Fingon il Valoroso, Alto Re dei Noldor
Eldamar, 1.260 A.A. – Anfauglith, 472 P.E.
“Fra tutti i figli di Finwë, egli fu il più illustre, e a giusto titolo: perché il suo ardimento era come fiamma che non si spegne e la sua fermezza simile ai monti di pietra. Saggio era nella parola e nell’arte della mano, e amava la verità e la giustizia. Serbava benevolenza per tutti, Elfi e Uomini, e solo Morgoth conobbe il peso del suo odio. Non cercò per sé potere né gloria, e la morte fu la sua ricompensa”.
“The Lost Road and Other Writings”, cap. 94
Poche figure risplendono nella Storia di Arda, ricordate e riverite sia in Aman che nella Terra di Mezzo, emblema ed esempio della grandezza dei grandi Re degli Eldar dell’Antichità, come quella di Fingon figlio di Fingolfin.
Egli fu principe e poi secondo Alto Re dei Noldor del Beleriand, amato da molti tra Uomini, Eldar e Nani, e celebrato per il suo onore e il valore in battaglia, tanto che Maedhros figlio di Fëanor lo nominò “il Valoroso”.
Primogenito di Fingolfin e Anairë, egli era fratello maggiore di Turgon, Aredhel e Argon, nato a Tirion la bella durante l’epoca beata degli Alberi. Visse a lungo nella luminosa città degli Elfi, nella terra benedetta di Eldamar.
Com’è narrato nel Silmarillion, nel 1495 degli Anni degli Alberi, il tradimento di Morgoth e della sua oscura alleata Ungoliant portò la rovina su Valinor: i Due Alberi furono avvelenati e spento il loro lucore benedetto, i Silmaril trafugati, e Finwë era caduto sotto la lama nemica presso la casa del Figlio a Formenos.
Allora Fëanor, colmo d’ira, parlò con voce di fuoco dinanzi ai Noldor, giurando di recuperare le gemme rubate e di condurre il suo popolo nella Terra di Mezzo per riconquistarle. E con i suoi sette figli pronunciò il terribile giuramento che voleva chiunque detenesse uno dei grandi Gioielli – foss’egli Valar, Maiar, Elfo o creatura demoniaca – un nemico loro e della propria schiatta.
Fingon non approvava Fëanor, eppure le sue parole gli accesero il cuore, poiché il desiderio di terre libere e vaste, dove regnare secondo il proprio volere, si era impadronito di lui.
Quando giunse l’ora della partenza, Fingon si pose col padre alla guida della più grande schiera tra i Noldor. Tale era la dimensione della loro schiera ch’essi si muovevano più lentamente del gruppo di Fëanor. E così giunsero ad Alqualondë quando già infuriava la battaglia. E vedendo i Teleri combattere contro i Noldor, i membri della Casa di Fingolfin credettero che fossero stati i primi ad attaccare, su ordine dei Valar, e si unirono alla battaglia, prendendo parte al Primo Fratricidio di Eldar per mano di Eldar, primo frutto avvelenato del Giuramento.
Ma non era abbastanza. Perché sulla strada di Araman Mandos in persona apparve di fronte ai Noldor, preconizzando sofferenze e disperazione se avessero continuato per la propria strada, disobbedendo agli ordini dei Valar senza fare ammenda per quanto avvenuto nella città dei Solosimpi.
Ma Fëanor si fece beffe di queste parole. E giunto con la sua gente ad Araman, tradì i suoi fratelli prendendo per sé tutte le navi dei Cigni, lasciando Fingon e gli altri abbandonati sulle sponde gelide del mondo. Maedhros, amico di Fingon sin dall’infanzia, voleva mandare indietro i vascelli per lui, ma Fëanor disprezzò la sua debolezza e diede fuoco alla navi a Losgar, tagliando ogni via di ritorno.
Allora non restò altra scelta: Fingon, con il Padre, la sua gente e la schiera di figli di Finarfin guidata da suo cugino Finrod, intraprese il cammino sul terribile Helcaraxë, la distesa di ghiacci mobili, e molte vite si spensero nel gelo e nell’oscurità. Quando infine raggiunsero le terre di Mezzo, era l’Anno 1500 degli Alberi (e poi il primo dell’era del Sole e della Luna) e Fëanor era già caduto nella Dagor-nuin-Giliath.
