LINGUE ELFICHE/37 - GLI STUDI LINGUISTICI TOLKIENIANI (Parte I) ~ Il contributo dei testi divulgativi, delle riviste specializzate, della community online

Dopo aver passato in rassegna la storia delle Lingue Elfiche (tanto in-universe quanto extra-universe), e un campione parziale del corpus di Quenya e Sindarin, vorrei ora proporre un resoconto di come tutto questo materiale e questa creazione linguistica è stata recepita, studiata, rielaborata, a volte perfino ampliata.

Senza star qui a ricostruire esaustivamente la storia degli studi linguistici tolkieniani, voglio almeno fornirne una bibliografia (giocoforza parziale), non solo per dare credito a chi – Christopher Tolkien in primis – ha messo le mani nel mare magnum di carte, appunti, tabelle, schemi, lessici, dizionari etimologici, grammatiche, e ne ha cavato fuori una forma più definita e comprensibile di regole e principi (laddove possibile!), ma anche per mostrare quanto magmatica e proteiforme sia stata l’evoluzione delle scoperte.

Questo elenco può essere considerato come il terzo e ultimo filone “storico” delle Lingue Elfiche: la storia di pubblicazione, tanto dei testi originali (dapprima solo attraverso le informazioni contenute nella HoME, in seguito anche grazie al lavoro della Elvish Linguistic Fellowship, “ente investito” della responsabilità di ordinare e rendere pubblicabile l’enorme quantità di materiale, la maggior parte del quale è conservato presso la Bodleian Library di Oxford e presso la Marquette University di Milwaukee), quanto delle rielaborazioni e riduzioni in testi divulgativi, di compendio, di ricerca, di analisi, di liguistica comparata.

All’indomani della pubblicazione del Signore degli Anelli, il fenomeno linguistico era già chiaro nella sua portata, almeno ai lettori più attenti. Abbiamo testimonianza nelle Lettere di questa fase in cui le uniche informazioni rese disponibili a pochi fortunati corrispondenti del Professore ricevevano insight e ragguagli sulla creazione linguistica. Abbiamo già elencato alcune di queste lettere (specialmente 211, 294, 297, 347).

Dopo la morte di Tolkien e l’assunzione del figlio Christopher del ruolo di “esecutore letterario”, furono divulgati sempre più dettagli, a partire dall’Appendice del Silmarillion (1977), che offriva un primo, basilare elenco di termini e radici Quenya e Sindarin (le “lingue Eldarin”) atto specialmente a comprendere e contestualizzare nomi propri ed espressioni presenti nell’opera. Christopher in quell’occasione ammetteva la propria ancora limitata conoscenza riguardo l’invenzione del padre, ma già da quelle poche note si riusciva a intravedere un mondo molto più ampio e articolato, nonché di rara complessità, quale non credo esistano eguali glossopoietici in altre opere di finzione, e che lo stesso curatore avrebbe di lì a poco cominciato a sviscerare negli Unfinished e nella History.

All’anno dopo risale uno dei primi testi dedicati alle Lingue Elfiche tolkieniane in quanto tali:

  • An Introduction to Elvish (1978) di Jim Allan.

Cover di An Introduction to Elvish di Jim Allan

Oggi ampiamente sorpassato dalle nuove conoscenze emerse (se si pensa che il lavoro di Allan si basava appunto solo su ciò che era stato reso pubblico all’epoca, la cosa non sorprende), rappresenta un primo lodevole step nell’avvio di studi specialistici sulle lingue tolkieniane, con un focus particolare sulla formazione dei nomi propri e sui sistemi di scrittura.

Allan aveva già pubblicato qualche anno prima un Glossary of the Eldarin Tongues, un libercolo di poche decine di pagine che a maggior ragione risulta oggi ovviamente lacunoso e incompleto, nondimeno si segnalava già – con Tolkien ancora vivo, siamo nel 1972 – un’attenzione spiccata verso lessici e grammatiche, senza ancora aver potuto mettere le mani sui testi che Tolkien aveva scritto a riguardo già a partire dal 1915/17!

Nel frattempo (dall’autunno 1971) erano cominciati a uscire i primi issues di Parma Eldalamberon, la rivista di argomento linguistico della Mythopoetic Society. Nata all’inizio come poco più che una fanzine, conteneva approfondimenti, articoli, recensioni “linguistiche”.

