dibattito, giocò un ruolo centrale nella conversazione, parlando anche di Tom Bombadil e delle molte cose che si muovevano a Nord dell’Eriador. Consigliò che l’Anello dovesse essere gettato sul fondo del mare, per renderlo imprendibile da parte del Nemico: ma Gandalf gli rispose che non conoscendo ciò che giaceva nelle profondità del Regno di Ulmo il rischio che prima o poi riapparisse era troppo grande, e che doveva essere distrutto. Fu allora che Elrond e Gandalf pensarono a lui come possibile membro della Compagnia che avrebbe dovuto condurre l’anello a Mordor: ma infine decisero altrimenti, perché i grandi poteri di Glorfindel sarebbero stati più utili a Gran Burrone anziché in un’impresa di segretezza.
Poco è raccontato del ruolo che Glorfindel svolse durante la Guerra dell’Anello, ma lo vediamo riapparire a Minas Tirith insieme ad Elrond per il matrimonio tra Arwen e Aragorn, dopo il quale tornò a Imladris insieme a Elrond e ai suoi figli.
Ma, come per Gandalf, il ruolo di Glorfindel nella Terra di Mezzo era ormai finito. Angmar, Sauron e tutti i nemici per cui era stato rimandato a Est erano sconfitti, ed egli aveva giocato una parte centrale in tutti gli eventi successivi al proprio ritorno nel mondo dei viventi. Dunque, è probabile che presto o tardi anche Glorfindel abbia scelto di abbandonare la Terra di Mezzo e di tornare a Valinor. Sebbene non sia citato tra i passeggeri della Nave che portò Frodo e Bilbo all’Ovest, è possibile ch’egli abbia vissuto solo alcuni anni tra i Porti e Gran Burrone, prima di seguirli a sua volta.
E con la sua partenza, lasciò la Terra di Mezzo il più grande e il più potente dei Figli di Ilùvatar, svelto di braccio e profondo di mente, braccio destro di Re dalla Prima alla Terza Era, nemico dell’Oscurità e fulgido esempio della gloria degli Elfi del Reame Beato che fu.