All’alba della Prima Era, quando la Luna splendeva in cielo, i figli di Fingolfin appena giunti nella Terra di Mezzo furono assaliti dalle forze di Morgoth nella Battaglia di Lammoth: fu un trionfo, perché ancora forte era la mano degli Eldar, e indomito il loro spirito in battaglia. Ma pur nella vittoria, Fingon dovette piangere il fratello Argon, che durante un’eroica sortita venne circondato e ucciso.

Una volta consolidata la propria presenza nel Beleriand, Fingon e Fingolfin si stabilirono nelle terre dell’Hithlum a nord del lago Mithrim mentre i Figli di Fëanor erano stanziati a sud. L’odio tra i due Casati era ardente come brace sotto la cenere. Ma Fingon, spinto dall’onore e dall’antico legame con Maedhros, volle sanare la frattura. Pensò infatti che era necessario porre fine a questa inimicizia per poter concentrare le energie nella guerra contro Morgoth.
Cercò quindi notizie del cugino per accordarsi con lui, venendo dunque a saper che Maedhros era stato catturato e incatenato alle vette del Thangorodrim, e partì dunque alla sua ricerca per liberarlo. Così, nel quinto anno del Sole, egli partì solo per la fortezza del Nemico, là dove il suo amico era prigioniero di Morgoth.
Scalò le fessure e le guglie oscure della montagna, ma non riuscì a trovarlo. Allora, nella disperazione e nella sfida, estrasse la propria arpa e cantò una canzone di Valinor. Dall’alto, una voce si unì alla sua: era Maedhros, che rispondeva con il suo lamento.
Fingon non poteva raggiungerlo, e Maedhros lo supplicò di trafiggerlo con una freccia misericordiosa. Ma quando Fingon tese l’arco, Thorondor, il Signore delle Aquile, discese dal cielo e lo portò in volo fino alla rupe. Le catene di Morgoth erano infrangibili, e Maedhros chiese di essere ucciso, ma Fingon, con un colpo netto, gli recise la mano per liberarlo.
Riportato a Hithlum sulle ali di Thorondor, il suo gesto fu lodato come uno dei più grandi fra i Noldor. E Maedhros, in segno di gratitudine, rinunciò alla corona di Alto Re – come Mandos aveva previsto – che passò a Fingolfin, incoronato Signore di tutti i Noldor al di qua dal Mare.

Fingon divenne uno dei pochi Eldar ai quali il Signore delle Aquile acconsentì di salire sulle proprie spalle e di volare alto nei cieli del Beleriand. Un evento che segnala come Manwë ancora rivolgesse il proprio pensiero agli Eldar esuli, in cuor suo avendo compreso il motivo della loro partenza, ma consapevole che i sacrilegi compiuti dovessero essere sanati.
l popolo di Fingolfin si stabilì in Hithlum, insediandosi soprattutto attorno alle sponde del Lago Mithrim, e lì innalzò la fortezza di Barad Eithel, affinché vegliasse sulle terre e sulle mosse del Nemico.
Nel settimo anno della Prima Era, su consiglio di Maedhros, i figli di Fëanor lasciarono quelle contrade e si spostarono nel Beleriand Orientale. La regione di Nevrast fu presa da Turgon, fratello di Fingon, e divenne il suo dominio fino al giorno in cui egli si ritirò nel segreto di Gondolin. Quanto a Fingon, gli fu affidata la regione sud-occidentale di Hithlum, Dor-lómin, della quale divenne sovrano.
Gli anni passarono. Dopo il grande trionfo dei Noldor nella Dagor Aglareb, la Battaglia Gloriosa, Fingon visse in una pace vigile, che divenne nota come l’Assedio di Angband.
Ma nel 155 della Prima Era, Morgoth radunò le sue forze e, percorrendo le coste selvagge di Drengist, tentò di colpire Hithlum da occidente. I suoi piani, tuttavia, non sfuggirono agli occhi attenti dei Noldor, e Fingon, alla testa dei suoi guerrieri, si scagliò sugli Orchi con una furia inarrestabile. La vittoria fu totale, e Morgoth comprese allora che i suoi servi non potevano competere da soli con gli Elfi.