Si tenga conto che per parecchi anni, ovvero dalla pubblicazione del Signore degli Anelli fino all’incirca al periodo che stiamo trattando, gli unici dati consistenti sulle lingue Elfiche sono stati quelli contenuti nell’Appendice E del SdA.

Perciò è a partire da queste scarne informazioni, applicate alle frasi in Elfico presenti nel romanzo, che gli appassionati di linguistica tolkieniana hanno desunto retroattivamente un buon numero di regole grammaticali e di principi morfosintattici; più o meno come succede per le lingue del Mondo Primario in linguistica storico-comparativa: può capitare che da pochi frammenti di una lingua estinta, ovvero ormai sprovvista di una comunità di locutori nativi, si cerchi di risalire al suo funzionamento e alle sue caratteristiche morfologiche.

Con l’uscita del Silmarillion molti di questi studi divennero obsoleti o comunque dovettero pian piano “assimilare” le nuove informazioni che erano state immesse nel dibattito. Nel 1983, con l’uscita del primo volume della History of Middle-earth, il Libro dei Racconti Perduti, cominciò ad affluire nuovo materiale su cui riflettere e su cui strutturare degli studi più compiuti.

Christopher aveva iniziato il lungo e faticoso lavoro di cernita e organizzazione della mole incalcolabile di manoscritti e dattiloscritti del padre, e pian piano faceva emergere nuove informazioni anche sull’attività linguistica.

Sulla scorta delle nuove uscite, Parma Eldalamberon cominciò ad “alzare l’asticella”, pubblicando contenuti sempre più tecnici e corroborati dai dati che via via giungevano dal lavoro di curatela di CT, finché nel 1988 fu fondata la Elvish Linguistic Fellowship (ELF), e a PE venne associata un’altra rivista specializzata, Vinyar Tengwar, che univa agli argomenti più squisitamente linguistici anche saggi sulla lore di Tolkien, illustrazioni, analisi del testo, e in seguito contenuti inediti.

Cover di un numero di Mythlore

Questa miscellanea di contributi, infatti, diventò il fulcro della ricerca tolkieniana tout court, nel momento stesso in cui Christopher Tolkien, parallelamente al lavoro che andava avanti sulla HoME, concesse a Chris Gilson e Carl Hostetter, rispettivi curatori delle due riviste, di pubblicare materiali linguistici inediti.

Questo periodo di grande fermento, oltre che dalle due riviste della ELF,

  • Parma Eldalamberon (22 numeri, dall’autunno 1971 all’aprile 2015)

  • Vinyar Tengwar (50 numeri, dal settembre 1988 al marzo 2013)

vide lo sviluppo di altre riviste, alcune precipuamente linguistiche, altre di argomenti svariati:

  • Quettar (rivista ufficiale del gruppo linguistico della Tolkien Society, 49 numeri pubblicati dal 1980 al 1995);

  • Beyond Bree (fanzine incentrata soprattutto sulle illustrazioni a tema Tolkien);

  • Mythlore (rivista ufficiale della Mythopoeic Society).

Cover di Lingue Elfiche di Édouard J. Kloczko

Negli anni ’90 e 2000 la mole di materiale ormai disponibile permise ad alcuni studiosi di redigere dei veri e propri compendi grammaticali con lessici annessi, decisamente più aggiornati del testo di Jim Allan, ma che oggi risultano comunque parziali e outdated:

  • Basic Quenya (1992) di Nancy Martsch;

  • Le Dictionnaire des Langues Elfiques: Quenya et Telerin (1995) e

  • Le Dictionnaire des Langues des Hobbits, des Nains, des Orques (2002) di Édouard J. Kloczko.

Questi ultimi due, facenti parte della collezione Enciclopedia della Terra di Mezzo e tra i primi testi sull’argomento tradotti e pubblicati in italiano, sono stati per diversi anni gli unici manuali del genere reperibili nel nostro paese, ma fortunatamente questo filone è stato nel tempo integrato dall’impegno di alcuni studiosi nostrani, e a tal proposito non posso far a meno di citare il primo di loro, nonché ospite fisso di questa rubrica, Gianluca Comastri, con i due volumi di Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo:

  • Vol. I: storia e sviluppo delle lingue elfiche di Arda (2016)

  • Vol. II: l’arte della parola nelle opere di Tolkien (2018)

cui si aggiungerà nel corso di quest’anno un terzo volume (dizionario Quenya/Sindarin/Italiano).