Più di un secolo dopo, nell’Anno 260, una nuova minaccia si levò dalle profondità di Angband: Glaurung il Verme, primo e più possente dei draghi di fuoco, emerse per devastare le terre degli Elfi. Sebbene fosse ancora giovane e non completamente cresciuto, il suo potere era già terribile. Alla sua avanzata, l’erba verde di Ard-galen divenne polvere annerita e i Noldor furono costretti a ritirarsi nelle montagne di Ered Wethrin e nelle foreste di Dorthonion.
Ma Fingon, impavido, non attese il compiersi della rovina: guidò una schiera di arcieri a cavallo, e i loro dardi colpirono il grande serpente. Glaurung, ancora inesperto e incapace di resistere all’assalto, si ritirò nei recessi di Angband, e così iniziò il lungo periodo di pace che durò per duecento anni. In quel tempo, i popoli di Beleriand prosperarono e le loro terre si rafforzarono.
Nel frattempo, si compì il tempo della Venuta degli Uomini. E nel 416 della Prima Era, Fingolfin concesse il dominio di Dor-lómin alla Casa di Hador, il terzo dei grandi casati degli Edain. E Fingon, riconoscendo la fedeltà e l’onore, donò a Hador l’Elmo-di-Drago, che attraverso varie vicissitudini sarebbe poi giunto fino a Túrin, l’eroe destinato a sfidare il fato.
Ma nei lunghi decenni dell’Assedio, il Nemico incessantemente macchinava per la propria vendetta. Nel 455, le fiamme di Morgoth squarciarono la terra, e Ard-galen divenne il deserto dell’Anfauglith. Glaurung, il Drago d’Oro, ora pienamente cresciuto, condusse l’orda nemica nella Dagor Bragollach, la Battaglia della Fiamma Improvvisa, in cui le forze di Angband spezzarono la difesa degli Eldar, e diedero inizio a più di un secolo di ininterrotta guerra nel Nord Ovest della Terra di Mezzo.
E al termine della battaglia Fingolfin, vedendo la rovina del suo popolo, sfidò Morgoth a duello. E grandi canti sono stati scritti sul duello tra Eldar e Valar, poiché l’Alto Re, benché infine sconfitto, ferì per sempre il Signore Oscuro con la propria spada, prima che il suo corpo fosse spezzato da Grond, e le sue spoglie salvate da Thorondor e sepolte alte sui Monti Cerchianti, ove Turgon venne a tumulare il padre.
Allora Fingon in lutto divenne Alto Re dei Noldor, e si preparò a una nuova fase della guerra.
Sette anni dopo, infatti, Morgoth mosse nuovamente contro le forze di Fingon in Hithlum, che si trovarono in grande pericolo. E la fortezza di Fingon sarebbe caduta, se non fosse stato per l’arrivo degli Elfi del mare guidati da Círdan, che risalirono il fiordo di Drengist e dispersero gli Orchi.
La scacchiera era ormai pronta, e tutti erano consapevoli che la prossima battaglia sarebbe stata decisiva per le sorti della Terra di Mezzo. E i racconti dedicati all’impresa di Beren e Lùthien, che dimostrarono come Morgoth non fosse invincibile come gli Elfi avevano temuto.
Così, insieme a Maedhros, Fingon concepì un grande piano per stringere Morgoth in una morsa mortale, unendo Eldar, Uomini e Nani nell’Unione che prese il nome dal Figlio di Fëanor. E forse la vittoria avrebbe arriso all’alleanza, perché grandi e forti erano le schiere dei Popoli Liberi, e saggi erano i loro comandanti. E tale era la speranza che avvolse Fingon quando si avvide che, contro ogni previsione e senza che nessuno lo avesse spronato a farlo, suo fratello Turgon aveva aperto le porte di Gondolin e marciava al seguito delle sue schiere con un esercito forte di diecimila Elfi armati di lucenti cotte e lance come una foresta. E guardando i propri eserciti sulle montagne, esplose in un chiaro e limpido grido, che fu sentito per miglia da tutti coloro che erano presenti quel giorno:
‘Utúlie’n aurë! Aiya Eldalië ar Atanatári, utúlie’n aurë!’ “Il giorno è venuto: mirate, popolo degli Eldar e Padri degli Uomini, il giorno e venuto!”