Cover di Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo, Vol. I di Gianluca Comastri

L’apporto di Comastri agli studi linguistici tolkieniani, che prende le mosse dall’attività online sul portale enciclopedico di Eldalië, da numerosi articoli scritti per la Società Tolkieniana Italiana, nonché attraverso la traduzione sistematica di siti web internazionali, quali Ardalambion di Helge Kåre Fauskanger, non si è limitato dunque a un’operazione di mirroring delle fonti straniere, ma ha avuto il ruolo meritorio di intraprendere in Italia un faticoso percorso di divulgazione su questo universo linguistico, generalmente snobbato dalla maggioranza dei lettori nonostante costituisca il fattore centrale per la conoscenza e comprensione dell’autore oxoniense.

Inoltre negli ultimi anni la sua attività è arrivata a includere anche la collaborazione con l’universo delle trasposizioni cinematografiche (nella fattispecie la serie tv The Lord of the Rings: The Rings of Power, di Amazon Studios), per le quali il suo ruolo è stato di consulenza e coaching dell’edizione italiana dei dialoghi in Sindarin e Quenya presenti nella serie. E devo dire che, con tutte le riserve che nutro per quel prodotto in generale, sul piano del doppiaggio e dell’aderenza linguistica è un lavoro davvero notevole.

Neo-Sindarin e Neo-Quenya

A questo proposito, giacché siamo in argomento cinematografico, è d’uopo accennare anche al lavoro di David Salo, che alla fine degli anni ’90 fu contrattualizzato dalla produzione della Trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson come consulente linguistico per i film, ruolo che ha riconfermato per Lo Hobbit.

David Salo ha costituito delle vere e proprie “neo-lingue”, per andare incontro all’esigenza dei film non solo di aderire nella maniera più filologica possibile agli elementi di Elfico già presenti nel romanzo, ma anche di coniarne di nuovi, per dare profondità e spessore alle caratterizzazioni e all’ambientazione; e inoltre ha composto le lyrics originali delle canzoni in Sindarin.

Tutto questo enorme lavoro (che non escluse Khuzdul e Black Speech) fu condotto da Salo con una grande acribia, specialmente per le conoscenze e il materiale allora disponibili. Ogni parola “inventata” da lui era basata su parole tolkieniane preesistenti, grammaticamente e semanticamente coerenti, e potenzialmente integrabili nei corpus Sindarin e Quenya autentici. Avendo operato soprattutto sul Sindarin, la lingua tolkieniana più ricorrente nei film (e anche quella di cui si compone la maggior parte dei cori nella colonna sonora), David Salo redasse un testo divulgativo:

  • David Salo – A Gateway to Sindarin: A Grammar of an Elvish Language from J. R. R. Tolkien’s Lord of the Rings (2004).
Cover di A Gateway to Sindarin di David Salo

Qualcuno all’epoca della sua uscita criticò questo testo, in quanto mescolava regole grammaticali e lemmi del Sindarin “ufficiale” ad aggiunte grammaticali e lessicali di invenzione di Salo, senza che fosse segnalato in maniera puntuale in cosa consistesse l’apporto originale.

Per distinguere in maniera chiara ciò che fu coniato da Tolkien da contributi di altri, si introdusse allora il termine Neo-Sindarin, ovvero la forma linguistica ibrida, necessaria per corredare la lingua delle trasposizioni cinematografiche di vocaboli che Tolkien non aveva mai inventato e per ampliare e rendere più “praticabile” da parlanti contemporanei una lingua che, nonostante il lavoro certosino e pressocché sterminato del Professore, risulta comunque lacunosa e incompleta sul piano delle strutture grammaticali e logiche.