Al cui grido tutti risposero ‘Auta i lómë!’, “La notte sta per finire!”.
E molti sostengono tuttora che quel giorno gli Eldar e il loro alleati avrebbero davvero potuto marciare su Angband, se non fosse stato per il tradimento degli Uomini di Uldor il Maledetto, che frenò la partenza degli eserciti di Maedhros annunciando attacchi a sorpresa da Est.
E allora Morgoth, con l’inganno e la crudeltà che gli erano propri, inviò i suoi Orchi oltre l’Anfauglith, affinché provocassero Fingon e lo costringessero a uscire allo scoperto. Ma gli Elfi rimasero saldi, immobili come un argenteo fiume che scendesse dalle montagne. Lo fecero almeno fino a quando gli Orchi non trascinarono avanti Gelmir, prigioniero e straziato. E lì, davanti ai loro occhi, lo mutilarono con sadica ferocia: gli troncarono le gambe, poi le braccia, infine il capo, gettandolo nella polvere come un oltraggio.
A quella vista, Gwindor, suo fratello, fu sopraffatto dalla furia e dalla disperazione. Senza attendere ordine, si scagliò all’attacco con i suoi compagni di Nargothrond, e Fingon si unì alla carica. Come una tempesta abbattutasi dalle montagne, spezzarono le schiere nemiche e giunsero fin sotto le nere porte di Angband, là dove Morgoth dominava dal suo trono d’ombra.
Ma la loro audacia non fu sufficiente: i servitori dell’Oscuro Signore si radunarono in gran numero, e nessuno degli Elfi sopravvisse, tranne Gwindor, che fu fatto prigioniero e trascinato nelle prigioni di Angband. Fingon, trattenuto dai nemici, non poté giungere in suo aiuto in tempo, e così il fato di Gwindor si compì nelle mani del Nemico.
Il quarto giorno, Fingon si trovò con Turgon nelle pianure annerite dell’Anfauglith. Credeva ancora nella vittoria, quando apparvero i vessilli di Maedhros. Ma Morgoth, con feroce inganno, scatenò lupi, draghi e Balrog, guidati da Glaurung. Così le forze di Fingon e Turgon furono separate, e la disfatta divenne inevitabile. E se Turgon fu salvato dal sacrificio di Húrin e Huor, figli di Galdor, che ne protessero la ritirata insieme agli Uomini del Dor-Lòmin, Fingon si ritrovò da solo con i membri della propria Guardia a fronteggiare il grosso dei Balrog.

Circondato, Fingon affrontò Gothmog, Signore dei Balrog. La battaglia fu terribile, e si racconta che mai, prima della fatale tenzone con Ecthelion della Fonte a Gondolin, Gothmog rischiasse di crollare sotto i colpi di un Elfo. Ma il fato di Fingon era segnato: alle sue spalle, una frusta di fuoco lo avvinse, e la scure nera di Gothmog lo abbatté calando sul suo elmo, da cui, si racconta, un bianco lampo si alzò al momento dell’impatto. E i Balrog lo colpirono con mazze possenti, finché il suo vessillo non giacque nella polvere, infangato dal suo stesso sangue.
Così cadde Fingon il Valoroso, Alto Re dei Noldor, il più amato e il più rispettato tra i figli di Fingolfin. E con la sua caduta – morì infatti senza figli – cadde anche il regno dei Noldor in Hithlum, che Morgoth assegnò in premio agli Orientali il cui tradimento aveva permesso la vittoria.
Con la morte di Fingon, Turgon divenne Alto Re, mentre Húrin fu catturato e condotto dinanzi a Morgoth, per subire tormenti oltre ogni umana sopportazione, come raccontato nel Racconto dei Figli di Húrin
Ma in quella landa a Oriente del Mare, ove le lacrime degli Elfi e degli Uomini bagnarono la terra del Beleriand prima ch’ella sprofondasse sotto il mare a seguito della Guerra d’Ira, e ancor più a Est, ove continuarono a vivere nei secoli che seguirono, la memoria di Fingon il Valoroso non fu mai dimenticata da Eldar e Uomini.