I linguisti tolkieniani sono giustamente molto attenti a distinguere ciò che è originariamente tolkieniano da ciò che è frutto di ampliamenti e aggiunte “apocrife”, quantunque plausibili e coerenti con ciò che si conosce dei principi filologici (noun formation, verb stems, etc) ideati da Tolkien. Il lavoro di Salo, su questo aspetto, è stato indubbiamente un apripista, sebbene molte delle sue integrazioni siano diventate obsolete nel corso dei quasi vent’anni trascorsi dalla pubblicazione di AGtS, complice la proseguita pubblicazione di materiali prima inediti, in primis sulle riviste specializzate che abbiamo citato.

I termini Neo-Sindarin e Neo-Quenya sono diventati, presso la community, un modo per designare tutti i contributi al lessico delle rispettive lingue che non derivano da materiale tolkieniano di prima mano, ma vengono apportati dagli appassionati in luoghi deputati.

Cover di A Fan’s Guide to Neo-Sindarin di Fiona Jallings

Questo genere di contributi, così come la manualistica correlata (vd. A Fan’s Guide to Neo-Sindarin – A Textbook for the Elvish of Middle-earth [2017] di Fiona Jallings), per quanto possano essere validi, sono soggetti a una veloce obsolescenza, in quanto qualsiasi rilascio di materiale tolkieniano finora inedito potrebbe comportare la scoperta di elementi lessicali o grammaticali in contrasto con ciò che nel frattempo si è andato inventando. Chi adotta un approccio filologico rigoroso è infatti molto attento alle nuove uscite (specialmente, come abbiamo detto, di Parma Eldalamberon e Vinyar Tengwar), per sottoporre a verifica e falsificazione termini ed espressioni emersi nel frattempo da questo confronto tra appassionati, da questa costante attività di “glossopoiesi di massa”, in una sorta di processo di peer reviewing filologico.

La community online

Abbiamo detto di “luoghi deputati”, ma di cosa stiamo parlando esattamente?

Soprattutto di gruppi di discussione online, all’interno dei quali vengono condivise risorse per lo studio e l’approfondimento.

Queste realtà hanno in effetti una storia già molto lunga e affascinante: già a partire dagli anni ’90 infatti, community online e mailing list (una delle prime originariamente fondata e moderata proprio dal gruppo di appassionati facente capo a David Salo e alla sorella) sono diventati i veri centri nevralgici della discussione e ricerca linguistica tolkieniana, avendo tra l’altro sporadicamente ospitato contenuti e materiali esclusivi, mai rilasciati o pubblicati altrove [vd. Elfling Digest n° 34, 14 maggio 2000; Elfling, 11 maggio 2002]). Elenco i principali:

  • Tolklang (1990 – 2013) fondato e moderato da Julian Bradfield;

  • Elfling (1998 – 2012) fondato da Dorothea Salo e moderato da David Salo;

  • Lambengolmor (2002 – 2020 [chiusura gruppo Yahoo]) fondato da Carl Hostetter;

  • Vinyë Lambengolmor (2020 – presente) gruppo Discord diretto discendente della mailing list dei Lambengolmor.

Banner del server Discord di Vinyë Lambengolmor

In questi gruppi, le cui entries sono ancora tutte pubbliche e recuperabili, seppur in forma di mirror HTML, si discutono e decidono tutt’oggi quali nuove parole, ipotizzate e ricostruite sulla base delle note etimologiche redatte da Tolkien nel corso della sua vita, possono essere annoverate nel lessico Neo-Sindarin e Neo-Quenya.

Per spiegarmi meglio riporto di seguito due link dal sito Eldamo, mio punto di riferimento per la redazione di questi articoli e bacino in cui vengono registrate tutte le risorse di cui parlavo (da un lato: compendio della grammatica, storia concettuale, corpus, lessici; dall’altro lato l’archivio completo di tutte le fan-invented words).

A questo link la lista delle parole Sindarin attualmente conosciute attraverso i testi di Tolkien: https://eldamo.org/content/word-indexes/words-s.html

A questo link la lista dei neologismi inventati dai fan, attraverso i principi di adesione alle regole tracciate da Tolkien, come abbiamo detto: https://eldamo.org/content/neologism-indexes/neologisms-ns.html?neo

È possibile considerare le aggiunte talmente verosimili per il sistema tolkieniano da essere considerate “canoniche”? Per quanto ci si possa azzardare a dire di sì, entro certi limiti, come accennavo è un processo costantemente sottoposto a verifica, e pertanto i filologi che sono impegnati in questo compito si pregiano di distinguere chiaramente i due livelli, e a dare priorità alle parole attestate nel corpus tolkieniano.

Sarebbe ancora molto ampio il discorso sulle risorse disponibili online, dato che, come vale anche per tutto il resto, negli ultimi anni l’ecosistema tolkieniano del web si è ampliato a dismisura, tra content creator, blog dedicati, forum di discussione, wikia a tema Arda (che ormai sono di fatto delle pratiche enciclopedie digitali, alcune molto ben curate tipo Tolkien Gateway), font per la videoscrittura delle Lingue Elfiche…

L’unico altro sito che voglio segnalare, oltre a una selezione che lascio nella sitografia in calce, è lo storico portale di Mellonath Daeron. Online fin dal 1996, è la pagina curata dalla Language Guild of Forodrim (sezione svedese della Tolkien Society fondata nel 1972 a Stoccolma). È stato per molti anni un punto di riferimento per molti appassionati (un po’ come Eldalië e Il Fosso di Helm per l’Italia), e a tutt’oggi ospita un fondamentale archivio/elenco di tutte le occorrenze di scrittura elfica (e non solo) redatte da Tolkien nel corso della sua vita, utile a ricostruire i vari sistemi di scrittura e le loro varianti:

Spero di aver dato qualche risorsa agli interessati, e di aver mostrato quanto sia incredibilmente vasto e variegato l’universo degli studi linguistici tolkieniani. Lungi dall’essere appannaggio di un’élite o incatenate da una rapace proprietà intellettuale, come qualcuno vorrebbe, queste creazioni linguistiche hanno incontrato favore e interesse da parte di una nutrita cerchia di appassionati, ritengo a causa di un sano meccanismo identificativo: il linguaggio è una realtà universale e connaturata all’essere umano. Scambiarci segni (σημεα) è ciò che facciamo costantemente non solo per comunicare, ma anche per esprimere noi stessi e le nostre emozioni. Che poi è il motivo per cui un autore come Tolkien colpisce così tanto nel segno.

Bibliografia di riferimento e opere citate:

  • The Lord of the Rings (1955; 1966) by J. R. R. Tolkien.

  • The Silmarillion (1977) by J. R. R. Tolkien, ed. by Christopher Tolkien.

  • Unfinished Tales of Númenor and Middle-earth (1980) by J. R. R. Tolkien, ed. Christopher Tolkien.

  • The Letters of J.R.R. Tolkien (1981) ed. by Christopher Tolkien & Humphrey Carpenter.

  • History of Middle-earth (1983-1996, 12 volumi), ed. by Christopher Tolkien.

  • Parma Eldalamberon (1971-2015, 22 issues) ed. by Christopher Gilson et al.

  • Vinyar Tengwar (1988-2013, 50 issues) ed. by Carl F. Hostetter et al.

  • A Glossary of the Eldarin Tongues (1972) by James Allan.

  • An Introduction to Elvish and to Other Tongues, Proper Names and Writing Systems of the Third Age of the Western Lands of Middle-Earth as Set Forth in the Published Writings of Professor John Ronald Reuel Tolkien (1978) by James Allan.

  • Basic Quenya (1992) di Nancy Martsch;

  • Le Dictionnaire des Langues Elfiques: Quenya et Telerin (1995) di Édouard J. Kloczko.

  • Le Dictionnaire des Langues des Hobbits, des Nains, des Orques (2002) di Édouard J. Kloczko.

  • A Gateway to Sindarin: A Grammar of an Elvish Language from J. R. R. Tolkien’s Lord of the Rings (2004) by David Salo.

  • A Fan’s Guide to Neo-Sindarin – A Textbook for the Elvish of Middle-earth (2017) di Fiona Jallings.

  • Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo, Vol. I: storia e sviluppo delle lingue elfiche di Arda (2016) di Gianluca Comastri.

  • Le Lingue degli Elfi della Terra di Mezzo, Vol. II: l’arte della parola nelle opere di Tolkien (2018) di Gianluca Comastri.

Sulla storia degli studi linguistici tolkieniani:

  • Elvish as She is Spoke (2006) paper by Carl F. Hostetter.

  • Tolkienian Linguistics: The First Fifty Years (2007) paper by Carl F. Hostetter.

Sitografia:

-Rúmil

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